Cari amici, buona domenica. Non si può dire che l'ambaradàn post-elettorale, e l'iter istituzionale per la formazione del Governo pecchi di originalità. Che, detta così, non è di per sè una cosa negativa. Ma spesso l'originalità è solo un cascàme, un derivato, il residuo di un'ammirazione, il frutto di una mancata somiglianza. Insomma un ripiego.
Venturino Lazzaro | Cambio Quotidiano Social
Da ragazzo giocavo a pallone (l'ho fatto fino a tardi), mi piaceva ridere e divertirmi, scrivevo anche poesie, sbruffoneggiàvo ogni tanto, e ogni tanto, fatalmente, mi incupìvo. Ma giocando a pallone, non volevo segnare e basta. Volevo segnare come George Best.
E vincendo (ogni tanto), non facevo solo il gradasso e lo sbruffone (sempre sgradevole), volevo farlo come Muhammad Alí (sublìme). Non volevo scrivere poesie, volevo scrivere "La pioggia nel pineto". Non volevo ridere e basta, volevo ridere come Stanlio e Ollio ubriachi (da morire). Non volevo piangere e basta, volevo piangere come Hemingway sul finire di "Addio alle armi".
E volevo fumare come il Che. Volevo cantare come Lou Reed. Volevo volare come Mennea. Volevo bruciare come Jan Palach. Non a modo mio, ma proprio come loro. Nè più nè meno. Altro che originalità. Avrei voluto farlo uguale.
Poi è andata come è andata, e piangendo e ridendo, cercando di volare, di cantare, senza riuscirci, e senza bruciare (per fortuna), tornavo a fare da me, ma d'istinto tornavo a cercare a chi assomigliare, che fare, con qualche difficoltà a trovare modelli, costretto a inventare.
Chissà, i nostri, a chi si ispirano, chi vorrebbero imitare.
In cucina è diverso. Mi piace molto il soffritto di questo, il timballo di quello, la pasta al latte di mamma, le patate di nonna. Ma io voglio farli diversi. Quasi uguali (il classico è classico), ma un poco diversi, più buoni ovviamente.