Festa di San Dionigi con vista sul dopo Mons. Graziani. L’anno prossimo arriva il nuovo vescovo?

8 ottobre 2018, 19:57 100inWeb | di Vito Barresi

Con la festa di San Dionigi, Patrono della Città e della Diocesi di Crotone, si avvia l’anno sociale della comunità cattolica che da millenni risiede in questo territorio. Per le varie componenti della Chiesa locale anche l’inizio del nuovo anno pastorale.


di Vito Barresi

Quello che si apre, nel giorno memoriale del primo Vescovo della Diocesi, con la celebrazione delle liturgie, sarà prevedibilmente un anno importante e impegnativo per il contesto ecclesiale, non fosse altro per il significato che esso assume in vista del cambio di guardia al vertice della sede di Piazza Duomo, per il compimento degli anni di servizio pastorale reso alla Chiesa dall’attuale Arcivescovo.

Si apre di fatto una sorta di ‘semestre bianco’ per l’Arcivescovo Domenico Graziani che, in quanto nato il 23 maggio del 1944 a Calopezzati, concluderebbe il suo mandato nel 2019, restando in attesa che la Santa Sede compia gli atti previsti dal Codice di Diritto Canonico i cui passaggi risultano stabiliti dal canone 401 secondo cui “il Vescovo diocesano che abbia compiuto i 75 anni di età è invitato a presentare la rinuncia all’ufficio al Sommo Pontefice, il quale provvederà, dopo aver valutato tutte le circostanze”.

Dionigi è il patrono della civitas Crotonensis, compatrono dell’Arcidiocesi, patrono della parrocchia che ha sede nelle Cattedrale. Dunque, una ricorrenza densa di particolare significato, non solo per la conclusione dell’episcopato Graziani ma anche per l’attesa di un nuovo arcivescovo.

Doppio evento, in uscita ed in entrata, che dovrebbe indurre a una riflessione ampia e articolata sulla situazione sociale, economica, politica, umana ed ecclesiale, una valutazione sull’apporto reale della chiesa locale e dei cittadini credenti alla vicenda pubblica e collettiva di questa città.

Festa intesa nei termini di ‘finestra’ che si spalanca sul futuro della Diocesi ma anche occasione per avviare un bilancio ‘critico’ degli anni trascorsi a Crotone da un Vescovo prima eletto nel 1999 a Cassano all’Jonio, poi promosso alla sede arcivescovile pitagorica il 21 novembre 2006.

All’incirca dodici anni dopo, l’arcivescovo Graziani, appena settantacinquenne, è tenuto a presentare le proprie dimissioni, aspettando che il superiore decida in merito se prolungare la carica oppure dar via immediatamente alle procedure per la selezione, la designazione e l’incardinamento del nuovo Vescovo chiamato in Diocesi.

La liturgia di S. Dionigi, diventata con il passare dei decenni un appuntamento molto atteso dalle due Chiese di Santa Severina e Crotone, storicamente legate dal territorio condiviso, poi riunite in unica Diocesi, nella comune memoria di un fondatore che raccolse la parola e l’esortazione di Paolo all’Aeropago, apre la corsa alla nomina in una diocesi per quanto periferica anche ambita, e con essa il toto candidato che, sussurrano a fil di voce i competenti in materia vaticana, potrebbe essere un cinquantenne appartenente alla nuova schiera dei ‘Francesco Boys’, una figura che viene dal nord, forse un lombardo alla Martini o un veneto proveniente da qualche ordine, o un emiliano dal profilo alla Ersilio Tonini.

Certo si tratta solo di supposizioni che cadono in un contesto molto afflitto e sfiduciato, nel mentre la ‘polis’ si dibatte in una forte crisi d’identità collettiva, con un cattolicesimo che non ha saputo dare direzioni se non nelle ambigue proiezioni elettoralistiche di una destra spesso xenofoba e razzista, una Chiesa che sconta una forte rinchiusura nelle sempre più silenti parrocchie, dove molta parte di giovane clero stenta ad affermare la novità pastorale, incontrando resistenze e difficoltà nel potere della curia.

Una Chiesa spesso settaria e privatistica che punta su specifici movimenti, nel frattempo divenuti prepotentemente indipendenti e autocefali, una Chiesa che dopo la crisi dell’apparato produttivo e dell’agricoltura, con l’avvento dell’assistenzialismo post industriale e delle nuove ondate migratorie, non ha saputo dare alcun impulso alla pastorale sociale, comunque rimanendo impigliata dentro l’amara pagina del caso Chiesa-Ndrangheta-Misericordia (LEGGI), persino in qualche scabroso caso di pedofilia, disobbedienza e contestazione al vescovo.

Di fronte a Dionigi bisognerebbe parlare anche di questo, davanti a un padre della chiesa che fu uno dei primi grandi convertiti nella vicenda ancora non completamente conosciuta della prima grande ondata di evangelizzazione degli Apostoli venuti da Gerusalemme, da Oriente alla conquista spirituale dell’Occidente romano ed europeo.

Il popolo dei cattolici crotonesi che vive e opera in questa circoscrizione si ritrova unito alla fonte della propria fede, posta all’origine stessa del primo cristianesimo, da quella tradizione che narrata da generazioni racconta il cammino, il percorso da Atene a Crotone, di un figura religiosa importantissima nella storia che annunziò il Vangelo in un lembo di Calabria Jonica, divenendo primo Vescovo di questa antichissima città.

Fu Dionigi l’Aeropagita a proclamare in Calabria, come San Paolo a Reggio, l’avvento del regno di Dio, secondo narrazione, ‘mettendo la mano all’aratro’, aprendo un ampio e lungo solco secolare nello sviluppo umano e spirituale dei crotonesi.