Dopo le eclatanti proteste per difendere lo stadio Ezio Scida, ci si aspettava altrettanto interesse per un'altra struttura che sforna campioni ed è diventata simbolo di una città atletica ed in grado di competere e gareggiare in tutta Italia. Ma la chiusura della nuova piscina comunale non ha sortito nessun effetto, ed anzi pare non interessi nessuno al di fuori dei diretti interessati.
di Francesco Placco
“Non c’è un altro posto del mondo dove l’uomo è più felice che in uno stadio di calcio”, sosteneva Albert Camus, e a distanza di quasi un secolo non si può far altro che dargli pienamente ragione: il calcio continua ad essere lo sport più seguito in assoluto, e pare possa vantare - secondo le stime più recenti - circa 3,5 miliardi di fan in tutto il mondo.
Il gioco è diventato parte integrante della vita di milioni di persone in ogni paese, Italia compresa.
A Crotone non si fa eccezione, il calcio è lo sport più seguito e più praticato, nonostante la città possa vantare una storia sportiva vasta e variegata.
Tra le storiche eccellenze locali troviamo quelle legate al mondo del nuoto, che dopo anni di inattività sono tornate in auge riuscendo a coinvolgere sempre più persone.
Una vera e propria rinascita, che in pochi anni ha riportato in città la passione per il nuoto e gli sport acquatici. Il riscontro è stato più che positivo, e le varie società sportive sono tornate a gareggiare in tutta Italia ed a collezionare vittorie.
Purtroppo però, come un fulmine a ciel sereno – almeno per l’utenza della piscina – l’impianto è stato chiuso lo scorso 15 Novembre.
Un breve comunicato sulla pagina Facebook della piscina e successivamente una serie di accuse tra il consorzio che gestisce l’impianto ed il Comune di Crotone.
La questione è delicata tanto da finire al centro di un’indagine della Procura, e riguarda due aspetti della nuova piscina comunale: la sua gestione assegnata “in modo provvisorio” sin dalla sua inaugurazione il 17 Gennaio 2013 (LEGGI), ed il suo utilizzo “a costo zero”.
In soldoni – dato che di soldoni si parla – negli ultimi cinque anni è stato il Comune a farsi carico del pagamento delle utenze della piscina olimpionica, quando invece pare che avrebbe dovuto pagare il consorzio che la gestisce.
La cifra gira intorno al milione di euro, spesi dall’Ente (e quindi da tutti noi) invece che dal gestore (e quindi dagli iscritti alla piscina).
D’altra parte il consorzio si difende in quanto “ha sempre ottemperato agli impegni legittimamente assunti con l’ente Comune attraverso la Convenzione stipulata con lo stesso, anche completando e migliorando l’impianto”. Nel dubbio, tutto è stato fermato per cercare di capirci qualcosa in più.
Aldilà della delicata situazione, non si può fare a meno di notare il generale disinteresse verso l’impianto sportivo. Il nuoto rappresenta sicuramente uno sport un po’ più di nicchia rispetto al calcio, ma la differenza in questo caso è abissale: nessuno si è minimamente interessato della piscina.
Questa, a differenza dello stadio, non ha rischiato di chiudere ma ha chiuso direttamente, lasciando “a terra” non solo i comuni corsisti ma anche gli atleti che ora non hanno dove allenarsi in vista delle competizioni.
Un silenzio assordante, se paragonato al “bordello” che si è fatto per l’Ezio Scida, dove oltre alle proteste si è visto anche un appello firmato da ben quarantuno giornalisti locali che scongiuravano in tutti i modi l’interdizione della struttura.
Oggi però, a differenze di qualche mese fa, nessuno fiata: la piscina non è lo stadio, e non ci sono motivi - specialmente economici - per difendere l’impianto dalla chiusura.
L’unico intervento, esterno, è stato quello della FIN Calabria (QUI), che ha chiesto un incontro con il sindaco per “fare da garante” e scongiurare la chiusura dell’impianto, in quanto “ci preme sottolineare che la nostra unica esigenza e volontà è quella di tutelare tutti gli atleti, agonisti e non, e tutti coloro che usufruivano della struttura per fare sport”.
La vicenda della piscina è emblematica delle condizioni in cui ha operato per anni il Comune di Crotone, poco trasparenti e trascurate: ma le cose possono cambiare.
Le indagini faranno il loro corso e si capirà se questo milione di euro ormai è bello che andato o se in qualche modo dovrà essere risarcito o, in estremo, si troverà un'altra soluzione.
Quel che per ora è certo è che esistono per davvero sport di serie A e di serie B: ed in una città come quella di Crotone, dove fin troppo spesso ci si vanta dei millenari atleti pluripremiati del passato, ci si dimentica di difendere il puro e semplice agonismo sportivo.