Evasione, milioni di euro all’estero: a quando una legge per far pagare le tasse ai negozi cinesi?

7 agosto 2018, 16:52 Calabria Domani | di Rodolfo Bava

A fine del marzo scorso, alcuni parlamentari hanno presentato una proposta di legge che mira a stabilire il pagamento di un’imposta di bollo del 3 per cento sugli importi di trasferimento di denaro all’Estero da parte degli stranieri residenti in Italia.

Riteniamo che quel 3 per cento dovrebbe almeno essere raddoppiato per quanto riguarda i cittadini cinesi che operano in Italia, alcuni dei quali non versano l’Iva incassata e non pagano nemmeno le tasse: moltissimi tra loro.

Infatti, riprendiamo da un giornale di Prato il titolo di un articolo:

L’Iva? E cosa è? Ecco la risposta data da alcuni imprenditori cinesi ai tecnici ASCI”. Ed ancora: Se dovessimo pagare tasse saremmo fuori mercato”.

È veramente un assurdo che i negozi italiani siano costretti a chiudere i battenti sia per i vari balzelli da pagare che per la spietata concorrenza degli articoli orientali. Mentre i cinesi evadono e inviano nel loro paese miliardi di euro.

Riprendiamo dal web:

“Secondo quanto appurato dall’Assessore al Comune di Prato, Aldo Milone, moltissime ditte cinesi, ancora prima della scadenza dei due anni, cessano l’attività per aprirne un’altra, mediante un altro nominativo. E, così, il fisco viene truffato, dato che i controlli fiscali non si effettuano mai prima dei 20 mesi di attività … ed i furbi e gli intoccabili imprenditori cinesi continuano ad andare in giro con le Porche, con le Ferrari e con altre auto di lusso. Alla faccia del Governo e del Popolo Italiano”.

Ed ecco il giornalista Gianluca Paolucci de “La Stampa” cosa ha scritto:

“Siamo nel cuore della Chinatown cinese. Un bugigattolo di 30 metri quadri con due vetrine. Da qui sono passati 1,077 miliardi di euro in contanti, nell’arco di tre anni e mezzo. Finché non è arrivata la Guardia di Finanza che ha rotto il giocattolo, scoprendo, inoltre un giro impressionante di denaro - oltre 4,5 miliardi di euro - una notevole quantità di reati e 297 richieste di rinvio a giudizio tra persone fisiche e società”.

Però, qualche investigatore si lascia scappare la seguente considerazione: “Chissà se vedremo mai il processo”.

Alla luce di tutto ciò riteniamo che sarebbe urgente legiferare per quanto riguarda le vendite dei cinesi in Italia. Secondo noi, bisognerebbe:

  • stabilire che i controlli presso i negozi cinesi debbano essere effettuati sin dall’inizio della loro attività;
  • concertare che l’Iva incassata debba essere versata, puntualmente, settimana dopo settimana;
  • controllare che le tasse vengano effettuate regolarmente anno dopo anno;
  • l’imposta di bollo per il trasferimento del denaro dall’Italia in Cina dovrebbe risultare almeno del 6 per cento, anche per le somme inferiori a 2.000 euro (dato che, sinora, hanno sempre spezzettato gli importi per non incorrere in delle noie).

Rodolfo Bava