La strategia di De Magistris il Giacobino Prudente che vuole ridare forza e orgoglio al Sud tradito

17 luglio 2018, 10:08 100inWeb | di Vito Barresi

Ninfe di una Napoli non più plebea (semmai nemmeno figlie di nobiltà ma di un ceto medio sofisticato e inarrestabilmente in decadenza) giocano allegre sotto il balcone del sindaco De Magistris in un sabato infuocato di torrido luglio. Nella macchina metropolitana in continuo movimento, sorvolando il Vesuvio con la metro giostra, una sgroppata su un ottovolante di giovani e ragazze che da Piscinola Scampia porta alla meravigliosa fermata di Toledo, si arriva a piedi a Piazza Municipio, Limite Quartiere San Giuseppe, che si staglia nel ventre di Napoli come un’oasi di mediterranea serenità, un giardino reale incastonato in un falansterio di vicoli e strade, luoghi d’arte sempre a catasto magico in splendida luce partenopea, in mezzo a folle family ed enormi torpedoni di turisti.


Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social

Stasera in un affresco naive l’aria calda insonorizza le voci dei giochi infantili, le grida calcistiche degli adolescenti che lanciano il pallone nell'acqua di una chiara fontana, proprio di fronte al portone gigantesco con sopra il rosone che porta scritto Municipio, mentre ragazze messe in tela dal Casorati giocano felici, leggere e pingui, con l’eleganza atletica della pallacorda.

Per De Magistris, che pure è stato amico di Beppe Grillo, la differenza consiste in questo: prima del flusso elettorale maggioritario che trascina comunque al governo del Paese, viene la filosofia della politica.

Si tratta di un punto di distinguo non indifferente. Anzi, lo sa bene proprio lui che, orgogliosamente, si è distinto tra gli aristocratici di antica famiglia partenopea per aver scelto non solo la legge, l’etica, il codice e la morale ma sopratutto l’anima e il corpo delle istituzioni cioè semplicemente il Popolo abbracciando, una volta e sdegnosamente abbandonato l’abito della borghesia di toga, il vestito dei giacobini sebbene in temperata versione prudente.

Filosofia che non c’è, che latita nei Cinque Stelle comandati da capo Di Maio.

Il cui rimando a Rousseau e non al Filangieri, altro non è che un banale logo della neopolitica, il tentativo di instaurare una logopolitica aziendale tale che, al rotto della cuffia, li ha condannati a guardare indietro, ad adottare, impensabile e incredibile a dirsi, niente poco di meno che, la vecchia logica della ‘governabilità’ con chiunque, qualunque e la qualunque, ad ogni costo.

Una scelta che li ha messi nelle mani di Salvini, il Trasformer, il Transgender della più vieta e bieca ultima Partitocrazia italiana.

Salvini nella narrazione di Luigi De Magistris sta un poco a quel personaggio del medioevo padano, magari al tempo delle Signorie, che tramutava l'oro in piombo, riducendo l’ondata di cambiamento a Cinque Stelle da ricchezza popolare e collettiva in Miseria della Politica per le solite élites del potere economico e lobbistico.

Se questo è il vero compito corrosivo e dissolutivo affidato alla Lega, M5S si fa complice di una saldatura con il passato tanto che, svetta De Magistris,“dopo decenni di politica travolta dalla questione morale l'Italia aveva bisogno, dopo anni di berlusconismo e renzismo, il bel voto fresco dato al M5S lasciava intravedere la possibilità almeno in una svolta 'nuovista'. Macché. Si va a chiudere l'accordo con la Lega, il partito più vecchio degli ultimi anni, un partito che ha fondato la sua storia sulla secessione dell'Italia”.

A guardar bene, a leggere con attenzione questa esigenza di mettere davanti e prima di ogni azione elettorale i paletti di una buona teoria della politica, filosoficamente ben radicata, De Magistris la esprime in mostra d'oltremare proprio nello spazio esterno alla sua casa comune.

Qui infatti dai giorni dell’ultimo maggio napoletanto, proprio a cinquanta anni dal 1968, ha fatto esporre da mesi, in vista a tutti i cittadini e non solo, una complessa scenografia composta da un insieme di installazioni che collegano a vista la Stazione Marittima con la Certosa di San Martino, che sta alle spalle del Palazzo San Giacomo.

Asse su cui è stata collocata una gigantesca statua in cartongesso dedicata a Giovan Battista Vico (purtroppo in questi giorni vandalizzata), manufatto di 10 metri realizzato dall’artista di Saviano, Giulio Ambrosino, altrimenti conosciuto per l’ideazione di carri allegorici, sculture in polistirolo, scenografie e lavori in cartapesta, issando sul balcone del Comune un imponente cartellone dove si legge “No al Debito Ingiusto.Napoli Libera. Pace”.

Le linee impresse al dibattito che De Magistris intende suscitare in vista delle prossime competizioni elettorali sono tracciate seguendo essenzialmente il solco della sua esperienza amministrativa per cui “l’alternativa politica, morale, sociale, culturale, economica, etica ed umana si costruisce sui territori, con coloro i quali hanno lottato e lottano per i beni comuni, con chi sta con le persone fragili, con chi lotta per i diritti ed in particolare per il lavoro, per l'uguaglianza e per la giustizia sociale, con chi lavora per dare forza e coesione al Paese, con chi investe con competenza e passione per lo sviluppo umano e delle comunità, con chi lotta davvero contro corruzioni e mafie, con chi lavora per la difesa delle città, piccole e grandi. Unire diversità è produrre anche forza politica, per un'Italia coesa nelle sue diversità, valorizzando le autonomie”.

Si badi bene, De Magistris, forte dell’insegnamento del Vico e del Filangieri (quest’ultimo affermava non a caso che l’opinione pubblica “deve essere rettificata dai lumi, corretta dall’istruzione, ma non mai violentata, non mai disprezzata dalle leggi perché l’esperienza stessa mostra l’impotenza delle leggi senza i costumi...”), non agisce nel deserto del Texas o del Sahara, bensì in un bacino meridionale, per quanto disgregato sempre più definito come blocco sociale e geografico del Paese e dell’Europa, l’ormai leggendario Regno di Napoli o delle Due Sicilie, alla ricerca di una sua autonoma identità politica, una connotazione ben precisa e autorevole dentro il quadro in mutamento dell'Unione Europea.

Spazio che, all’evidenza dei contenuti di quel che lo stesso politico napoletano denuncia come un vero proprio inganno, cioè il Contratto di Governo tra M5S e Lega Salvini, non solo non è stato compreso e analizzato, ma neanche preso in carico e considerato da un Movimento Cinque Stelle la cui testa, adesso si scopre nordista, con sede sia ideale che materiale nella piemontese e sabuada Ivrea.

Da qui una prima riflessione sui caratteri particolarmente friabili e transuenti del Plebiscito Sudista al Movimento Cinque Stelle.

Movimento che nel frattempo evidenzia segnali di sfaldamento e disgregazione del blocco elettorale, vistose crepe e crepacci, smottamenti territoriali e di gruppi, a tal grado che l’immenso flusso di voti meridionali trasformato in tesoretto elettorale, è apparso a tanti già tradito dall’offensiva e irriguardosa alleanza con la Lega Nord di Bossi Belsito Maroni e Salvini.

In questa prospettiva il target politico ed elettorale di De Magistris potrebbe risultare potenzialmente molto più consistente di quanto non si possa immaginare tra i risultati dei sondaggi frutto delle telefonate al metodo 'Cati'.

Per questo il Sindaco di Napoli non sembra neanche voler strafare.

Ben conscio di trovarsi in una postazione metropolitana di grande influenza e privilegio, essendo Napoli città in cui si gioca il modello italiano della globalizzazione occidentale, come Roma che è città in cui si dovrebbe attuare uno schema universale della metropoli italiana (non tanto da parte della Raggi ma dal Governo stesso), proprio quando questo è finito in mano ai nordisti di ritorno e di Roma Ladrona.

Ormai nell’imminenza delle Elezioni Europee 2019 risorgerà da qui il nuovo Sud del 2025 abbozzato nella strategia politica dell’ex giudice napoletano?

Per ora solo il suo appello risuona più che mai chiaro e accorato:Se non vuoi mettere in pericolo la sicurezza nazionale di un Paese che sta rinascendo dalla cultura, dal turismo e dalle bellezze della sua terra e del suo popolo, non semini odio, come sta facendo il Governo "Salvini", ma costruisci solidarietà, fratellanza ed umanità, antidoti efficaci per ogni forma di violenza. Allora Stop all'odio prima che sia troppo tardi. L'amore, ossigeno nella costruzione dell'alternativa, sconfiggerà l'odio ed è per questo che non ho mai smesso di essere rivoluzionario”.