Fidanzati per l’inverno è il primo di tre volumi della saga fantasy dell’Attraversaspecchi a cui fanno seguito Scomparsi di Chiardiluna e La memoria di Babele scritti dalla giovane Christelle Dabos e pubblicati in Italia dalla casa editrice E/O. Ho preso questo libro tra le mani piena di curiosità. Il quotidiano Le Monde, lo presentava come un libro ‘pensato per giovani che ha sedotto anche gli adulti’. Noi amanti del genere fantastico siamo sempre in attesa di innamorarci di una nuova saga ricca di colpi di scena e di magia.
Patrizia Muzzi | Cambio Quotidiano Social
La vera novità di questo libro è il mondo in cui vive la giovane e timida Ofelia, protagonista della storia, suddiviso in arche simili per struttura a gironi danteschi. I diversi gruppi appartenenti a ogni arca possiedono peculiari capacità. Ofelia, per esempio, può attraversare specchi e leggere la storia di un oggetto e di chi lo ha posseduto, semplicemente toccandolo.
Thorn, il suo ricco, ruvido, dinoccolato promesso sposo, appartiene a un’arca che si potrebbe definire della upper class, e quindi si configura un salto di categoria sociale per la ragazzina appartenente a una famiglia di più umili origini. Ma come in tutte le favole, le cose si mettono male.
Thorn è minacciato da altre famiglie in cerca di potere, così come la sua parca stirpe. Ofelia comprende molto in fretta che il fidanzamento è una farsa: per lei e la zia che l’ha accompagnata è riservato un trattamento particolarmente ostile. A cosa servirà, dunque, la sua presenza in quel luogo?
L’idea che gli oggetti possano raccontare una loro storia attraverso le mani di chi li ha toccati è intrigante. Mi è capitato di recente di trovare un libro antico proveniente da un’amena località turistica della Francia. Mi sono immaginata il direttore che si recava in libreria desideroso di scegliere la più bella edizione Hetzel da donare ai villeggianti con tanto di dedica autografa.
Come sia potuta arrivare dalla Francia a me nell’arco di tre secoli, rimarrà forse un mistero che la nostra eroina avrebbe risolto con poco sforzo, beata lei.
L’ambientazione dell’Attraversapecchi appartiene al genere steampunk che raccoglie da anni sempre più fan, e devo dire che essendo l’autrice prodiga di descrizioni e dettagli, con poco sforzo immaginativo si potrebbe trasformare questo racconto in una serie televisiva. Forse troppo ‘barocca’ e priva di profondità, l’opera della Dabos non riesce a convincermi. Dopo trecento pagine dall’inizio del libro, lungo più di cinquecento, la sensazione è che non stia accadendo ancora davvero nulla d’interessante, sembra piuttosto di assistere alle chiacchiere tra quattro comari di epoca Elisabettiana.
Per trovare una frase che possa essere sottolineata e quindi ricordata, si deve arrivare a pagina 221, unico momento in cui l’autrice mostra di conoscere l’animo umano: “…Del resto, non si ama mai così bene come quando ci si conosce male.”Un guizzo d’intelligenza che riaccende interesse su di lei e su un libro che si è tentato di paragonare alla saga di Harry Potter ma che con la Rowling e i suoi personaggi ha ben poco a che fare.
Quello di Dabos lo definirei più un romanzo rosa travestito da saga fantasy. Ti rimane appiccicata la sua capacità descrittiva, il profumo di belletto, la ruffianeria di tutti i personaggi, ma in questa prima parte dei tre tomi ancora non è scattato un feeling sincero. Attendiamo speranzosi.