Angelo Savelli il pittore d’avanguardia che portò la Madonna di Capocolonna nell’arte contemporanea

Astratto, realista, figurativo, spaziale. Niente di tutto questo. Fuori dalle gerarchie stabilite dal catasto della critica. In sintesi il segno autobiografico di Angelo Savelli, artista contemporaneo calabrese, egualmente accanto ad altri eccelsi del Novecento calabrese, summa tra Mimmo Rotella ed Enzo Maiolino. Tra i più grandi e universali pittori del bianco, veniva dalle marine che sanno di marinai e bottarga di Pizzo Calabro, fu lui a portare la Madonna di Capocolonna nell’Olimpo dell’Arte Contemporanea. Non una cosa irrilevante, di poco conto. Perché il sacro e la pittura a tema mariano restarono per lungo tempo (si fanno ovviamente eccezioni), espulsi e persino ostracizzati dalla titanica e rivoluzionaria arte sia del primo che del secondo Novecento.


Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social

Tutto nacque dall’amicizia e dalla stima tra l’artista calabrese, che nel 1954 si era definitivamente trasferito negli Stati Uniti, riconosciuto ed onorato non solo come uno dei principali innovatori della pittura italiana dell'immediato dopoguerra ma come una matrice artistica della pittura d’avanguardia americana, e Falcone Lucifero che gli chiese di disegnare la copertina del suo romanzo del cuore Tonna, storia travagliata di una popolana, una donna del sud che lottava semplicemente contro un destino che altro non era se non espressione di una insopportabile diseguaglianza sociale e di classe.

La copertina di Tonna che il ministro Lucifero aveva scritto e che voleva vedere in film con l’interpretazione di Anna Magnani, fu un dono splendido alla gioia e alla bellezza dei culti d’infanzia, per lui che non aveva altra fede se non quella dell’onestà, dela libertà e del rispetto umano, chiesto a un giovane protetto e normativamente adottato nella sua casa sul LungoTevere Arnaldo da Brescia.

Nel 1930, dopo gli studi classici a Vibo Valentia, il padre farmacista Giorgio Savelli, per promuovere e consolidare le sue spiccate doti artistiche, lo mandò a Roma per frequentare il liceo artistico ospitato da Falcone Lucifero.

Con Tonna, egli si cimenta nella personale rappresentazione dell’icona della Madonna Nera di Crotone, dipingendone sei sagome forma aureolate da lembi di fiamma, senza volto, spazio profondo dell’anima mundi femminile cristiana, che si impone come contesto narrativo del simbolo iconografico, in cui si muovono con ampi tratteggi di linee chiare, i profili dei protagonisti della vicenda narrativa popolare.

Ne viene fuori una tavola di splendente luminosità che stacca il quadro della Madonna dalla sua assoluta e chiusa, riservata, solitudine mettendola al centro di una coralità molto teatrale, di evidente stampo greco-ortodosso, con uno sfondo giallo di intensa solarità, capace di addolcire gli infuocati e ardenti tizzoni, ridando al culto mariano una suggestione di potenza e diffusa spiritualità mediterranea.

In vero e proprio cambio di tonalità che riconsegna il culto della Madonna nelle mani del popolo sottraendolo da quello dei latifondisti, i baroni controluce che facevano secondi figli vescovi e terze figlie badesse, per tanti aspetti collegato e armonico alla ricerca di un confronto con il fuoco ancestrale calabrese, poi coerente con la collocazione critica in una sorta di ‘cataloghino’ sacro di sue opere giovanili, realizzate a Roma negli anni Trenta, attorno alla figura ieratica di San Francesco,a cui aveva dedicato un’incisione.

Così se la Madonna di Capocolonna, con le sue forti tinte di giallo solare sfondate daun carbone nero e dominate, estremo e a guglia, polarizzante e opposto, fu l’esplicitazione di una sensibilità verso le forme del sacro e della devozione popolare, con Francesco si avvera in tela, quasi una sindone della visione mistico-metafisica di Savelli, in un’opera di grandi dimensioni che, sottratta dai confini e dai pesi del telaio,fu collocata dal vivo sul muro, per comunicare l'estatica percezione di un’elevazionemistica che è tipica dei santi.

Non si tratta di fare parallelismi ma certamente mi permetto di avanzare e suggerire una possibile ipotesi comparativa con il senso ‘laico’ dell’ampio affresco delle lotte contadine di Ernesto Treccani.

Laddove nella grande tela dell’artista milanese, che si innamorò della Calabria e del borgo povero ma orgoglioso di Melissa, forte della sua epopea nella valle di Fragalà, luogo dell’eccidio dei tre braccianti, si riecheggiano a pennellate dense e materiche, i colori e le sfumature sotterranee che tanto hanno a che vedere con il culto locale e universale della Madonna etnica.

Dunque una comparazione tra religiosità rivisitata secondo canoni estetici di arte e corrente realista (venati di una poetica e di una narrazione intrecciata con il risorgere del sogno ebraico meridionale in Carlo Levi e poi palestinese in Pasolini) e la grande madre antropologica e mistica di tutti crotonesi, con l’operetta di Angelo Savelli, donata come copertina del libro del Cuore al suo caro estimatore e mecenate Falcone Lucifero, ministro della Real Casa.

Un omaggio fin qui sottovalutato anche in sede locale, che passava attraverso il collegamento e la mediazione cattolica tra saperi greci e acculturazioni cristiane autoctone, nel triplice anello di bellezza, sapienza e teologia di Zeusi, Pitagora e Dionigi dell’Areopago.