La querelle sull’Ezio Scida tra colpe e scarica barili, ma intanto Crotone finisce “nel pallone”

23 luglio 2018, 13:58 Sr l'impertinente

“Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l’unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro”. (Pier Paolo Pasolini)


di Sr* l’impertinente

Sarà per questo che di recente a Crotone di nomi sacri ne sono circolati tanti, proprio in riferimento alla situazione dello stadio che rischia di privare i cittadini dello spettacolo del pallone e tutta l'economia dell'indotto.

L’Ezio Scida è stato l’argomento del giorno, della settimana, oseremmo dire dell’anno; in pratica, in città non si parla d’altro, anche per una sorta di paradosso: la società che potrebbe essere riammessa in Serie A ma che non saprebbe dove giocare.

Visto che il calcio viene spesso utilizzato come metafora, quello dello Scida è il paradigma di come ha governato in questi due anni l’Amministrazione del duo Pugliese-Sculco.


“Il calcio sicuramente non è solo un gioco. Oggi è un'industria che ha la potenzialità di influenzare sia in positivo che in negativo. Da questo punto di vista spetta a chi gestisce il calcio, siano essi le istituzioni calcistiche, i club o i giocatori, assumersi le proprie responsabilità e saper indirizzare la valenza e la portata che ha il calcio nella direzione giusta”. (Andrea Agnelli)


Sullo stadio si è letto e detto veramente di tutto ma, stringi stringi, resta il fatto che dopo due anni di proroga l’unica cosa che ha fatto il Comune è stata quella di chiedere una ulteriore proroga.

Una proroga che, naturalmente, non è stata concessa dato che nella precedente autorizzazione era espressamente scritto - e senza alcuna possibile interpretazione - che non sarebbe stata rinnovata.

La notizia è trapelata il giorno dopo, ma si è cercato di tenerla sotto silenzio, perché, secondo qualcuno avrebbe potuto influenzare la decisione dei giudici federali impegnati sul caso del Chievo Verona, che potrebbe riportare il Crotone in Serie A.


“Un giornalista chiese alla teologa tedesca Dorothee Solle: ‘Come spiegherebbe a un bambino che cosa è la felicità?’ ‘Non glielo spiegherei rispose. ‘Gli darei un pallone per farlo giocare”. (Eduardo Galeano)


E questo è un altro degli aspetti tipici di una città sempre più provinciale, dove la colpa dello stadio inutilizzabile non è del Comune e della società ma dei giornalisti che hanno reso nota notizia.

Per la cronaca, la testata che per prima ha dato la notizia è stata proprio la nostra, mentre ben dopo è stata seguita da altri e solo in serata è uscita un’agenzia: pur essendo, questa, la “notizia del giorno”.

Le colpe sono chiare e lampanti: non sono i giornalisti ad attribuirle ma sono le carte a parlare. In questo lembo disgraziato di mondo, però, ormai si nega anche l’evidenza.


“Tutte le mattine, in ogni angolo del mondo, dalla praterie dell’Islanda ai confini della Terra del Fuoco, dalla Siberia più orientale al Brasile, il calcio abbraccia i cuori di miliardi di uomini che si svegliano”. (René Frégni)


Leggendo le numerose note, repliche e contro repliche sulla vicenda stadio si ha quasi l’impressione si tratti più che di una questione politica di una questione personale, con una rissa mediatica tra la senatrice Corrado e l’amministrazione comunale.

Accuse reciproche, alcune ben al di là del ruolo istituzionale di entrambi, con la conseguenza, però, che in questa faida a pagarne le conseguenza sono proprio i tifosi ed i cittadini.

Sul piatto la valutazione sul cosa sia importante per Crotone: se avere uno stadio per disputare eventualmente la Serie A o tutelare i reperti archeologici che sarebbero sotto lo stesso stadio.


“Credo che la vita e il calcio stesso regalino tante emozioni, penso non abbia senso nasconderle. Una persona deve vivere le emozioni perché ogni giorno si pongono e si propongono. Il calcio è un'emozione continua: ci si allena per il gol, per la vittoria, per regalare un'emozione a chi viene a vederci. Anche noi stessi calciatori siamo artefici di un'emozione che produciamo in noi stessi quando riusciamo a raggiungere un risultato”. (Michele Paramatti)


Più che emozioni di questi tempi Crotone sta regalando sempre più amarezze. Prima sul campo, con l’ingiusta retrocessione in serie B (non solo per demeriti) e puoi fuori, con la contorta vicenda Ezio Scida.

E se queste sono le premesse le sorprese sull’impianto sono destinate a non finire presto; sarà uno dei tormentoni del momento che avveleneranno la bella stagione, già alle prese con l’assenza di una stagione estiva.

Con errori, sottovalutazioni e pressapochismo a gogo si sta offuscando anche l’immagine pallonara che era quella che una certa visibilità positiva la dava, soprattutto a livello nazionale.


“Alcuni pensano che il calcio sia una questione di vita o di morte. Non sono d'accordo. Posso assicurarvi che è molto, molto di più”. (Bill Shankly)


I problemi, come accennato, non si fermano al calcio, anche se tutto sembra sia passato in second’ordine rispetto alla questione dello smantellamento dell’Ezio Scida.

Ancora irrisolta, ad esempio, è la situazione dell’aeroporto, con i voli che si interromperanno tra poco tempo e nessuna prospettiva per il futuro utile a rompere l’isolamento del territorio.

Così come non si vede soluzione per un’estate di terz’ordine in una città a vocazione turistica ma non in grado di assicurare una stagione estiva, seppur minima.

La verità è che, al di là della sentenza del Tribunale federale che potrebbe riportare il Crotone nella massima serie, se non si trova una soluzione per avere un’Amministrazione comunale all’altezza, così come una classe dirigente adeguata, Crotone sarà destinata sempre a giocare in Serie B … e con il rischio anche di ben altre “retrocessioni”.

* Simbolo dello Stronzio