Perché Grillo ha scelto di usare una mano di gomma staccata da un manichino femminile e non da un corpo maschile? Perché la mano finta, con cinque dita come il numero simbolo del Movimento, è stata brandita come argomento di persuasione occulta se non di minaccia all’integrità e sacralità del Corpo dello Stato?
di Vito Barresi
Macabra immagine di una mano tagliata, amputata, che richiama altri codici sia nazionali che esteri. Un segnale, un laspus psicopolitico freudiano o junghiano?
Sul lettino degli psicoanalisti della politica attuale sembrerebbe che il tempo del Movimento 5 Stelle sia scaduto. Il ciclo di vita di un Movimento che ha rapidamente conquistato le Istituzioni, e che con esse non riesce ad andare d’accordo facilmente, si va sempre di più pericolosamente accorciando.
Con una velocità impressionante il processo di dissoluzione del consenso, che ha sfiorato il tetto del quasi plebiscitario, conquistato dall’ex capocomico Beppe Grillo, in poco meno di dieci anni, appare sempre più evidente e in tutta la sua portata disgregativa, ogni giorno in più che i suoi rappresentati passano seduti sugli scranni del potere romano, del Governo e del Parlamento.
Vampirizzati da Salvini, smantellati dall’energia dirompente dei nuovi Team civici e locali, la loro parabola tende al rapido declino.
Tuttavia, sostiene la 'fronda' interna, non sono gli avversari che stanno distruggendo il Movimento Cinquestelle ma il carico di contraddizioni esplosive che ne minano la mente, la struttura, le relazioni, la comunicazione.
La loro ‘malattia’ è senile, un processo d'invecchiamento impressionante, una sorta di mesmerismo alla Edgar Allan Poe che non li ha anticati ma spietatamente invecchiati. Svelandone, al contempo, il più profondo inconscio reazionario, fascistoide, che spesso brilla luciferino nella qualità culturale della battuta e della trovata scaduta del loro capo Beppe Grillo.
Un uomo in qualche modo disperato che ha tentato di mettere in scena l’ultimo grande spettacolo della sua vita proprio con questo Movimento a scadenza programmata. La sua sarebbe stata una 'piece' tragicomica tra Moliere e il Teatro dell’assurdo, un misto confuso ma abilmente miscelato di miti consumistici e deliri alternativi, richiamandosi ai tic comportamentali degli italiani poveri, alle angosce e agli incubi di un ceto medio che cade nel pozzo della miseria e vede i suoi figli ridotti all'elemosina verso i vecchi politicanti del regime repubblicano, con il cappello in mano a chiedere reddito di cittadinanza vestiti con gli abiti charlottiani dell’attore genovese Gilberto Govi.
Romeo e Giulietta erano giovani e sinceri amanti a Verona. Ma Di Maio e Salvini sono, invece, separati in casa a Roma, fin dal primo giorno di un matrimonio combinato senza un jus prime noctis, dai loro genitori Beppe Grillo e Silvio Berlusconi, un cabarettista e un televisionaro, che hanno firmato il contratto matrimoniale con consapevolezza di arti e raggiri, tipici dei più classici mezzani e paraninfi.
Hanno inventato anche un triangolo non si sa ancora quanto perverso tra Di Maio-Conte-Salvini, dove è poco chiaro, dal punto di vista di genere, chi sia maschio e chi femmina, una sorta di ‘menage a trois’ che fa rabbrividire anche gli antichi e presepiali ‘femminielli’ che si innamoravano dei Zezi di Pomigliano d’Arco.
Tra Luigi e Matteo non c’è stato innamoramento e neanche 'petting' tra fidanzati. Non si toccano, non si guardano, sono gelidi, freddi e indifferenti, perché i Cinque Stelle per vergogna non hanno nemmeno il coraggio e il pudore di chiamare sinceramente Salvini un loro fedele alleato.
Se non si svela per intero la sindrome di doppiezza e di sdoppiamento, una nevrosi relazionale di stampo freudiano che li sta letteralmente portando alla schizofrenia politica più pericola e assurda, non si riuscirà neanche a trovare la medicina giusta per guarire da questo contagioso e virale stato mentale di confusione collettiva.
L’urgenza di trovare il ‘vaccino’ sta tutta in quella inquietante manina di plastica, agghiacciante nuovo simbolo della frammentazione e segmentazione del Corpo Femminile del Popolo Italiano.
I Cinque Stelle vorrebbero sconfiggere lo Stato apparato ma ormai vedono in ogni dove fantasmi minacciosi, trame, delitti, segreti, complotti internazionalie plutocratici, fino rasentare la paranoia che si legge nei loro volti e nei loro atteggiamenti attorno ai Palazzi e nelle aule parlamentari, nelle stanze del potere sublime governativo e ministeriale.
In preda a una vera e propria isteria gridano allarme dappertutto, a tal punto da guardarsi in cagnesco anche tra loro stessi, istigando dal Palazzo una Piazza che si è improvvisamente sgretolata come certificato dal flop della loro ultima kermesse romana.
Nel frattempo, seguendo alla lettera il diabolico disegno berlusconiano, il sodale del contratto, cioè Salvini, li sta completamente vampirizzando, con l’obiettivo di farli precipitare sotto la quota del 20%, per poi dargli la coltellata finale alla gola e concludere il dissanguamento definitivo.
Per il Movimento Cinque Stelle il destino sarebbe, secondo queste ricostruzioni, diventare a breve zombie di se stessi. Il processo di dissolvenza mediatica e molto simile a quello che accade nelle mode televisive.
Un pò come è avvenne al fondatore e tiranno Beppe Grillo, una creatura elaborata e lanciata nel mercato sottostante da Pippo Baudo, la cui icona morale si rispecchia totalmente nel movimento che ha voluto, strutturato e comandato a sua immagine e somiglianza.
Tra loro nemici i penta leghisti si odiano sconfinatamente e si trattano guardingamente. L’esercizio quotidiano del potere appare tremendamente inibito dalla paura l'uno dell’altro. Infatti litigano, bisticciano, pasticciano cercando di impedire che qualcuno faccia la mano morta sul culo dell’avversario/a.
Come in tutte le rivoluzione per salvarsi l’anima il movimento avrebbe dovuto sviluppare una controrivoluzione interna per depurarsi e istituzionalizzarsi. Ma così non è stato perchè gli uomini che il movimento cinque stelle a sceltop per cooptazione e a messo in campo alle elezioni, a cominciare da Di Maio, sono l’espressione bieca non di un ceto medio dirigente moderno ma della scadente qualità degli impreparati, dei denigratori occulti della militanza di base, civica e democratica.
Per loro la politica è stata solo l’opportunismo di saltare sul carrozzone del capocomico Grillo e di lasciare fare tutto a Lui fino a esaurimento, sold-out.
Non solo del programma e dello spettacolo ma di ogni posto a sedere in ogni ordine e grado.