Quanto costa il sesso a Crotone? Il prezzo del piacere maschile tra violenza sulle donne, rischio sanitario e miscuglio etnico dell’Eros

13 settembre 2018, 14:41 100inWeb | di Vito Barresi

Chi dubita che a Crotone, come un po' ovunque in Calabria, la sfera sessuale sia prepotentemente diventata una nuova leva di potere e discriminazione (sopratutto nelle sue più inconfessabili e sconosciute manifestazioni di violenza, atti discriminatori e molesti) dovrebbe prendere atto al più presto dell’impatto avuto anche dai più recenti episodi di cronaca nera sui sentimenti dell’opinione pubblica. L’allarme violenza, discriminazione di genere, molestie sessuali nella percezione generale è sempre più reale, talvolta persino panico, anche se non sempre e nettamente esso sembra tradursi in una più aggiornata consapevolezza del rischio sociale della diseguaglianza di genere, della negazione dei diritti femminili, della sicurezza delle donne. Motivi questi verso cui non si può e non si deve rimanere indifferenti. Nessuno, infatti, potrebbe negare quanto crescente, influente e decisivo sia diventato il peso della vicenda sessuale in una realtà patriarcale, maschilista e sessista come è quella calabrese. Laddove in un contesto comunitario fortemente scosso e messo in discussione da più fattori che vanno dalla rivoluzione sessuale globalista all’avvento dei nuovi media personali internet, dall’invadenza della pornografia all’intreccio tra povertà, prostituzioni e schiavismo, dall’immigrazione alla trasformazione etnica del sesso, c’è bisogno di nuova conoscenza, di indagini e inchieste scientifiche adeguate per meglio osservare prassi, modelli e stili erotici, comportamenti, gusti e deviazioni sessuali che stanno incrinando e contaminato antiche e resistenti subculture locali. Le mentalità un pò boccaccesche e decameronesche sono vieppiù inadeguate e arcaiche per aiutarci a comprendere la portata di queste vere e proprie, profonde trasformazioni pulsionali che investono ogni classe di popolazione, qualsiasi segmento d’età. Siano cioè di fronte a tendenze erotiche e sensuali, apparentemente incoercibili e inarrestabili, che stanno distorcendo, più di quanto non si voglia ammettere, i rapporti umani tra le persone, il tessuto relazionale, persino quello politico, burocratico, religioso ed economico di questa regione del sud.


Vito Barresi | Cambio Quotidiano Social

In una Crotone che vuole davvero cambiare e guardare al proprio futuro, seguendone la traettoria in una prospettiva di genere, parità, eguaglianza e sicurezza per le donne, sarebbe un grave errore rinunciare al più leggero dubbio, la più flebile ipotesi sull’evidenza di questa inedita e pericolosa minaccia sessuale alla libertà delle persone e dei cittadini.

Viviamo in una nuova epoca sessuale, quella che già molti decenni fa lo psichiatra Thomas Szasz definiva del Sesso a tutti i costi.

Egli osservò che il sesso è un gioco rischioso e che la sua pericolosità, molto di più del suo mistero, dovrebbe indurre gli apparati pubblici di prevenzione e repressione (forze di polizia, legge, giustizia, magistratura, medici, sanitari, politici, ecc.) a formare i cittadini in materia, a rispettare le regole del gioco, cercando di rendere più armoniosi i rapporti tra i sessi.

Nelle società di ogni tempo e in quella post moderna in particolare, il sesso ha un costo in ogni caso, sia se è dentro la logica del proibizionismo che in quella del mercato libero.

Per cui occorre fare maggiore attenzione su quella che viene definita come economia del sesso, non solo in riferimento alle prestazioni sessuali a pagamento, ma nel suo complesso, per capire quali sono le misure econometriche dell’eros in determinate società a differenza di altre.

Capire ad esempio che differenza esiste tra il prezzo del piacere maschile al Nord rispetto al Sud, a Napoli invece che a Torino, cioè quale sia oggi a Crotone, in Calabria, oltre al parziale costo di una prestazione denaro contro sesso, oltre all’uso del sesso come mezzo di scambio, anche qual e sia il prezzo legale della sicurezza e dei diritti delle persone che lo vogliono godere in tranquillità e legalità, comparandolo con il prezzo di mercato del predominante piacere maschile, specie quando emergono improvvisamente gli spaccati abominevoli di una violenza sessuale, spesso rimossa e ipocritamente coperta, un contesto odiosamente strumentale e ricattatorio che si basa sull’omertà, la negazione, le ambiguità e i depistaggi mirati a proteggere i colpevoli, a scoraggiare la denunciata e la tutela dei diritti delle vittime.

Che questo sia il copione che ormai da anni si ripete a Crotone tutti sembrano saperlo.

La cronaca cittadina e regionale s’infittisce a folate di report che gettano una luce sinistra sul vissuto discriminatorio dell’omosessualità maschile, molto meno sono i racconti su quella femminile, su sordidi episodi di pedofilia e maltrattamenti sessuali in famiglia contro l’infanzia, sull’ampia e diffusa escalation territoriale, urbanistica e immobiliare della prostituzione di strada e di appartamento, di provenienza locale, nazionale e internazionale, e con essa di ripetute violenze fino ad omicidi e femminicidi piuttosto frequenti, molti dei quali destinati a restare irrisolti e senza giustizia.

La sessualità crotonese e calabrese è un continente ipocritamente nascosto in una città ad alto rischio non solo criminale ma anche sanitario.

Violenza sulle donne, molestie, mobbing, devianza e reati a sfondo sessuale si intrecciano con un quadro storico di diffusione di malattie contagiose, tra cui si ricorderà primeggia l’Aids, con nefasta propagazione a partire dagli anni Ottanta determinata dalle alte percentuali di tossicodipendenti che ponevano Crotone in vetta alle negative classifiche nazionali.

Poi le ondate migratorie, la presenza di consistenti insediamenti di stranieri, la ‘rivoluzione sessuale’ in qualche modo introdotta o estorta alle badanti, la sessualità degli anziani, il cambiamento ‘farmaceutico’ dell’eros della terza e della quarta età, tutto avvenuto in una totale deregulation dei costumi, in un caotico periodo in cui il sesso occasionale, i partner multipli e il sesso al di fuori del matrimonio, sfidando i vecchi tabù patriarcali, sono diventati in molti casi atti a rischio per un solo genere, per la sola parte femminile.

Per cui se la prostituzione è ormai arrivata sotto le nostre case, se il mercato del sesso è alla luce del sole, appare più che mai necessario illuminare l’ambito della violenza sessuale, farlo conoscere come una minaccia, non truccarlo nè falsificarlo dietro la facile etichetta per cui l'unica regola sessuale vigente adesso è il previo "consenso", magari solo perchè per gli uomini è conveniente presupporre che le donne siano ormai potenzialmente sempre sessualmente disponibili, in quanto malinteso esito della parità, della loro emancipazione se non addirittura della loro "liberazione"sessuale.

Non bisogna far finta di dimenticare che in Calabria in questi ultimi decenni è avvenuta una sorta di rivoluzione sessuale silenziosa, una profonda e radicale trasformazione degli stili, delle scelte e delle pratiche sessuali.

Per quanto complicato possa dirsi occorre avviare al più presto una più aggiornata analisi sulla struttura dei nuovi assetti del potere sessuale in Calabria, esaminando le sue persistenti ed evidenti diseguaglianze, i suoi sempre più accentuali sbilanciamenti maschilisti e patriarcali, omofobi e sessisti, il permanente dominio storico della struttura patriarcale, intesa come un sistema immodificabile, un potere forte come la legge.

Gli apparati di prevenzione e di repressione, come i presidi sanitari e medici, sono spesso inadeguati culturalmente, tecnicamente obsoleti e si potrebbero fin troppo semplicemente trasformare in meri apparati di polizia sessuale e di illecito controllo della privacy.

La stessa Giustizia, la magistratura, i giudici applicati in Calabria dovrebbero avere una diversa e innovativa consapevolezza che i cittadini si stanno muovendo in una società regionale in cui gli uomini violenti stanno spesso accanto ad altrettanti uomini potenti.

E che, dunque, sia i violenti che i potenti potrebbero essere ben muniti di difese legali, garanzie e protezioni che trovano nel contesto professionale giuridico, la disponibilità di avvocati che sono pronti a suscitare incertezza in tante donne che nel dare testimonianza hanno paura di essere fatte a pezzi sia in pubblico che in privato.

Su tutto ciò c’è troppo silenzio da parte delle autorità, delle istituzioni statali, sia civili che religiose.

Non un iniziativa non un programma, non un adeguamento culturale ai grandi cambiamenti della sessualità, come protagonista diversa della vita di relazione. Una donna su 10, al contrario di uno su 70 uomini, riferisce di essere stata costretta a fare sesso, la stragrande maggioranza da un partner intimo.

Per difendere i diritti della persona, per dare sicurezza alla libertà delle donne e degli uomini occorre discutere, informare. Insomma conoscere quale sia realmente oggi il prezzo civile della libertà sessuale in Calabria. E chi e quanti sono purtroppo ancora costretti a pagarlo amaramente e dolorosamente sulla propria pelle.