Napoleone Deschamps Elysées vince e conquista Mosca col pallone dei giovani Bleus

Napoleonico Deschamps Elisées. Chi ha detto che il calcio europeo doveva finire a Mosca? Novello Napoleone, questa volta vittorioso, il Mister Blu della nazionale francese, vince di scelta e qualità sull’Armata Nera della Croazia, per l’occasione in abiti da Pimpa, godendosi infine il meritato respiro della gloria, in vetta, adesso sì come un Bonaparte del pallone, sulle Colline dei Passeri da dove si vede la città russa e l’eterno Cremlino. Didier Deschamps a differenza dell'imperatore corso, sicuro, sollevato ed emozionato, ha conquistato Mosca, proseguendo di partita in partita alla finale con il suo seguito di giovanissimi atleti fino alla porta Drogomilov, la via di accesso occidentale lungo la strada di Smolensk alla Coppa del Mondo. Tutto si è svolto mentre la cavalleria composta da quindici giocatori, portava sotto rete il gruppo principale di Paul Pogba, Benjamin Mendy, Blaise Matuidi, Corentin Tolisso, Samuel Umtiti, Antoine Griezmann…restando dritto in sella alla panchina allo scadere degli ultimi cinque minuti dopo il novantesimo, per poi esultare con composta soddisfazione: "Sono giovani,sono felici. Nuotiamo con loro nella felicità.”


Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social

In questo nuova e travolgente conquista della Coppa del Mondo, la Francia della generazione diciannovenne, un gruppo giovane con Kylian Mbappé 19 anni, Lucas Hernandez e Benjamin Pavard 22 anni, smentisce il globo e non solo, in una partita di finale, vincendo con le scarpette slacciate, chiuse con autorevole stringa conclusiva dal galante quanto perentorio benservito a una Croazia Cenerentola, che fa la parte dell’invitata confusa e frastornata al Gran ballo delle celebrità calcistiche.

Umido di champagne come la Camargue, versato a cascata per festeggiare la vittoria, le partite di calcio di questo Mondiale sono state per il coach francese Didier Deschamps, mai cognome più onomatopeico, sempre e comunque la ripetizione in scena di un identico esercizio di stile.

Una piccola porzione di terreno di gioco ai confini della steppa siberiana che Didier ha saputo tramutare con sapiente regia e robusta ingegneria del football nei Campi Elisi paralleli di una napoleonica conquista di Mosca, capitale affascinante, misteriosa e segreta di una eternamente suggestiva potenza russa: “il sentimento di una possibile vittoria è arrivato gradualmente. Le prime partite di biliardo sono le più complicate. In seguito, con i turni a eliminazione diretta, l'importanza e la tensione sono tali che... Non sto dicendo che sia facile. Ma è meno complicato per un allenatore. "

Immaginando la scena conclusiva Deschamps ha sussurrato ai suoi atleti essenzialmente poche cose e cioè che “Uno: sarete campioni del mondo per la vita. Per la vita. E sarete sempre legati da ciò, qualunque cosa accada dopo. Due: non sarete mai più gli stessi. Mi dispiace per loro ma è così: possono vincere tutti i titoli che vogliono, la Champions League dieci volte, ma è stasera che scocca l’ora sul vostro orgoglio e il tocco del pendolo dondolerà definitivamente. Perché non c'è niente al di sopra del titolo di campione del mondo.Niente.”

Lo dice schietto in conferenza stampa quando afferma che in fondo “durante questa Coppa del Mondo, ci siamo resi conto che il controllo del gioco non era né tutto, nè abbastanza”, e che per raggiungere il traguardo non serve giocare con lo schema tedesco o spagnolo, per cui tieni la palla senza fermarti mai. Diventare campioni, essere campioni, significa rendere semplice, visibile, trasparente il gioco avendo in testa lo schema complessivo della partita.

Bilancio conclusivo di un Mondiale a parte rispetto a tante altre edizioni per il modo in cui si sono svolti i turni eliminatori, praticamente di tutte le blasonate storiche, nelle valutazioni a caldo di Deschamps:“cosa abbiamo visto? Squadre che avevano il controllo del gioco, il possesso della palla, che sono stati punite con attacchi rapidi. Ho visto le cosiddette squadre "piccole" presentare statistiche migliori di atletica e intensità rispetto alle selezioni che sono arrivate in Russia con il tag dei preferiti."

Cala il sipario su Mosca nel mentre si aprono i nuovi tornei di qualificazione su un palcoscenico dominato, al momento, da un generale livellamento, altri affermano impoverimento della genialità calcistica, dopo aver visto in un Mondiale in cui anche le squadre di livello inferiore sono arrivate con un grado di preparazione atletica e difensiva senza altri precedenti nella storia di questo sport.