Per una curiosa sovrapposizione di data (ma dicono gli orientali che tra la coincidenza e la causalità certe volte c’è quasi sempre un nesso logico) il 16 ottobre 2018 si celebra a Crotone sia la Giornata Europea della Cultura Ebraica che l’incontro di football Nazionale Under 20 Italia-Portogallo.
di Vito Barresi
Due eventi e una data che dislocano la città di Pitagora su uno scenario culturalmente e ‘televisivamente’ più ampio, sia per spettacolarità che per respiro geopolitico, storico e culturale.
Sta di fatto che entrambi i momenti, specie l’incontro di calcio, si svolgono (perdurando a tal proposito la negligenza e la disattenzione delle autorità statali preposte a far rispettare la Legge e la Costituzione) all’ombra di un lugubre monumento che inneggia al razzismo, allo sterminio del popolo ebraico, all’odio e alla violenza.
Non lo scrivo per inutile polemica quanto per evidente constatazione di una ‘storica’ coincidenza, non una fatalità, perché a suo tempo la scelta, se scelta fu, di quel simbolo è stata meditata, ponderata, sceverata, proprio in funzione di un richiamo smaccato, sfacciato e non casuale, vistosamente offensivo, ampolloso e viziato, alla feroce immagine utilizzata nel 1938, anno delle leggi razziali antiebraiche, dalla famigerata rivista “La Difesa della Razza”.
Il confronto tra l’obelisco squallido e la testata storica di un giornale infame come fu ‘La Difesa della Razza’, direttamente promosso, sponsorizzato e protetto dal dittatore Benito Mussolini, è impressionate e fa davvero rabbrividire.
L'immagine di copertina del primo numero della “Difesa della razza” raffigurava la presunta “razza italica”, separata dalle “razze” ebraica ed africana proprio dal gladio, l'antica spada dei legionari romani, nefasto emblema del fascismo come la svastica lo fu per il nazismo.
I tre volti razziali e differenti apparvero dislocati in maniera che la “razza italica” rimanesse dietro ai due soggetti in primo piano contro cui si rivolge il taglio del gladio, a indicare la discriminazione razziale.
Ancora oggi ci chiediamo come abbia potuto quel sindaco, un politico che ricopriva la più importante carica pubblica della città, ‘mentire’ storicamente quanto spudoratamente e impunemente ai suoi cittadini affermando che quel monumento era destinato ad esaltare la pacificazione italiana e nazionale, denegando la Costituzione stessa, con una dedica confusa e oltraggiante che accomunava “i partigiani ed i ragazzi della Repubblica Sociale italiana.”
Tutto ciò era ed è ancora scempio etico con l’aggravante di essere un vero e proprio reato penale.
Bisognerebbe interrogarsi a fondo, e poi riflettere seriamente, sulla presenza di filoni razzisti e neo fascisti che nei trascorsi decenni di vita amministrativa e politica si sono sedimentati, nella non curanza diffusa e generale della stessa cittadinanza, nella vicenda pubblica e nell’identità profonda di questa città del sud.
A partire da questa plateale realtà occorre auspicare che la Giornata Europea della Cultura Ebraica a Crotone non sia vanificata nei suoi propositi, ma sia utile prima di tutto a prendere la consapevolezza civile e morale di quanto sia disagevole e anche a rischio un simile, importante momento alto in quanto collocato, confusamente e ambiguamente, tra un giusto percorso della memoria e un obbrobrioso sentiero dell’orrore che porta al Gladio.
Tutto ciò accade il 16 Ottobre del 2018 quando il senso, il significato di simile data incastonata nel calendario d’autunno del 1943, ci venne ricordato con straordinaria forza narrativa da Giacomo Debenedetti, tra l’altro fondatore del Premio Crotone voluto dal Comune, nel suo ‘breve e splendido’ 16 ottobre 1943, tragico dipinto di un giorno infausto per la comunità ebraica romana, stravolta dalla deportazione nazista.
Ricopiamo a penna, le parole del grande intellettuale piemontese che lungimirante osservava:
“Oggi al vedere la situazione non già corretta, ma semplicemente capovolta con sì perfetta simmetria di antitesi, può nascere il dubbio che negli ebrei si perdoni l’ebreo.”
Tornado al Gladio, ormai tale ‘ecomostro’ da oltre un decennio è un’onta e una vergogna per la coscienza civile, democratica, antirazzista e antifascista, non solo della comunità locale ma dello Stato e dei suoi apparati periferici assenti, ignari e abulici di fronte a siffatto delitto di chiara fattispecie istigativa e apolegetica, allorquando, ed è già tardi, bisognerebbe attivarsi per rottamarlo al più presto, impedendone la telediffusione e la vista ogni domenica e in ogni incontro sportivo che si svolge nello stadio sottostante.
Si sa di certo che qualcuno obietterà: in che cosa consisterebbe tanta gravità? Semplicemente, per un pericolo sugli altri, cioè se visto nell’attualità e comparato con le condotte criminali di stampo terroristico, che colpiscono luoghi che vengono odiosamente connotati come una sinagoga, una moschea, uno straniero, una minoranza, ecc. se ne comprenderà l’urgenza della sua immediata e definitiva rimozione.
Scrivo, inoltre, con evidente indirizzo alle autorità preposte che vanno dal signor Procuratore della Repubblica, al Comandante dell’Arma dei Carabinieri (Benemerita e fulgida nella Lotta di Liberazione Nazionale), al Signor Prefetto, al Questore, ecc. proprio perché il 16 ottobre non è per nulla un giorno qualsiasi.
Il permanere nel cuore (e nelle viscere) di questi stereotipi e riflessi pavloviani giudeofobi, riaffioranti nei luoghi e nei monumenti più impensati, trova nel Gladio una traccia pesante fissata nel territorio comunale.
Che bisogna sradicare immediatamente per far recuperare dignità e credibilità alla Città di Crotone.