A pochi passi dal Lanternino, il più antico faro del Porto Vecchio di Cotrone, si nota sommersa tra barche in carenaggio e piccole vele al vento di regata, una capannina apparentemente dimessa, quasi un rustico, messa a sghimbescio appena sotto un muraglione di cemento, baluardo frangiflutto del molo, dove d’inverno le mareggiate fragorose e sonore si infrangono gigantesche con ondate di schiuma di forza titanica, ruggito di un mare immenso che si apre proprio sotto i bastioni dell’imponente roccaforte spagnola, il vasto e articolato Castello Aragonese voluto da Carlo V all’epoca del suo impero euro mediterraneo. Qui, dove tutto ha un segno penitenziario, duro, pericoloso, suggestionando chiunque non osservasse da solo le necessarie precauzioni in zona di pericolo.
di Vito Barresi
La cabina in cemento armato si presenta nel volume di una costruzione minimale con dotazioni strumentali e tecniche importanti e specialistiche, sonde invisibili a occhio nudo che affondano silenziose nelle acque del porticciolo turistico delle barchette, esponendo alla banchina l’asta metrica, graduata, per misurare a vista il livello del mare.
Prima i vecchi pescatori e i diportisti senior vanno a memoria del perfetto cilindro in stile architettura di regime dove a caratteri alfabetici dell’epoca, si leggeva intestazione Mareografo ai tempi del Fascismo.
Grande apprensione su l’intera costa jonica del crotonese, il vasto promontorio che dall’altopiano silano scende a valle del fiume Neto e che dalle colline e persino dai grandi laghi di montagna s’affaccia, straordinaria finestra naturale, sui paesaggi marini e rivieraschi del mare Jonio, alla notizia dell’innalzamento del livello del mare.
Durante la notte tra il 25 e il 26 ottobre le emittenti radiofoniche italiane ed estere davano conto di un terremoto di notevole intensità avvenuto nelle non distanti regioni del Peloponneso in Grecia, segnalando nel contempo un evidente rilevanza mareografica al largo di Crotone, in Calabria, suscitato da un incremento della massa acquatica, talmente forte da generare il possibile e rischioso fenomeno dell’onda anomala.
Onda d’acqua altrimenti detta Tsunami che dovrebbe lasciar pensare, riflettere, capire cosa fare di fronte al rischio reale di una catastrofe.
Lo Tsunami si presenta improvvisamente con una serie di onde gigantesche generate da una perturbazione a grande scala del mare. Può scaturire da terremoti sottomarini, ma anche e si faccia attenzione da frane e sprofondamenti sottomarini, da eruzioni vulcaniche prossime al mare o sotto il livello del mare, nonché dall’impatto di meteoriti.
Lo Tsunami è acusmatico, pitagorico. Infatti tra le sue caratteristiche conta molto la ‘sonorità’ che segnala l’arrivo dell’onda anomala con un sordo rumore di fondo, somigliante a quello di un treno o di un jet.
Tsumani a Crotone? Sicuramente evento eccezionale ma non raro. Si narra che l’acqua del mare invase per intero il rione Marinella, ancor di più attualmente posizionate leggermente sotto il livello del mare. Situazione identica per la Pescheria nella città vecchia, fin quando nel 1908 il mare bagnò persino la Chiesa dell’Immacolata.
Statistiche storiche esigue, riferimenti eterogenei comunque sintetizzati in un caso simbolo quello del più importante caso di tsunami di cui si ha memoria, scaturito dal terremoto di Messina, del 1908, che generò un’onda che investì le coste calabre e siciliane, provocando circa 2 mila degli 85 mila morti, registrati in quel disastro.
Un fatto che sta nascosto, accantonato nella memoria profonda delle popolazioni calabresi e che altrimenti dovrebbe mobilitare l’opinione pubblica già da adesso sull’insufficienza dei programmi di sicurezza governativi e regionali destinati all’area jonica della Calabria, sullo stato e le eventuali carenze dei sistemi di allerta, sulla formazione delle comunità in caso di calamità, per evitare che un maremoto diventa catastrofe.
Quanto rischia la Calabria e quanto rischia un città fortemente esposta alle emergenze sismiche, alluvionali e marittime come Crotone?
D’altra parte la geografia di questo specchio di mare, che già sulle cartine si colora con un blu intenso e cobalto (quasi la tela di un pittore che dipinge in concrezione, usando il blu di Prussia in olio e acrilico increspato) è indicatore di un baratro continentale di vertiginosa profondità. Siamo nel grande mare degli dei antichi, dove si racconta onda su onda la fiaba odissiaca, e si recita come una poesia di volta in volte suadente, sirenica e spaventosa il verso boreale della poesia, lo zefiro della mitologia omerica.
Tuttavia l’attenzione verso il Jonio contemporaneo è tutta puntata anacronisticamente sugli alieni, i clandestini che vengono lungo la rotta dei migranti. Nonostante tralasciando la mappa tematica di un’ area dove le sorgenti sismiche potrebbero generare fenomeni tsunamici, nonostante la documentazione scientifica in proposito è probante, elaborata dall’Ispra, con la collaborazione del Prof.Stefano Tinti del Dipartimento di Fisica - Settore Geofisica dell'Università di Bologna - e facente parte del Intergovernement Coordination Group for the North-East Atlantic, the Mediterranean and Connected Sea Tsunami Warnig System (ICG/NEAMTWS).
Ispra è il nome in sigla dell’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale, dotato di un Servizio Mareografico che dispone di una Rete Mareografica Nazionale composta di 36 stazioni di misura sul territorio nazionale situate in maggior parte dentro le strutture portuali.
Crotone fa parte della Rete Mareografica Nazionale con una stazione ben localizzata in un angolo del Porto Vecchio che comunque sconta uno stato di evidente confusione e degrado, presentandosi occultata e letteralmente assediata da altre attività e presenze edilizie, in un'area degradata ancora non soggetta a bonifica, con evidente depreziamento della struttura che ingenera evidenti difficoltà anche ai funzionari e ai tecnici del Servizio.
Ciò richiederebbe un ulteriore approfondimento sul mancato riordino e riassetto urbanistico di quella zona, sulle assenze deplorevoli da parte di tutte le amministrazioni statali che hanno sede nell’area portuale, sul disordine complessivo di una zona ceduta all’Autorità Portuale, sul rischio e sui pericoli per la pubblica incolumità dei cittadini, degli utenti e dei turisti, nel plateale disinteresse delle autorità militari, civili e comunali.
Per rimanere sul tema dei nuovi guardiani del mare e del ‘water front’ crotonese va anche aggiunto che oltre le piattaforme ‘dovrebbero’ essere state posizionate anche se non sappiamo se siano funzionanti alcune boe Dart (Deep-Ocean Assessment and Reporting of Tsunami), particolarmente utili per giungere all’immediata individuazione di uno tsunami, trattandosi di un sistema che permette di misurare la pressione sul fondale marino, in base all’individuazione di piccoli cambiamenti nel livello del mare, poi trasmessi via satellite ai centri responsabili.
Ma su questo, come su quanto descritto, cioè dello Tsunami Pitagorico, in Comune, Provincia, Regione Calabria, amministrazioni dello Stato, Procura della Repubblica, Prefettura, Questura, ecc. nessuno pare sappia niente di più. O almeno in questa città dove è perfetta la sinergia del non fare tra Stato ed Enti Locali si continua a far finta di non sapere.