L’Agghiacciante Simmetria tra ‘Ndrangheta e Razzismo nel crudele Assassinio di Sacky Soumalja

10 giugno 2018, 19:30 100inWeb | di Vito Barresi

L’affermazione che la ‘Ndrangheta escluda il Razzismo è falsa. Chi cerca di farne una sorta di ‘mainstreaming’ casareccio per difendere le posizioni e gli interessi, non solo di questo Governo ma di qualsiasi altro potere pubblico e privato, va smascherato perché nega per intero la verità delle cose accadute in Calabria con la brutale e crudele esecuzione del sindacalista nero Sacky Soumalja. Sacky è un martire della lotta per la dignità, l’eguaglianza la giustizia sociale. Il suo assassinio è il frutto marcio di un innesto letale tra due nefaste sub culture anti umane: quella della ‘Ndrangheta e quella del Razzismo. Chi riduce, banalizza, sminuisce, nega tale evidenza rappresenta purtroppo un pericoloso avversario della democrazia nel nostro Paese, della pace in Europa e nel Mediterraneo, della solidarietà, della convivenza civile. Questi ignari devono essere convinti con l’evidenza della ragione esattamente del contrario. I pregiudizi, gli interessi che si muovono nella direzione di celare e nascondere il pericoloso connubio tra ‘Ndrangheta e Razzismo sono essi stessi sintomatici di un allarme per la coesione sociale del nostro Paese, più che mai esposto al rischio di potenziali e drammatici conflitti etnici, che finirebbero per infrangere gli stessi equilibri di sicurezza nazionale interna ed esterna.


Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social

Dopo l’efferato assassinio a colpi di lupara di Sacky Soumalja, oggi nel Sud il minaccioso intreccio tra ‘Ndrangheta, subculture criminali di vario genere e manifestazioni di razzismo è più che mai un fatto reale, un’agghiacciante simmetria di movenze, retoriche, comportamenti, negazionismi.

Tutto ciò si vede non solo in quanto accaduto in Calabria tra il campo di San Ferdinando e la pacifica comunità di San Calogero, ma anche nella dimensione altrimenti normale della vita quotidiana, nello sfruttamento nei campi agricoli, nel dilagare del lavoro illegale e sommerso, nella tratta e nella schiavitù della prostituzione, tutti traffici e affari illeciti che sono agiti e controllati da gruppi criminali vecchi e nuovi.

Nel Mezzogiorno d’Italia siamo di fronte a un rischio gigantesco, uno scenario prossimo che trova riscontro in una congerie di segnali e sentimenti negativi che dilagano senza controllo trasformando la fisionomia morale e sociale del Sud, sul baratro a divenire di una Vandea anti migranti, un Far West del crimine e del razzismo di cui si potrebbe anche perdere il controllo.

Di fronte a tale situazione agli stessi cittadini del Sud, secondo certe filosofie della propaganda politica e del consenso filo governativo, altro non resterebbe che rispondere reattivamente, incanalando l’opinione pubblica verso politiche di cieco fanatismo ideologico.

Le stesse che puntano a strumentalizzare la condizione di indigenza e miseria in cui versano ormai milioni di cittadini ‘sudisti’, le grandi masse di giovani senza lavoro, le donne impaurite dal tracimare della violenza endemica, i disoccupati e i ceti ridotti alla povertà, praticamente un Sud allo sbando, in ampie zone alla mercè di una ‘ndrangheta che non vuole dialogare ma uccidere.

Adesso e non dopo serve più che mai un grido che laceri questo terribile flagello della violenza e dell’odio razziale.

Il fatto unico e straordinario che è avvenuto in Calabria è che dopo la scomparsa della ‘mafia imprenditrice’ siamo entrati nella nuova era tenebrosa della ‘ndrangheta razzista.

Si tratterebbe di un salto nel vuoto del futuro, una regressione nel buio tribale del passato.

Che diventa ancor più preoccupante di fronte all’ascesa di un nuovo ceto politico sempre più cinico e arrivista, proteso alla conquista del potere pubblico e parlamentare, esclusivamente per carrierismo personale e generazionale, in spregio all' idea comune della fratellanza e della solidarietà. dell’eguaglianza e della lotta agli ostacoli della crescita, dello sviluppo e del progresso collettivo.

La sfida politica e teorica che si gioca adesso è tutta centrata sulla questione dei migranti.

Per questo qualunque pensiero critico non può rinunciare alla sua funzione essenziale che è quella di formulare un programma positivo e propositivo di lotta e vigilanza su questo fenomeno umano e sociale, comprendendolo nella sua interezza politica, sociale, relazionale, progettuale ed economica.