Ma c’è ancora una Chiesa a Crotone? 2019, l’ultimo anno in Diocesi del ‘silenzioso’ Arcivescovo Graziani

8 gennaio 2019, 07:31 100inWeb | di Vito Barresi

Ma c’è ancora la Chiesa nella città di Crotone? Finite le feste natalizie, concluse con l’Epifania, è questa la domanda che si infittisce e si espande ogni giorno che passa tra lo scorso anno e il nuovo, questo il mormorio diffuso in mezzo al gregge dei fedeli crotonesi, quelli che, vicini o lontani, hanno atteso tra le navate della Cattedrale una voce in tal senso, un richiamo, un’omelia, una lettera pastorale da parte di un Vescovo silente ormai vicino alla data della pensione. Una parola che ancora una volta non è venuta da chi altrimenti non si dovrebbe mai stancare di cercare chi vuole essere salvato.


di Vito Barresi

Un discorso che purtroppo non c’è stato né durante il trascorso 2018 né all’inizio dell’anno nuovo, allorquando ci si poteva soffermare anche per qualche istante per tracciare un sunto e qualche considerazione sul passato, riflettere sulle sfide che ci attendono nella comunità territoriale nell’imminenza del futuro.

Che cosa si aspettavano in buona sostanza i fedeli, la cittadinanza, i laici, gli atei, forse persino i non credenti o appartenenti ad altre religioni, se non che da un’istituzione religiosa tanto importante e incisiva nella memoria storica, nell’identità culturale e nella vicenda socio economica del territorio sgorgasse un augurio che l’anno appena iniziato sia foriero di pace e benessere per le famiglie e per tutta società crotonese?

D’altra parte è risaputo, a parte qualche improvvida battuta televisiva di un eminente conto terzista a capo dell'amministrazione comunale, che Crotone è una comunità locale fortemente e quotidianamente impegnata in una molteplicità di disagi e avversità che vanno dalla crisi economica alla transizione post industriale, dagli effetti della globalizzazione in sede locale al duplice e complesso fenomeno dell’emigrazione dei nostri giovani e dall’immigrazione di ampie e disorientate, nonché sofferenti minoranze etniche, religiose e culturali, diverse in tante cose dalle popolazioni autoctoni e ospitanti, provenienti da ogni parte del mondo, Asia, Africa, Europa, Americhe, ecc.

Per cui se nessuno può in alcun modo mettere in dubbio la qualificata autorità spirituale di un arcivescovo della Chiesa Cattolica di Crotone-Santa Severina, o magari affermare stoltamente che non abbia avuto la “premura” di un ascoltatore attento e sensibile alle problematiche che riguardano la comunità, il suo sincero e umile desiderio di porsi al servizio del bene, non di meno si dovrà anche constatare che Graziani è apparso spesso dubbioso, quasi sempre ritratto rispetto alla propria capacità di interazione con il contesto sia ecclesiale che sociale, come se egli avesse scelto la strada di non ingerire nelle varie problematiche che pure attanagliano e affliggono questa terra, dall’ambiente all’immigrazione tra tutte, piuttosto e costantemente bene attento agli schizzi di fango e argilla che avrebbero potuto sporcare il lembo del suo mantello e che vanno dalla questione discarica, a qualche caso di pedofilia clericale, all'irrisolta questione delle questioni cioè la Misericordia di Isola Capo Rizzuto e la gestione della macchina dell'accoglienza, al caso eclatante dell’arresto di un prete, come se l'Italia fosse il Burundi o la Cina, vale a dire alla delicata vicenda di Don Edoardo Scordio che si dichiara sacerdote innocente, “ingiustamente” e duramente colpito da accuse infamanti di collusione con la 'ndrangheta.

Crotone dovrebbe essere un piccolo ponte tra i popoli, un luogo dove si intrecciano storie che hanno un valore enorme per far crescere la cultura della pace e della convivenza nel Mediterraneo, specie per il continente africano, dove permangono guerre atroci e diffuse povertà.

Pochi cenni sulla tormentata e grave situazione in cui si trovano, in questo lembo di Calabria migliaia di immigrati che rischiano con le nuove norme Salvini di essere buttati in fondo al baratro della clandestinità, con la fine di ogni loro speranza, nessun monito sulle politiche contrarie al terzo settore, alla chiusura infame dei porti italiani, specie quello di Crotone approdo di tanti immigrati.

Tutti hanno atteso almeno un commento, un pensiero significante alla vicenda ormai celebre della famiglia di emigranti scacciata dal Centro di accoglienza, poi andata in prima pagina sui giornali nazionali e mondiali, a cui Famiglia Cristiana ha dedicato l’evidenza e la priorità della propria copertina.

Come pure una parola, un cenno, un plauso alla storia straordinaria di Mustafà, il crotonese che fa vacillare la presunta supremazia del meglio di noi, meglio dei cutrunisi non ci sia altro, nominato Cavaliere della Repubblica, massima onorificenza pubblica dal Presidente Mattarella, per aver salvato un medico, una cristiana che rischiava di essere uccisa dalla mano violenta di un altro cristiano che l’ha pugnalata.

Tuttavia se tra le navate della Cattedrale non c’è tanta luce, se un presepe appare buttato disordinatamente sulla bolla in marmo di un Papa che la scrisse per rifondare l’Arcidiocesi, non per questo la città di Crotone resta indifferente alla imminente nomina di un nuovo Vescovo che parli e non bisbigli, che faccia brillare il vero volto pastorale, quello che, purtroppo dopo Mons. Giuseppe Agostino, forse è finito se non oscuro addirittura indecifrabile.