Serie B. Crotone sempre più a fondo, basta alibi: in campo con rabbia e voglia di vincere

24 febbraio 2019, 17:28 Trasferta Libera

Nel match di serie BKT, 25° giornata, il Brescia supera il Crotone con il risultato di 2-0, vantaggio conseguito con l’autogol di Salvatore Molina, a dieci minuti dal termine, seguito dalla espulsione di Machach per rosso diretto, lo stesso che aveva provocato la “punizione” da cui è scaturito il gol. Poi la rete di Donnarumma, subentrato al 68’, che mostra la sua capacità di fare gol, senza strafare, sfruttando un libero corridoio lasciato da una difesa che, più volte, ha dimostrato allergia al contropiede degli avversari.


di Giuseppe Romano

Per il Crotone sono troppe le autoreti ed è al settimo cartellino rosso. Conferme pericolose che azzerano la prova di forza, coraggio, solidità e l’accesa voglia di riemergere dalla zona paludosa della classifica.

Contro il Brescia è andata male quando Machach è entrato in campo (66’ al posto di Mraz) per dare energie fresche e maggiore intensità alla spinta.

Invece, il centrocampista rossoblù non ha retto a lungo alle provocazioni degli avversari che, consapevoli della sua fragilità, lo hanno “stuzzicato” senza limiti. Dare tutta la colpa a Machach sarebbe riduttivo e ingeneroso.

Su questa sconfitta hanno inciso tante cose discutibili, considerato che il Brescia non ha giocato da capolista e le difficoltà sono state minori di quelle preventivate alla vigilia dal Crotone.

In campo gli uomini di Corini hanno sofferto la pressione dei calabresi, fino al punto che l’arbitro ha dovuto estrarre il cartellino giallo per Cistana, Romagnoli, Semprini, Sabelli, schierati sulla linea difensiva, costretti ad interventi sporchi per arginare le tentate spinte dei calabresi.

Tra le “costanti i gravi infortuni che non danno tregua ai calciatori crotonesi: sono bastati pochissimi minuti per costringere Barberis, entrato al posto Gomelt (65’), a ricorrere allo staff medico per una vistosa fasciatura della testa, come era avvenuto a Vaisanen (24’) a Verona.

Infine, gli arbitri, spada di Damocle per la formazione pitagorica: troppi torti e tanti danni. Al termine di Brescia-Crotone, l’esplosione di Giovanni Stroppa dilania Zinedine Machach, “capro espiatorio” di una sconfitta immeritata: “È successo e non succederà più, chi fa queste cose con me non giocherà più!”. Una reazione esagerata, in una sequenza di fotogrammi, della gara, che mettono in rilievo altre situazioni negative.

È vero che il Crotone detiene il primato per il possesso palla e il maggior numero di passaggi in tutte le competizioni, ma senza la giusta velocità nelle ripartenze. Si arriva a stento a tirare in porta perché il “possesso palla” tiene in “apnea” la linea offensiva.

Pettinari, delegato al gol, lavora troppo per gli altri e, contro il Brescia, solo una volta illude tutti con un colpo di testa. Non basta dominare con la palla ai piedi, occorre invadere l’area di rigore con intensità agonistica e senza troppo fraseggi.

Nessun alibi nell’assemblare gli “undici” da proporre in campo. A parte Nalini, sabato erano tutti disponibili i titolari per disegnare la formazione che potesse osare di più e, in questa competizione con la capolista, valutare la fragilità di Machach, ora incubo generale.

La razionalità è nella classifica: lo scivolone al penultimo posto è spietato e dice quante è dura la risalita per un Crotone dalla mille cicatrici e ancora all’affannosa ricerca della formazione tipo, attraverso sperimentazioni che non hanno più senso.

Serve solo una squadra con la voglia e la rabbia di vincere, uniche certezze per risalire la china.