Crotone 2030 Città Turca? Tra profughi, emigrati e clandestini il grande ritorno nella patria di Uccialì

I Turchi son tornati alla marina? Torneranno a bruciare, come avvenne secoli addietro, ma quasi quasi non tanto lontani, la sacra icona bizantineggiante della Madonna di Capocolonna? Tranquilli, non sarà, o non dovrebbe, accadere proprio così. Perchè a conquistare l’avamposto meridionale che fu già terra natia del condottiero naturalizzato turco il mitico Uccialì, a venire sulle rive joniche dominate (altri scrivono 'infestate') un tempo e per lunghi secoli dalla pirateria turchese, come si leggeva nei libri che sembrano favola dello storico Gustavo Valente, non saranno i truci combattenti con scimitarra, feluca e mezzaluna ma i civilissimi cittadini turchi di oggi, alla ricerca di lavoro, pace, tranquillità e benessere per le loro famiglie.


Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social

Secondo alcuni osservatori, quanto sta accadendo in Medio Oriente, e in questi anni, specialmente in Turchia, dove il regime di Erdogan, sospingendo migliaia di oppositori al proprio regime fuori dai confini nazionali, sta causando un silenzioso flusso migratorio clandestino di discriminati e perseguitati.

D’altra parte di che allarmarsi, perché mai far suonare campane per il rapimento delle bella se i turchi son già qui tra noi e vivono operosi nel tessuto urbano, per esempio, di questa come di tante altre città del sud, per lo più attivi nel settore del food etnico, ambito in cui sono leader e monopolisti del kebab, un piatto che non solo sul fine settimana, si è imposto come unico concorrente serio al cibo family per eccellenza, cioè la pizza napoletana?

Lo scenario dell’avanzata turca, posta Crotone come base ideale di un possibile nuovo insediamento, potrebbe cominciare a mutare rapidamente e visibilmente a partire dal 2025/2030, anni in cui la presenza straniera nella città di Pitagora (a tal proposito, c'è anche chi si chiede quali origini avesse il famoso matematico nato a Samo, isola greca davanti alla costa dell’odierna Turchia), sarà definitivamente consolidata e stabilizzata a tal punto da evidenziare il grado di prevalenza di un comunità alloglotta sull’altra, quale sarà il gruppo di cittadini di origine straniera maggioritario e dominante.

Per il momento sul sismografo della geopolitica mediterranea si segnalano soltanto lievi spostamenti di gruppi e persone e non sussulti di masse d’uomini da un paese all’altro.

Tuttavia l’esperienza storica suggerisce che vi è quasi sempre una certa correlazione positiva fra il principiare di movimenti migratori dovuti a persecuzioni religiose, politiche o etniche che avvengono nella propria terra d’origine, e lo sviluppo di flussi via via di spessore e peso sempre più consistente.

Così potrebbe essere nel caso di tanti turchi appartenenti al movimento gulenista, messo fuorilegge in patria, che stanno trovando rifugio a Salonicco e ad Atene per sfuggire alla persecuzione del regime di Erdogan.

Chi sono i gulenisti? Sono gli aderenti a una fratellanza musulmana, chiamata anche Hizmet, con a capo Fetullah Gülen, un esiliato esiliato negli Stati Uniti dal 1999 accusato dal governo turco di aver fomentato il fallito golpe contro Recep Tayyip Erdogan il 16 luglio 2016. I membri e parenti di questa rete, precedentemente considerati sostenitori di Erdogan e del suo partito, l'AKP, sono diventati obiettivi del governo.

In un reportage del quotidiano francese Liberation, a firma di Fabien Perrier, viene riportata una viva analisi del caso con tante testimonianze tra cui questa in cui si racconta che "insegnanti, medici, infermieri, avvocati .Tutti sono sospettati se appartengono a un'associazione locale o sindacale affiliata a Hizmet, se hanno frequentato una delle sue scuole, hanno lavorato in uno dei suoi media o ospedali e persino se hanno un abbonamento al suo giornale, Zamman, o un conto presso Bank Asya (che sarebbe collegato a Hizmet), dice l'avvocato ateniese Sotiris Livas, che supporta questi migranti per ottenere documenti."

Da qui la previsione che nei prossimi decenni consistenti comunità turche si potrebbero insediare in Italia e in Spagna.

Particolarmente appetibile come meta, oltre che praticabile in quanto luogo d’esodo, risulterebbe il varco aperto del Mezzogiorno d’Italia, sempre più demograficamente in crisi, con ampi vuoti e rarefazione della densità abitativa e con una popolazione costantemente in calo.