Egregio Direttore vorrà scusarmi se mi permetto di tramettere non già un articolo, ma un mio racconto, pubblicato nel 2003 e premiato nel corso del XXI Concorso “La parola e l’immagine”, indetto dall’Editoriale 50&Più. Nel fare pulizie tra le mie moltissime carte, ho intravisto il libro e nel rileggere il racconto mi sono chiesto: anziché scrivere articoli su articoli, quasi mai presi in considerazione da chi di dovere, forse mi sarei dovuto dedicare all’arte dello scrivere racconti. Ecco per Voi, l’unico scritto nel corso della mia vita.
di Rodolfo Bava
Una sottile nuvolosità copriva il cielo. Era uno dei tanti giorni anticipatori della venuta dell’autunno. Ma, nel rione, la novità era rappresentata dall’improvvisa comparsa di un bellissimo cane dal pelo bianco, tanto da sembrare un enorme batuffolo di cotone.
Appariva vivace, percorrendo le varie viuzze del rione in un batter d’occhio. Ma anche gagliardo, col suo minaccioso abbaiare, come fosse un capo branco.
Quasi senz’altro era vissuto nell’ambito di una famiglia che aveva amato questo bel cane, venuto ora dal nulla, perché smarrito o perché, peggio, abbandonato.
Il suo continuo, incessante peregrinare per le viuzze del rione, interrotto da rapide fermate, durante le quali alzava la testa per guardare in tutte le direzioni, dava la netta sensazione che andasse alla ricerca di qualcuno, col quale aveva finora diviso la sua vita.
Nel giro di poche ore, dalla sua venuta nel rione, il suo abbaiare da capo branco fu zittito dagli altri cani randagi di stanza nella zona che, dapprima, cercarono di allontanarlo; ma, poi, finirono, con l’accettarlo.
Pippo – così venne da me chiamato – era il beniamino degli abitanti del rione, forse perché si immedesimavano nella sua sventura per essere rimasto “orfano” all’improvviso. Quindi, alcuni lo accarezzavano; altri, davano del cibo per sfamarlo, incapace, come era, di procurarselo da solo.
Dopo alcuni giorni di permanenza nella zona, il pelo luccicante e bianco cominciò a divenire opaco e sporco. Avrei voluto adottarlo. Però, soltanto da alcune settimane, avevo “perduto” Skipper, uno yorkshire terrier, campione d’amore, per non avere retto alla lontananza della sua padroncina, mia figlia. E, quindi, era ancora molto vivo il dolore per simile perdita.
Poiché collaboravo, con dei servizi giornalistici, presso una Tv locale, raccontai la vicenda di Pippo, invitando qualcuno ad adottarlo. Detto fatto.
Una distinta famiglia della zona prese Pippo, lo portò presso una toeletta, facendogli riprendere il primitivo splendore.
Oramai, non scorrazzava più, da mattina a sera; ma era Fabiola, una bella e simpatica quindicenne a portarlo, ad orari fissi, tenendolo gelosamente al guinzaglio, fra le aiuole, piuttosto abbandonate, della zona.
Ho avuto, però, l’impressione che quel collare stesse piuttosto stretto a Pippo, avendo perduto un po’ la primitiva vivacità e la libertà d’azione che aveva da randagio.
Infatti, un coinquilino che possedeva Pupy, una cagna che portava spesso giù per le necessarie passeggiate giornaliere, dovette sopportare l’invadenza dell’allora libero Pippo che, in un batter d’occhio, approfittò della distrazione del proprietario della cagnolina.
Non so se, per numerosi mesi, Pippo fu veramente felice, nel rimanere al caldo dell’abitazione di Fabiola; ma, certamente, era soddisfatto perché coccolato ed amato.
Certo è che, chissà per quali ragioni, Pippo all’improvviso divenne di nuovo randagio, non più soggetto alla libertà limitata dell’ex padroncina.
Spesso, durante le lunghe giornate, o col freddo o col caldo, stazionava sotto un portone, in attesa di poter vedere le figliolette, due cagnette, nate dalla sua improvvisa passione per Pupy.
Appariva, ora, schivo, Pippo; si allontanava non appena qualcuno cercava di avvicinarlo. Chissà quale altro trauma aveva dovuto subire, per vedersi di nuovo solo, isolato, senza affetti.
Messo alla porta, forse, per una seconda volta: respinto sempre quando cercava di avvicinarsi alle “sue” due cagnette, poteva, Pippo, continuare a nutrire amore e fiducia nelle persone?
Un giorno fu da me avvistato ad alcuni chilometri di distanza dal “suo” e nostro rione. Andava alla ricerca di cosa? Di chi?
Continuò ancora, per alcuni mesi, a stazionare tra le vie del rione; poi, d’improvviso, sparì. Rifugiatosi in altro rione? Finito sotto le ruote di un’autovettura? Accalappiato e finito in qualche sporco canile?
Pippo, dunque, è passato come una brillante meteora. Ma un tempo necessario per farmi comprendere quanto è grande l’insensibilità ed il poco amore di noi uomini, nei confronti degli animali domestici. E non domestici.