Tutti a casa di Karl Marx nel suo studio di Maitland Park Road

13 luglio 2018, 20:06 100inWeb | di Vito Barresi

Tutti a casa di Karl Marx. Appunti di viaggio su una Moleskyne d’epoca, tra mente e storia, immaginazione e realtà, dopo il genetliaco del 5 maggio 2018, per festeggiare ancora i duecento anni nel suo studio di Maitland Park Road. Virtual Tour tra le tracce aleatorie, fantasmatiche, di meditazione, scrittura e pensiero del sempre attuale filosofo tedesco, giramondo che nasce a Treviri e si ferma a Londra, accompagnati da Paul che ringrazio di vero cuore, per il suo prezioso story telling, una guida acuta, attenta, romantica, coinvolgente, che conosce tanto bene la vita del fondatore dell’avventura comunista, che anche da lontano talvolta si lascia andare a un pò di antica malinconia.


Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social

Un’idea, un concetto mi ritorna in mente, non solo per colpa del mio professore di Economia Politica, marxista di straordinaria levatura, scientificamente mistico a tal punto da lasciare sui nostri libretti universitari, la firma esame siglata Marxetti.

Qui non siamo soli ma insieme a tanta gente venuta a celebrare il doppio centenario marxiano da ogni parte del mondo, anche se, finalmente, mancano gli ampollosi compagni segretari di tanti Partiti Comunisti occidentali e orientali, quasi tutti finiti nel museo della storia.

La casa di Marx stava al primo piano dove spicca ancora oggi l'ampia finestra a piena luce con vista sul parco.

Sito al 41 Maitland Park Road NW3, dentro il complesso residenziale del Maitland Park del Camden Council, costruito alla fine degli anni '50 dopo la demolizione dell'intera area a causa di danni provocati da una bomba della seconda guerra mondiale. Sul muro il Camden Council ha collocato una targa ricordo del passaggio in luogo dello scrittore del Manifesto dei Comunisti.

Un pò come trovarsi sulla linea di partenza della macchina del tempo, pronti a rovistare nelle carte, ispezionare lo spirito e le movenze domestiche di un ricercatore, un investigatore sociale, uno scienziato dell’economia, un brillante giornalista del New York Daily Tribune.

Sulla piantina dell’appartamento le stanze sono ben disposte e ai due lati del camino, di fronte alla finestra, ecco gli scaffali della libreria debordanti pacchi di giornali e manoscritti.

Tra le mura di questo interno aleggia lo spirito del grande Marx, ancora si percepisce il percorso che dalla porta d’ingresso andava fin dentro lo studio, il centro totemico della casa di Marx, con il caminetto che rappresentava l’ara sacra di un tempio del sapere e della conoscenza, servito da due piani pieni di carte, libri e giornali, di cui uno semplice e piccolo da lavoro, un fratino con una sedia di legno, affiancato da un sofà di cuoio su cui il saggista di tanto in tanto si stendeva a riposare, e si sa, quando si è filosofi non si dormicchia mai a caso.

Tra le scansie dei libri trovano appoggio estemporaneo sigari, zolfanelli, confezioni di tabacco, un fermacarte, le foto ricordo delle figlie, della moglie, di Federico Engels.

Marx era un fumatore accanito tanto che una volta disse che “Il “Capitale” non mi renderà l'importo dei sigari che ho fumato scrivendolo”.

Nello studio del grande pensatore ordine e disordine si confrontavano in un caos solo apparente. Perché poi in fondo tutto era al suo posto. Volumi, appunti, pipe, fiammiferi, tagliacarte, block notes, quadernetti, erano collocati in luoghi meditati, tali che si trovava sempre il libro e il quaderno da consultare alla bisogna.

La mappa mentale della conoscenza marxiana si rintraccia e si ricostruisce tramite il minuzioso rilievo dei modi in cui venivano disposti i libri, oltre la regola della simmetria: volumi in quarto e in ottavo e opuscoli sparsi, collocati piuttosto per materia anziché per formato.

La biblioteca di Marx contava oltre mille volumi da lui acquisiti durante una lunga vita di ricerche. Testi di storia, economia, filosofia, antropologia, filosofia e poesia e letteratura di ogni paese che non gli bastavano mai per cui per anni fu un frequentatore assiduo del British Museum, ove si recava per consultare l’immenso catalogo.

Per Marx ogni libro era un ‘tool’, uno strumento cognitivo. Un attrezzo del lavoro intellettuale, non certo un pennacchio, uno schieramento di dorsi e titoli da ostentare.

Ripeteva spesso che i libri erano i suoi schiavi “e devono servirmi secondo la mia volontà”.

Per scrivere una ventina di pagine del «Capitale» sulla legislazione per la protezione degli operai inglesi, Marx aveva visitato da cima a fondo un'intera biblioteca di libri azzurri contenenti i resoconti delle Commissioni d'inchiesta e degli ispettori di fabbrica dell'Inghilterra e della Scozia, sottolineando ampi stralci di pagine con tanti segni di lapis.

Non faceva glosse, ma talvolta non poteva far a meno di mettere un punto esclamativo o interrogativo, se l'autore passava i limiti. Il suo sistema di sottolineatura gli giovava per ritrovar un passo cercato in un libro.

Libri che sulle occasionali bancarelle altri vendevano a peso, offrendo a Marx l’opportunità di acquistarli a prezzi bassi da un mercante di vecchie carte a Long-Acre da cui egli andava di tanto in tanto a frugare fra i libri e gli scartafacci.

Contrario al feticismo delle merci figuriamo a quello per i libri che maltrattava senza riguardo al formato, alla rilegatura, alla bellezza della carta o della stampa. Ne piegava gli angoli, tracciava bordi ai margini, sottolineava le righe.

Soleva rileggere a distanza di anni i suoi taccuini di note e i passi sottolineati nei libri per rinnovarli nella sua memoria, che era assai grande e precisa.

Seguendo fin da giovane il consiglio di Hegel allenava la memoria imparando a recitare versi di una lingua a lui ignota.

La visita a casa di Marx sta per finire. Sento una voce che mi sussurra che così non fotograferò un bel niente.

Chi siete? E lui, piacere Carlo Marx. Vedi ragazzo...Come ragazzo? Mi chiamano tutti compagno, arriva questo e cambia il vocabolario un’altra volta. Non basta una macchina fotografica con gli obbiettivi giusti, tu sbagli i tempi, credimi io ho una certa esperienza della roba che si muove. E questo è vero eh… Dunque, come si muoveva il tutto ai miei tempi? Qui il capitale, qui le classi, qui la borghesia eccetera eccetera, e io..Flash….