Se c'è uno stile proprio del 'populismo' al potere è l'illimitata spettacolarizzazione. Balconi da cui si affacciano i leader-ministri, ripetuti bagni di popolo, presenzialismo mediatico non stop, bombardamento internautico. Praticamente non c'è momento della giornata in cui i leader-ministri non siano 'visti'. La ricerca continua del contatto con la 'gente', visivo, sonoro, e corporeo vuole dare plastica rilevanza all'anti-casta, significare cioè la comunanza di leaders e popolo, l'accorciamento sino all'annullamento di ogni diaframma istituzionale.
di Fausto Anderlini
Un personalismo ossessivo senza carisma. Nè d'ufficio (si pensi al Ministro dell'interno perennemente comiziante e scravattato) nè ideologico. Per certi aspetti ci sono molte somiglianze con momenti che erano propri della società barocca, sebbene essi fossero limitati all'eccezionalità di precisi momenti rituali, come nelle cerimonie e nelle feste religiose. Situazioni nelle quali l'ordine gerarchico dei ceti si mostrava lasciando corso alla promiscuità popolare. Il rischio implicito in questo modo di comportamento è la bolla delle aspettative, cioè l'overdose.
Un rischio cui sono sommamente esposti i 5S, assai meno la Lega Salviniana. Quest'ultima lavora infatti sui riflessi psicologici dell'insicurezza, che hanno un rapporto molto lasco con le situazioni effettive. Blocchi un barcone è già la gente si sente più sollevata. Mentre le politiche economiche rivolte al proprio target sono pragmaticamente calibrate.
Gli effetti della mini.flat tax, la riforma della Fornero e il condono fiscale - i temi di più stretta proprietà della Lega - saranno immediati e tangibili, come lo furono gli 80 euro di Renzi. Il cerino del 'vasto programma', Sempre che come il reddito di cittadinanza, è invece pericolosamente nelle mani dei 5S.
Come questo reddito sarà effettivamente elargito ai 'poveri' è a tutt'oggi una questione assai controversa, ben difficilmente risolvibile a breve (si pensi ad esempio alle difficoltà nel mettere a punto in tempi ragionevoli la macchina del collocamento, senza che peraltro si sia certi della sua utilità). Le aspettative accumulate in proposito, soprattutto al sud dove i 5S hanno avuto la più gran parte dei voti, sono enormi. E potrebbero trasformarsi in un boomerang.
Al limite scatenando, nell'aleatorietà generale, una morbosa competitività fra i 'poveri'. L'invidia del resto è un tipico sentimento di prossimità e cresce con la scarsità.
Quando vedo Di Maio appoggiato alla ringhiera del ministero penso alla 'festa della porchetta', una ricorrenza nella Bologna barocca durante la quale l'aristocrazia senatoria nel giorno di San Bartolomeo elargiva al popolo cencioso volatili, dolciumi, selvaggina, monete d'oro e argento e fiumi di vino, mentre dal balcone di Palazzo del Popolo (l'attuale comune) il cuoco gettava una porchetta arrostita che i cenciosi sottostanti si appropriavano con risse furibonde.
Ed era grande il piacere dell'oligarchia nel vedere la gente affannarsi senza ritegno per ricevere le sue elargizioni. Poi, finita la festa, il popolo si ritirava mesto e sottomesso in casa coi suoi quattro stracci e un pezzo di porchetta tratto fortunosamente dalla calca.
Ma qui le cose, dopo tanto clamore propagandistico e attese così mirabolanti ('abolizione della povertà') , potrebbero andare diversamente, se la porchetta di cittadinanza si rivelerà esigua e mal distribuita. Da quel balcone Di Maio potrebbe essere appeso a testa in giù. Come un maialino.