A un anno dalle elezioni politiche del 4 Marzo 2018 è tempo di bilanci e di pagelle. In quella data in cui si è votato per l’elezione dei rappresentanti, crotonesi e cittadini, alla XXIII Legislatura della Repubblica Italiana, la città ha tributato un vero e proprio plebiscito a favore del M5S che raggiunse l’impressionante, e altrimenti definibile ‘bulgaro’, risultato del 54,06% alla Camera dei Deputati e del 55,54% al Senato della Repubblica.
In forza di questi numeri vennero elette l’onorevole Elisabetta Maria Barbuto, con 926 voti di preferenza individuale su un totale di 15.221 alla lista pentastellata, e la senatrice Margherita Corrado, con 856 preferenze individuali su un totale alla lista di 14.166 voti.
Già quei dati lasciavano intuire quanto grande fosse la sproporzione tra il voto popolare e il voto alle due singole candidate che raccoglievano, forse immeritatamente, poiché neanche si annoverano tra le fondatrici del movimento grillino in terra di Pitagora, un successo che andava oltre ogni loro stesso valore sia sul campo dell'impegno civico che personale e curriculare.
Curiose, per non dire altrimenti strane e poco trasparenti, furono le procedure che portarono alla scelta delle due candidate.
Due figure apparentemente esterne - almeno per la senatrice valevano piuttosto i legami con alcuni parlamentari tra cui Morra e Civati, nonché personalistici vincoli di 'commaraggio' culturale con esponenti di altri gruppetti civici, mentre l'altra aveva avuto uno scadente quanto patetico passaggio elettorale nell'aborraciata lista comunale in cui risultarono eletti Cocò e Capitan Cocoricò - che non si erano presentate alle “Parlamantarie” interne al movimento ma venivano scelte sulla base di una serie di “sussurri” e indicazioni dettate e imposte da una lobbie di comando composta da “funzionari” non in divisa della locale Polizia di Stato, attempati grandi architetti di note famiglie nobiliari della proprietà terriera, ingegneri in attività e discussi imprenditori in pensione, vecchi arnesi dell'ecologismo elitario, ecc. che negli anni precedenti aveva scalzato il Meetup storico, primo propugnatore del verbo grillino.
Dopo l’elezione dell’onorevole Elisabetta Barbuto, un'avvocatessa e professoressa nota negli ambienti forensi per essere la figlia di uno storico consigliere comunale del MSI e la moglie del famoso penalista di Isola Capo Rizzuto, il compianto Randolfo Sacco, detto Rudy, e della dottoressa Margherita Corrado che era stata tra le papabili candidate di “Possibile” lista Civati, reduce da scontri e conseguenze giudiziarie con il Soprintendente Archeologico Mario Pagano, nessuno dei dirigenti e comandanti in capo il M5S a Crotone e in Calabria, specie il Presidente della Commissione antimafia Nicola Morra, frequentatore assiduo del circolo dei nobili pentastellati, giustificò alla pubblica opinione e al popolo sovrano il perché di quella scelta senza alcuna selezione, chi furono gli organismi e le persone che decisero di mandare a Roma le due leggiadre signore in questione.
Di fronte a quei numeri a dir poco impressionanti, cifre che in altri tempi avrebbero fatto sobbalzare qualsiasi barometro e osservatorio politico sull’andamento e sui flussi del voto territoriale, sull’inquinamento mafioso, sulle infiltrazioni e sul voto di scambio, tutto è passato sotto silenzio.
Tuttavia occorre purtroppo sottolineare che questo consuntivo annuale, magari con apposita conferenza stampa, avrebbero dovuto farlo proprio le due cittadine pentastellate, magari accompagnate dai volti e dai nomi dei loro collaboratori parlamentari, altrimenti chiamati portaborse, di cui ancora gli ignari crotonesi non conoscono né il nome e cognome né tanto meno i rispettivi emolumenti mensili.
Aspettiamo, dunque, che le due parlamentari presentino un bilancio annuale, un consuntivo, anche qualche foglietto di appunti, con numero interrogazioni, mozioni, votazioni, proposte di legge, iniziative e prospettive, spese ed emolumenti, numero delle iniziative effettuate nel collegio e nella città, incontri periodici, problemi risolti, progetti avanzati, verifiche e controllerie, informazione e trasparenza sulle loro attività e su eventuali conflitti d’interesse insorti prima o dopo il mandato parlamentare.
Niente e ancora niente. Magari stanno preparando le ‘slide’ come si suole fare nel loro ‘esclusivo’ movimento, dove si lavora per ‘intelligence’ e per protezioni altissime e potentissime.
Non fosse altro per capire se la fiducia sovrana dei crotonesi è stata ben ripagata sia in termini di lavoro che di risultati, per la collettività e il territorio.