Pensioni minime: quando la dignità sociale cozza con il buon senso

16 settembre 2018, 12:26 Calabria Domani | di Rodolfo Bava

Non vi è dubbio che sia molto lodevole l’iniziativa del M5S di volere istituire il reddito di cittadinanza”, al fine di contrastare la povertà e di poter consentire una vita dignitosa a tutti.

Pertanto, coloro i quali dispongono della pensione minima di 500 euro se la vedranno aumentata a 780 di euro.

Già - per precedenti decisioni - le pensioni minime si attestavano a 507 euro mensili, dato che l’Inps aveva provveduto alle varie integrazioni. Ora, per questi pensionati, arriva un’altra opportuna “manna” dal cielo del Movimento 5 Stelle.

Però, gli esperti di tale Movimento non hanno tenuto in considerazione quanto segue: quante migliaia di pensionati, con assegni che vanno da 600 a 1.000 euro, con 25 o 40 anni di contributi e molto o moltissimo lavoro sul groppone, verranno penalizzati?

Certo, un pensionato che riceve 600 euro de li vedrà aumentati a 780; però chi percepisce ad esempio 780 euro non avrà nessun incremento e sarà costretto, pur avendo lavorato per 40 o 45 anni, a sopportare il fatto che un altro pensionato, con soli 10 anni di servizio, percepisca una pensione di pari importo.

Tutto ciò finisce con il risultare una vera “ingiustizia sociale”, calpestando la dignità dei lavoratori che hanno versato i contributi per decenni.

Bisognerebbe, pertanto, ed urgentemente, porre un rimedio a questa “svista”. Non sta a noi suggerirla ma, pensiamo che la più semplice, ad esempio, potrebbe essere questa: prevedere un aumento, ad esempio, del 20 per cento per tutte le pensioni attuali che vanno da 750 a 1.000 euro.

Se anche in questa occasione non si provvederà si indurranno le persone a lavorare in nero e, quindi, a dare un “addio” ai contributi all’Inps da parte dei lavoratori.

Rodolfo Bava