Un viaggio fotografico con il respiro di un enorme reportage internazionale, cosmopolita, un Grand Tour antenato della odierna epoca della globalizzazione, che ci trascina nei più bei Giardini Botanici esistenti nel mondo. Pagine e immagini che ci trasportano come in un sogno nel giardino botanico di Kyoto, in Giappone, aperto nel 1924 e che nel dopoguerra venne sequestrato dagli alleati, adibito a segheria, prima di venire chiuso e di essere poi definitivamente riaperto al pubblico nel 1961, in cui si possono ammirare e osservare ben centoventimila piante appartenenti a dodicimila specie vegetali differenti, dai bonsai alle camelie, dai bambù ai ciliegi.
di Vito Barresi
Orti botanici, Passato, presente, futuro, è un libro fotografico diviso in sette capitoli in cui si racconta la storia dei raccoglitori di piante, dei visionari dei seguaci e dei costruttori di Orti botanici in Europa e nel mondo. Con le splendide fotografie di Angelo Sganzerla, per L'Erbolario edizioni, con testi di Irvana Malabarba & Angelo Mojetta, il lettore avrà l’incantevole piacere di sfogliare e leggere l’affascinante storia di cacciatori di piante che, ovunque e ancora oggi, raggiungono gli ecosistemi e le biodiversità più nascoste e protette, con il solo scopo di impiantare e ricreare in Europa, in Italia, ovunque nelle grandi metropoli del pianeta, ambienti di sogno e contesti floreali, vivaistici, esotici, mediterranei.
Luoghi persino fiabeschi per non dire suggestivi, in cui poter approfondire e divulgare la conoscenza, effettuare la ricerca, incrementare il sapere attorno al mondo botanico e al regno vegetale, al grande multiverso della flora mondiale, acquatica, fluviale, montana, lacustre, desertica, in sintesi terrestre, che si chiude con una riflessione approfondita su ciò che oggi sono gli Orti Botanici, dopo la loro lunga e fantastica storia secolare, in cui natura e architettura si incrociano nel sublime di una costruzione di bellezza, più che mai proiettati verso il futuro di nuovi orizzonti progettuali.
Tuttavia, sono ormai passati molti secoli, da quando l'orto botanico era solo un luogo dove coltivare e studiare piante utili alla salute dell'uomo, poichè con il trascorrere del tempo esso si è lentamente trasformato in uno spazio dedicato anche al tempo libero, alla fruizione culturale, alla divulgazione, proponendosi come un invito a ritrovare il contatto con la natura tra la primaverile distesa di Narcisi nel Brooklyn Botanical Garden di New York, ammirare le splendide vedute dell'Orto botanico di Oxford, all’ombra della torre campanaria di Magdalen College, situato al centro della città, costruito nel 1622 per le piante medicinali, il più antico della Gran Bretagna con una superficie di 8 ettari di terreno su cui vegetano 8000 diverse specie.
Per descrivere gli Orti botanici si potrebbe attingere a varie definizioni, diversamente da una maniera molto elementare, così che in una grande città essi sono nient'altro che giardini antichi, abbastanza desueti, chiusi nelle mura delle strutture universitarie, piccoli paradisi quasi di proprietà privata e casati nobiliari decaduti, luoghi persino un pò misteriosi che rimandano alle ‘spy-story' con sfondi naturali, oppure ai gialli con scenari londinesi.
In realtà gli orti botanici sono una straordinaria eredità culturale, preziosa e unica, autentici musei all’aperto, che conservano e proteggono collezioni di piante vive ed essiccate, di grande valore per la comunità scientifica e per il patrimonio storico-culturale, che mantengono la missione originaria di raccogliere e tutelare le collezioni storiche di piante, arte botanica, letteratura scientifica, archivi e repertori di ricerca, sviluppate attraverso secoli di caccia alle piante, ma anche trovare e nominare nuove piante, individuando le tecniche di coltivazione nell’habitat specifico, conservare semi come assicurazione contro la possibile e minacciosa perdita di biodiversità.
La domanda posta con questa galleria di un’affascinante sequenza di luoghi e piante dagli autori del libro, e con loro in primo luogo dal mecenate editoriale, Franco Bergamaschi, fondatore e mente ispiratrice de L'erbolario, va oltre l’apprezzamento e l’amore per il passato, per interrogarsi su quale sarà il futuro degli Orti botanici.
In quanto elemento unico nella costruzione del nostro patrimonio culturale storico e nella definizione consapevole colta e scientifica del rapporto tra società e natura, gli orti e giardini botanici sono protagonisti di un profondo mutamento, chiamati ad assumere nuovi compiti per il XXI secolo, tra cui primeggia per emergenza la difesa e la conservazione della biodiversità nel quadro di una strategia a livello globale, regionale, nazionale e locale.
Per questo, soprattutto in Italia, essi continuano ad essere al centro di una complessa riorganizzazione che affronta complicazioni e difficoltà, in un quadro sempre più confuso e caotico, che ancora non fornisce quella agognata certezza di riferimenti definitivi, sia alle componenti scientifiche e di ricerca applicata, sia a quelli riguardanti la fruizione particolarmente attrattiva e gradevole per il tempo libero, gli eventi culturali, i percorsi tematici e persino le grandi o specifiche esposizioni che dentro questo scenario possono organizzarsi.
L’attrazione e la curiosità che suscita questo libro risiede nella spinta a programmare un vero e proprio Grand Tour a partire dall’Italia, patria storica di questi gioielli della vegetazione con Pisa, Padova e Bologna, visitare l'orto botanico di Roma, alle Pendici del Gianicolo, nel parco di Villa Corsini, continuatore del Simpliciarius Pontificio Vaticanus, ammirare le felci arboree nel filiceto dell'Orto botanico di Napoli che, su 12 ettari, ospita circa 9000 specie vegetali e quasi 25000 esemplari. la monumentale Serra Merola in stile neoclassico, conosciuta come ’stufa temperata’, l'Orto botanico di Palermo con il suo storico Ficus Macrophylla di origine australiana, messo a dimora tra il 1840 e il 1845, un gigante con una chioma che se proiettata a terra raggiungerebbe in 1200 metri quadrati.
E, infine, perdersi tra le armonie dell'Orto botanico di Parma, originariamente giardino dei semplici, creato nel 1630 come spazio dedicato alla coltivazione delle piante medicinali, nel cui arboreto svetta un ginkgo biloba piantato nel 1791, un olmo dalla circonferenza di quattro metri e due pini originari della Sila calabrese, oltre che Magnolie provenienti dall'Asia e Ippocastani dalla Persia.
Grazie al gusto e alla sensibilità di Angelo Sganzerla e di Franco Bergamaschi, edizione sobria e rigorosa, un vero e proprio pregevole atlante di straordinari monumenti e istituzioni scientifico-culturali, che ebbero il merito di anticipare nella storia, ecco il memorabile percorso tra i prati e gli arbusti dell'immenso e complicato globale che si nasconde nella zolla localista di un rizoma, una radice, nella vita meravigliosa in una pianta, tra un albero, un fiore, una siepe e un specchio d'acqua in cui si riflettono le nuvole.