Le galline dalle uova d’oro. Dall’Akrea all’azienda “ignota”: chi gestirà i balzelli dei cittadini?

13 ottobre 2018, 14:30 Il Fatto

Se la chiamassimo “gallina della uova d’oro” probabilmente qualcuno storcerebbe il naso, qualcun altro ci rifletterebbe su e altri ancora - meno informati o emancipati - comprenderebbero forse quanto una cosiddetta azienda “in house” possa essere importante, se non fondamentale, nella gestione dei servizi pubblici ma anche dell’economia “politica” di una città da fin troppo tempo succube di un “sistema allocativo”.


Akrea Spa è una società a completo capitale pubblico, controllata integralmente dal Comune di Crotone, che da anni ha in affidamento una serie molto ampia di servizi che vanno dalla raccolta al trasporto dei rifiuti, allo spazzamento delle aree pubbliche, alla cosiddetta igiene urbana, dai parcheggi pubblici fino alle affissioni pubblicitarie o alla vituperata Tosap.

Prestazioni cosiddette in house providing (cioè che l’ente gestisce da sé affidandoli ad un’azienda controllata) e che danno lavoro a oltre un centinaio di persone (stando almeno ai dati del 2016, unici per ora disponibili sul sito ufficiale) tra dirigenti (uno), quadri (sempre uno), impiegati (22) e operai (100). Poi ci sono i CdA.

Un fatturato (sempre su dato 2016) da poco più di 6 milioni di euro, frutto di un impegno assunto dal Comune da 6,2 di milioni annui che dovrebbe slittare nei prossimi documenti contabili a oltre 9,4: un incremento da 3,2 milioni giustificabile con l’assunzione dell’incarico di avviare e provvedere a quella fantomatica raccolta differenziata costantemente annunciata (LEGGI) ma ad oggi rimasta ancora lettera morta.

Ci leghiamo alla differenziata proprio perché nel luglio scorso lo stesso sindaco Pugliese, nell’ennesimo proclama in tal senso, aveva stuzzicato la nostra curiosità parlando di una “nuova” Akrea che, disse, “abbia più consapevolezza e più responsabilità rispetto al servizio affidatole” e che per questo avrebbe avviato “un serio processo di riorganizzazione mirata alla qualità … accompagnata anche ad una adeguata formazione del personale”.

E bravo il sindaco, quando ce vo’ ce vo’! Ma in quest’ambito di riorganizzazione della partecipata, però, potrebbero venire a mancare alcuni servizi finora affidati proprio alla stessa società.

Parliamo di quelli non strettamente legati al settore dei rifiuti, di per sé già una bella “gatta da pelare” ma anche un bel business, quanto di altri e accessori ma pur sempre redditizi.

Rispulciando i dati di bilancio di due anni fa, alla voce “Ricavi da vendite e prestazionispuntano quelli per la gestione delle aree di sosta (i parcheggi pubblici, per intenderci) con un incasso di oltre mezzo milione di euro; quelli per la bonifica del verde pubblico (altri 368 mila); per le affissioni pubbliche (poco meno di 106 mila euro); per passare alle voci per così dire più “spicciole”: la gestione della Fiera Mariana (40 mila) e la pulizia dell’arenile (25 mila).

Un totale da oltre un milione di euro di servizi che potrebbero essere scorporati dalla gestione di Akrea ed essere affidati a terzi.

A chi? Per ora non è ancora dato sapere.

Una delibera del Consiglio Comunale, ben presente in Albo Pretorio (la 122 del 28 settembre scorso) alimenta ancor più le perplessità dopo che con essa il Comune assume di affidare ad aggio il servizio di accertamento e riscossione dell'imposta comunale sulla pubblicità e del diritto sulle pubbliche affissioni in tutto il territorio comunale oltre che della tassa per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche, con tanto di rettifica ai capitolati d'oneri.

L’incaricato - si legge - dovrà curare l’emissione e l’invio ai contribuenti di avvisi di pagamento corredati dei bollettini con scadenze e importi stabiliti; acquisire e informatizzare i dati sui bollettini; gestire i rimborsi; predisporre la lista dei contribuenti morosi da inviare al Comune con tutte le copie degli avvisi di accertamento notificati e non pagati.

Sull’ammontare delle riscossioni delle imposte, poi, spetta all’affidatario un aggio nella misura di un non si sa quanto (non essendo specificato se non con uno spazio miseramente vuoto), compreso di tutte le spese necessarie per lo svolgimento del servizio.

L’ente non si prende la briga di specificarlo, l’aggio, così come non rende di pubblico dominio a chi potrebbe essere affidato l’incarico.

Misteri (ma non così segreti, in fondo) della Cosa Pubblica pitagorica, che toglierebbe ad una partecipata per ridistribuire a chissà chi? Ce lo facciano sapere il signor Sindaco o chi per lui.

D’altronde secondo le nuove norme (la legge Madia) si imporrebbe un unicum operativo alle aziende in house, liberandole dal fardello di alcuni servizi che comunque assicurano un bel gruzzoletto che, certamente, potrebbe stuzzicare appetiti sempre famelici di interessati persecutori di un “pensiero unico” e monopolistico, magari poco inclini al passaggio dalle forche caudine di eventuali bandi di gara (allo stato introvabili, almeno seguendo i criteri tradizionali di trasparenza).

A ottobre inoltrato, ormai lontani dall’odore della salsedine, dalle giornate marinaresche, in molti potrebbero essere annoiati nel leggere cifre e numeri, illazioni o supposizioni, ma l’argomento è serio e degno d’attenzione, soprattutto perché la maggior parte di quelli che vengono appostati come ricavi da servizi accessori si traducono più semplicemente nelle solite manine che scrutano i nostri borsellini, magari alla ricerca degli ultimi spiccioli da “depredare”.