Ho già recensito diversi libri di Peter Wohlleben, che in Italia sono pubblicati da differenti case editrici, in questo caso specifico dal gruppo macro (www.gruppomacro.com). I suoi libri per me sono diventati imprescindibili. Wohlleben sfata luoghi comuni su animali e piante, riesce con semplicità a descrivere meccanismi comportamentali insiti nelle specie selvatiche alla luce delle più aggiornate scoperte scientifiche. Trovo che abbia la rara capacità di saper comunicare ad un vasto pubblico i dati scientifici, facendo conoscere inoltre il suo lavoro di forestale da vicino, un lavoro fatto di osservazione quotidiana e di scoperta, anche attraverso la banale esperienza del vivere assieme ad animali domestici come capre, maiali, cavalli, cani, gatti, galline.
Patrizia Muzzi
Ci sono tanti motivi per cui dovreste leggere questo libro. Uno riguarda, per esempio, gli errori che troppo spesso commettiamo pieni di buone intenzioni, ma che possono causare la morte di esemplari selvatici.
Presi da istinto materno, cerchiamo di raccogliere i cerbiatti dai boschi quando sono cuccioli e abbiamo l’impressione che siano stati abbandonati. Così facendo li condanniamo a morte certa. Conoscere meglio la loro etologia li salverebbe anche dalle tragiche morti per opera delle falciatrici meccaniche. I cuccioli rimangono per ore accovacciati sui prati, in attesa che le madri ritornino. Nel frattempo le falciatrici li maciullano o gli amputano gli arti. Basterebbe usare un cane per una rapida ricognizione: in questo modo, gli animali correrebbero via con le madri.
E che i topi sono empatici, lo sapevate? Che i cani e i gatti sanno contare? Che i maiali si danno un nome e che riconoscono i parenti anche a distanza di anni, così come i cinghiali? Sia i cinghiali che i maiali sono pulitissimi, creano nidi per dormire molto lontano dai luoghi dove defecano, se messi in condizioni di farlo.
Ho scoperto che negli Stati Uniti e in alcuni Paesi dell’Est europeo si incrociano lupi con cani husky con la speranza di ottenere animali di indole mansueta e dall’aspetto selvaggio. A parte che è un reato, non acquistate mai cani di questo genere, alimentano il mercato nero e causano la sofferenza di creature che a fatica si adatteranno a una vita da salotto e men che meno alla nostra compagnia, così come avremmo voluto. La spiegazione la fornisce la scienza, poiché esiste una differenza saliente nella fase d’imprinting del cane e del lupo che potete leggere nel capitolo dal titolo inequivocabile: Selvatico resta selvatico.
Ho brutte notizie anche per i pescatori: la bocca dei pesci presenta recettori del dolore che inviano segnali al cervello esattamente come succede a noi. Quindi, questi poveri animali soffrono eccome, quando si agganciano agli ami da pesca.
In Consiglio Comunale Regionale della Lombardia, si è giocata una pericolosa partita che riguardava due progetti di legge sulla caccia. Uno prendeva in considerazione l’utilizzo di richiami ‘vivi’, andando contro le normative europee che ne impedirebbero l’uso, e l’altro riguardava l’esercizio della caccia in deroga per due specie considerate protette.
Per fortuna, per questa volta, i due progetti non sono passati, ma i voti che hanno permesso di impedire l’ennesima follia sono risicati e tra pochi mesi i progetti potranno essere ripresentati.
Quanti sono i morti per caccia in Italia? Solo nel 2018 sono stati una trentina, più una ottantina di feriti e non parliamo del numero di animali domestici soppressi incidentalmente. Facciamo un confronto con chi maneggia armi per mestiere: nel 2014 sono morti due militari italiani in missione all’estero: uno per un malore e uno per suicidio.
Sempre nel 2014, in base ai dati riportati dall’Eco di Bergamo, sono stati soppressi durante la caccia almeno seicentomila animali tra cui cinquantaseimila gatti e sessantamila cani. Sono spesso gli stessi cacciatori a uccidere i propri compagni di disavventura: per maltrattamento, con bocconi avvelenati, per errore durante la battuta di caccia, per sevizie.
Vogliamo parlare degli animali negli allevamenti intensivi? Abbiamo ancora bisogno di prove che dimostrino che queste bestie soffrono una breve o lunga vita di vero inferno?
I maiali istruiscono la prole, assistono le figlie al momento del parto, reagiscono quando sentono pronunciare il proprio nome e superano il test dello specchio ma ogni anno la sola Unione Europea ne uccide duecentocinquanta milioni.
Quello che mi sconvolge sono i numeri della votazione in Regione Lombardia. Proposte di quel genere dovrebbero ricevere un NO dalla quasi totalità dei presenti. Abbiamo ancora davvero bisogno della caccia e della pesca per divertirci? Caccia e pesca andrebbero abolite per legge. Andrebbero, invece, creati veri e propri eserciti di esperti zoologi per ripensare il mondo da un altro punto di vista: quello degli animali. Di tutti gli animali.
Leggete i libri di Peter Wohlleben, sono chiari e interessanti. Non guarderete più il mondo animale e vegetale con gli stessi occhi.