Aspettando il Funerale di Soumalja lotta al razzismo e xenofobia nella casella vuota del Contratto di Governo

5 giugno 2018, 15:32 100inWeb | di Vito Barresi

Aspettando i funerali di Soumalja Sacko ha parlato anche il neo Presidente del Consiglio, avvocato Conte. Dicono alcuni commentatori stranieri, a cui non sfugge né il tono né il sotto testo dei pubblici discorsi del nuovo governo Cinque Stelle a trazione Lega Nord, che bisogna analizzare attentamente le sue parole. Leggermente diverse da quelle di Salvini, ma anche da comparare con quelle del vice presidente del Consiglio.Così rilevano che le frasi del primo ministro sarebbero piuttosto dettate dalle circostanze, un omaggio al nuovo corso del pragmatismo grillino, la loro ormai classica 'politique d'abord', dal non sguarnirsi a sinistra, da un’urgenza di bilanciamento tra visioni e versioni diverse in tema di stranieri, razzismo e antisemitismo. Sottolineando anche che è apparso strano che le massime autorità di governo abbiano aspettato tanto prima di esternare la condanna. Un dettaglio che potrebbe essere sintomatico della mancanza nel Contratto alla Rousseau proprio di quell’impegno forte e programmatico nella lotta all’odio razziale, alla xenofobia e all’antisemitismo che ora appare evidente mancante, carente. Una casella purtroppo stranamente vuota nel Contratto di Governo firmato da Di Maio e Salvini.


Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social

Ammesso poi, come va sostenendo Salvini, che non vi sia alcuna correlazione tra l'accelerazione data da questo nuovo governo alle campagne anti migranti, clandestini e irregolari, e il rigurgito razzista, i fatti potrebbero smentire le buoni intenzioni governative, dato che sarebbero centinaia e centinaia ormai gli episodi che ne confermerebbero, al contrario, una stretta colleganza.

Forse anche per fugare tali dubbi Conte ha dichiarato che “Sacko Soumayla era uno tra i mille braccianti, con regolare permesso di soggiorno, che tutti i giorni in questo paese si recano al lavoro in condizioni che si collocano al di sotto della soglia della dignità. A lui e ai suoi familiari va il nostro commosso pensiero. Ma questo non basta. La politica deve farsi carico del dramma di queste persone e garantire percorsi di legalità, che costituiscono la stella polare di questo programma di governo".

Nella Piana di Gioia Tauro, tra Rosarno, San Ferdinando, e l’abbagliante bellezza della Costa Viola in provincia di Vibo Valentia, il sostrato dei reietti e degli stranieri, degli sfruttati e dei perseguitati di altre razze e di altri colori si mette in marcia nel tentativo di difendersi dalla marea montante del disinteresse, del distacco e talvolta, come è purtroppo accaduto, dall’attacco a mano armato contro migranti, apolidi, homeless.

Sono in tanti, protagonisti di lotte e iniziative di soccorso e solidarietà sul territorio, a voler puntualizzare che la strategia di alcune forze politiche di governo, in testa Salvini e la Lega Nord, è abbastanza chiara, cioè quella di mettere i disoccupati, gli anziani, le donne, i disabili, gli esclusi, i precari che si sentirebbero loro i discriminati ed esclusi dalle politiche di protezione sostenute e finanziate dall’Unione Europea e dalla Chiesa Cattolica, contro la valanga africana che scorazza per paesi e contrade rurali.

Europa e Chiesa, dicono i leghisti e non solo loro, hanno messo di fatto i calabresi ‘veri’ fuori dall’impianto di assistenza e di welfare, abbandonati dallo stato e dalla cinica politica della vecchia sinistra tradizionale e vaticana.

Un ragionamento che nella ricaduta a terra diventa una miscela di benzine e altri carburanti propagandistici, in circolazione a buon mercato ai rifornimenti social, determinando una scissura tra virtuale e reale, un netto distacco tra chi sta a casa e chi vive in baracca.

L’eco di tutto questo è giunto anche nel Consiglio Regionale della Calabria, dove si è registrata una netta spaccatura su una mozione di solidarietà al migrante maliano.

Sta di fatto che il male dell’odio razziale è più che mai una minaccia contro la sicurezza e la tranquillità dell’Italia, specialmente nel Sud.

Occorrerebbe contrastare derive, provocazioni, sottovalutazioni del fenomeno con una grande mobilitazione trasversale che punti dritto a sradicare i focolai dove si alimenta l’astio e il sentimento malefico della vendetta e della paura.

Veleni che spesso si spandono in maniera incontrollata e che vanno immediatamente neutralizzati, individuando gli strumenti idonei ed efficaci per combatterlo.

"La Guerra delle Razze", come la chiamò Michel Foucault, in queste lande desolate del Sud Italia potrebbe divenire un’eventualità tutt’altro che irreale.

Parole, sotto testi, subculture, discorsi e pratiche razziali sono fenomeni che si manifestano improvvisamente proprio perché inconsapevolemente rimasti sopiti in contesti territoriali purtroppo storicamente ben situati e connotati.

Perchè un domani sorprendersi, se ciò avvenisse nel Mezzogiorno d’Italia, dove da secoli alligna la subcultura, le pratiche, i riti, persino la religiosità della ‘ndrangheta, di Cosa nostra, della mafia e della Camorra?

Vettori apparentemente distanti, completamente scollegati ma da cui si possonosviluppare, comportamenti, mentalità e manifestazioni concrete, prima in relazione a una parte della popolazione, per poi diffondersi e interessare persone esterne a quella esperienza.

Se l’indice di razzismo supera ogni livello di guardia quando viene ucciso una persona di colore, non si potrà negare il ruolo determinante che gioca il colore della pelle nel radicamento territoriale del razzismo.

E', proprio, a questo punto tutte le istituzioni dovrebbero cominciare a delineare un’azione di difesa e contrasto, isolando la pluralità di matrici e convinzioni razziali.

Ma al momento sono tra loro terribilmente divise. E nessuno tra loro ha più voglia di ascoltare la bella frase di Walter Benjamin che scriveva malinconico: solo grazie ai disperati che ci è data la speranza".