Le tragicomiche fobie di un leader tra la pagliuzza dei “nemici” e le travi degli amici

9 novembre 2018, 15:26 Sr l'impertinente

“I grandi si sentono grandi solo perché noi siamo in ginocchio: alziamoci!” (Louis Marie Prudhomme). C'è quasi tenerezza e perfino un pizzico di compassione per gli ultimi colpi di coda di un sovrano, “regnante” sì ma ancora per poco e che ormai sente franare il terreno sotto i piedi e si aggrappa a parole astiose che non hanno nessun costrutto.


di Sr* L’Impertinente

Parole, quelle scritte (o fatte scrivere) dal leader dei Demokratici, che dipingono i nemici esterni a Sculcolandia con termini come “armata Brancaleone”, mentre non si accorge più - o non lo vuole capire - che è proprio lui a guidarne una.

Parole che manifestano una reazione scomposta, mascherata da candido stupore, nell'aver scoperto, in tarda età, che c'è ancora qualcuno che ha il coraggio di dire le cose come stanno (e cioè, che vanno male) e che ha pure la schiena dritta (direttore docet) (LEGGI).


“Una piccola insurrezione, di tanto in tanto, è una cosa buona e così necessaria nel mondo politico come i temporali in quello fisico. Previene la degenerazione del governo e alimenta una generale attenzione per la cosa pubblica” (Thomas Jefferson)


Nonostante l'astio, però, un consiglio perfino gratis al reuccio di via Firenze lo vogliamo dare: non dovrebbe preoccuparsi così tanto dei giornalisti scomodi ma prendere coscienza che ciò che scrivono non sono cospirazioni quanto fatti concreti.

A cominciare dalle continue fibrillazioni nella sua maggioranza (si fa per dire) che ormai solo lui, il grande Blek, ha l'ardire di dirlo e perfino scriverlo che non esistano, quando sono talmente tante e contagiose che si sono spostate dall'ambito politico a quello amministrativo.pri

Il tutto si traduce in un'azione (sempre politico-amministrativa) di fatto sterile, tanto da necessitare del continuo sprone del leader: alle nostre latitudini lo chiamiamo “cazziatone”. Intanto la città è in ginocchio.


“Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!” (Peppino Impastato)


E che Crotone sia in ginocchio non è che lo dice solo chi scrive ma lo ha affermato nientemeno che il suo di sindaco durante l'incontro con i commercianti, un'altra categoria con la quale le relazioni di Sculcolandia pare si siano sgretolate per il venir meno del rapporto di fiducia.

Infatti, come chi scrive ha già più volte detto, si fa sempre più aspro il dualismo tra i due assessori forti della Giunta, Rori De Luca e Leo Pedace: i classici due galli in un pollaio che concorrono al chi è più attivo ed efficace a colpi di comunicati.

Il buon Rori è appoggiato dal leader che lo ha anche aspettato per farlo entrare nell'esecutivo, mentre non troverebbe più il gradimento del sindaco, sempre più insofferente nei suoi riguardi.

Primo cittadino che, invece, è più legato al club dei Pedace, con in testa Leo, che ha trovato una nuovo appoggio in un'altra componente del Governo cittadino, l'assessore Sabrina Gentile, con tanto di foto per sopralluoghi tecnici a certificarlo.


“Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella zona grigia in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva, bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi”. (Rita Levi-Montalcini)


Litigiosità e dualismo si sono trasferite, come detto, anche in ambito dirigenziale, con Germinara (altro cocco di Sculco) che viene quasi beatificato, mentre la collega Timpano resta o, meglio, è tenuta un po' più ai margini.

Questo perché mentre il Germinara non avrebbe mai creato problemi nel firmare i provvedimenti proposti dal manovratore, la consorte del Presidente del Consiglio Comunale sembra più restia a farlo: ed ha perso, perciò, gradimento.

Così, pur essendo chiamata a fiducia a ricoprir l'incarico, sembra che di fiducia nei suoi confronti non che ce ne sia più tanta e che la sua poltrona cominci anche a traballare, nonostante i legami familiari di peso. Intanto sarebbero allo studio apposite formule per rimuoverla.


“Dicono che il silenzio sia di chi s'accontenta; ma io vi dico che il rifiuto, la ribellione e il disprezzo si annidano nel silenzio”. (Khalil Gibran)


La maggioranza che sostiene l'amministrazione del duo Sculco-Pugliese è sempre più una raffigurazione mitologica, mantenuta in vita solo da alcuni voti del Pd, perenne stampella in vista di possibili future alleanze.

Alleanze che servono come il pane con le elezioni Regionali alle porte, specie quando dal Centro Destra - con il quale c'erano stati degli abboccamenti - Sculco è stato respinto e, a quanto pare, anche con sdegno.

Porte chiuse dalla Lega, ancor di più dal Movimento 5 stelle. Resta, dunque, lo spiraglio delle porte socchiuse dal Pd, in cui cercare di entrare per non restare isolati più di quanto lo si sia è già.


“Le masse non si ribellano mai in maniera spontanea, e non si ribellano perché sono oppresse. In realtà, fino a quando non si consente loro di poter fare confronti, non acquisiscono neanche coscienza di essere oppresse”. (George Orwell)


Invece di occuparsi di fantomatici nemici esterni, il buon Sculco, dunque, dovrebbe preoccuparsi di quelli interni, tanto nell'amministrazione quanto nella civica assise: questi sì reali!

Da più parti è arrivato l'invito al sindaco, Ugo Pugliese, a ripercorrere le orme del suo predecessore, il mai così rimpianto Peppino Vallone, recidendo il cordone ombelicale con Sculco e che rischia di strozzarlo.

Al primo cittadino, in particolare, è stato proposto di rompere con Sculcolandia e cercare in Consiglio i numeri necessari per andare avanti: ma in piena autonomia, assicurandogli, in questo caso, appoggio anche dal fronte Centro Destra.


“La cosa più sgradevole che il vostro peggior nemico vi dice in faccia non si avvicina nemmeno a quello che i vostri migliori amici dicono alle vostre spalle.” (Alfred De Musset)


A chiosa di questo pezzo, e coi molti indizi ormai a disposizione della pubblica opinione, ci pare proprio che il grande Blak con l'andare del tempo stia diventando assai simile - come recitava un vecchio adagio - alla “gatta della credenza, che com'è si pensa”.

L'ossessione compulsiva non ce l'hanno, infatti, coloro che osano scrivere su di lui (forse non c'era più abituato), ma lui stesso che si sente circondato da nemici, dappertutto, sfoderando quella ritrita e anziana formula degli ex poteri forti senza accorgersi (a facendo finta di non farlo?) di quelli veri che ha sotto il naso.

Lo possiamo rassicurare, infine, e di ben due cose: noi non scenderemo mai sul personale, come lui ha fatto (c’è un'etica anche in ciò che si scrive) e non ricorderemo il suo trascorso giudiziario (come altri hanno fatto ad ogni piè sospinto).

Inoltre, stia sereno: non abbiamo alcuno ossessione nei suoi riguardi, considerato che abbiamo dispensato la nostra attenzione a tutti, anche ai suoi nemici: quelli veri, s'intende!

* Simbolo dello Stronzio