Ipotesi, ma solo ipotesi, al di sopra di ogni sospetto su un conflitto potenziale tra il soprintendente Mario Pagano, dirigente regionale di livello in forza al Ministero dei Beni Culturali, e la neo senatrice del M5S, dottoressa Margherita Corrado?
Vito Barresi | Politica.24
La domanda sorge spontanea dopo i noti contrasti tra l’uno e l’altro, sfociati in una diatriba pubblica che esondò in ogni dove mediatico nazionale (Le Iene, Striscia la notizia, tv locali e regionali, graduati giornalisti di professione anticasta, ecc.), tracimando persino nei due rami del Parlamento, per via di copiose interrogazioni, si dica non di destra né di sinistra, comunque, curiosamente trasversali in appoggio alla prescelta pentastellata che, dicunt, proprio per evitare il passaggio obbligato delle Primarie Grilline, con la coeva presentazione del proprio casellario giudiziario, avrebbe preferito ‘scendere in campo’ ma solo attraverso il listino delle categorie protette, dunque prescelta e non scelta, da una ben definita lobbies politico parlamentare.
Tutto inizia, in base a documentazione già protocollata in Parlamento, con una “Interrogazione a risposta in commissione 5-12182 presentato da Nesci Dalila testo di Giovedì 14 settembre 2017, seduta n. 850”, quando la Nesci si rivolgeva al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, per sapere - premesso “che da notizie stampa si apprende che il soprintendente delle province di Catanzaro, Cosenza e Crotone, Mario Pagano, ha diramato una circolare sull'archeologa Margherita Corrado ivi definendola «incompatibile con qualsiasi lavoro, la cui vigilanza spetti a questo ufficio, in quanto è in corso un procedimento penale presso la Procura di Torre Annunziata per diffamazione grave nei confronti del sottoscritto, Soprintendente pro tempore”;
Pertanto, ha aggiunto nella predetta circolare il Pagano, “detto professionista non può ricevere incarichi professionali che debbano essere conferiti o sottoposti a valutazione di questa Soprintendenza”, invitando poi i destinatari della medesima “ad attenersi scrupolosamente a detta disposizione”; “... all'interrogante l'atteggiamento del Pagano appare inammissibile e ritorsivo, se il procedimento penale in predicato, non notificato all'archeologa Corrado, per quanto la stessa ha dichiarato alla stampa, dovesse riguardare la suddetta vicenda di Torre Scifo e le denunce della professionista…”
Chi ha votato ha sempre il diritto di sapere. Dunque, in molti sconcertati da questo strano ‘intreccio’ tra ‘controllore’ con laticlavio senatoriale e controllato in coloniale camicia mezze maniche modello scavo, postulano per quanto sottovoce, conoscere quale sia il livello, la gradazione, l’incidenza e l’impatto di un possibile conflitto d’interesse tra un dirigente ministeriale dello Stato e un parlamentare in carica, che nel passato sono venuti metaforicamente alle mani.
Meriti sul campo conquistati con attacchi alla pubblica amministrazione dei beni culturali che suscitarono l’ira funesta del Pelide Pagano, lo stesso che non solo emanò contro la Corrado quel che venne definita con roboanza una fatwa ma che ha lasciato sia in Ministero che in Tribunale atti che costituiscono oggi, ex post, il terreno minato di una interrelazione di rapporti che potrebbero, in qualche modo, influire sia sulla carriera amministrativa dell’uno (in positivo o in negativo) che su quella politico parlamentare dell'altra.
Come diceva il mitico Mike, concludendo, il sigillo alla questione può essere rapidamente apposto anche a mezzo di un pubblico chiarimento con relativa stipula di un bel contratto di pacificazione tra i due ex contendenti.
Soprattutto dal primo che potrebbe ritirare la querela di parte, evitando così il potenziale ricorso alla guarentigia della cosiddetta ‘autorizzazione parlamentare a procedere’ nei confronti della senatrice Corrado.
Comunque allo stato coperta da ampia immunità parlamentare.