Prezioso 'documentario' di un consolidato, diffuso, culturalmente molto omogeneo stile intellettuale femminile italiano, “Una stanza tutta per loro”, con le sue cinquantuno foto di donne della letteratura contemporanea, è un libro da portare nel cuore delle nostre piccole o grandi biblioteche domestiche, siano esse amatoriali, dilettantesche o professionali. Volume, quasi diario, quasi dizionario, quasi agenda di quel femminismo di colori e artigianalità che resta attraverso tantissime scrittrici del Movimento degli anni Settanta, con rimandi a titoli di indimenticabili testate tipo Effe,Quotidiano Donna, SottoSopra, Rivolta Femminile, propone una galleria di ritratti, fotografie e scatti ripresi in casa, curati dal narratore Alessio Romano e dal reporter letterario Ale Di Blasio, per i tipi di Avagliano Editore.
di Vito Barresi
Stanze in qualche modo alla Poliziano, artistiche, pittoriche, un collage di foto a colori e in bianco e nero riprodotte e rilegate in un album che passa in rassegna un campione rappresentativo di una vasta ed estesa famiglia letteraria femminile, illustrazione rapida ed incisiva di una sempre più sorprendente, ampia creatività e genialità delle donne, dentro una realtà come quella italiana particolarmente ridotta a mal partito sul versante culturale.
Ma anche l’attestazione di una nuova, molto autorevole, presenza, finalmente maggioritaria delle donne in letteratura che rimette in discussione viete gerarchie maschiliste ed errate logiche di subalternità qualitativa di una scrittura diversa e plurale.
Donne che scrivono con il cielo in una stanza aprendo le finestre sui loro universi interiori, tanto da potere dire che c’è in queste stanze di vita di scrittrici una perlustrazione della realtà sociale, umana, famigliare, relazionale italiana, il cui effetto diretto e in latenza è comunque davvero spiazzante, tanto mutevole appare in queste foto e nelle brevi schede di commento autobiografico, il ritmo del tempo e della riflessione rispetto alla strada, alla piazza, alla folla, insomma alla dimensione pubblica così confusa e moralmente schizoide che si attraversa in questi anni in Italia.
Dove vivono le donne che scrivono? Dacia Maraini nella sua stanza di Pescasseroli; Licia Troisi tra statuette di draghi, action gures del Signore degli Anelli; Lidia Ravera su una terrazza circondata dal mare; Rosella Postorino di fronte a una finestra, piuttosto che a un muro; Teresa Ciabatti in ogni stanza, purché sia casa sua; Wanda Marasco su un mobiletto etnico; Veronica Raimo nei bar, in mezzo alla gente; Marilù Oliva in un spazio piccolissimo; Simona Sparaco nei bar, nei ristoranti, nei luoghi dove la confusione degli estranei è una carezza; Flavia Piccinni in una stanza lunga e stretta, con un tappeto molto grande; Federica De Paolis in cucina; Alessandra Racca nella stanza dove ci sono un divano, una poltrona, quadri, libri e cianfrusaglie; Sandra Petrignani con una vecchia stufa a legna in terracotta; Francesca Scotti solo sul tavolo della cucina; Antonella Lattanzi, un po’ in giro per la casa; Gaia Manzini in salotto sul tavolo di vetro; Francesca Bonafini nella camera da letto; Chiara Barzini in una ex classe di un liceo con delle bellissime vetrate; Annarita Briganti in un vagone in movimento, con effetto mal di mare; Silvia Cossu su una scrivania, con fotografie appese al muro; Alessandra Montrucchio in un angolo studio con due scrivanie; Francesca Bertuzzi in una stanza che si riempie di musica; Francesca Genti su un semplice tavolo con i cavalletti, di legno chiaro; Carmela Scotti in particolare sul lato sinistro del letto, dove dimorano tutte le sue idee migliori; Camilla Baresani con il lampadario che tintinna ogni volta che passano tram, autobus, auto ambulanze, camion dei pompieri; Gaja Lombardi Cenciarelli in una stanza molto luminosa; Elena Varvello dove ci sono soltanto una sedia e una scrivania; Eleonora Sottili nel salotto della sua casa di Carrara, che ha una bella nestra davanti al porto; Grazia Verasani dove vede la casa dirimpetto con persone che si muovono, che stendono biancheria, uno scorcio di strada e di cielo; Yasmin Incretolli in piazza Testaccio, da quando Fontana delle Anfore, iconica del suo rione, è tornata al suo posto; Angela Nanetti in un angolo che è pieno di libri e di stampe colorate; Daniela D’Angelo seduta a un tavolo di legno scuro, un fratino antico, pieno di venature, solchi e vecchi chiodi forgiati a mano; Alessandra Sarchi appena fuori Bologna, in collina; Patrizia Rinaldi nell’ex area industriale dei Campi Flegrei di Napoli; Lidia Riviello in una stanza “suspense”; Giulia Blasi dappertutto; Francesca d’Aloja nel posto ideale per delle piccole pause ricostituenti: caffè, spuntini, un bicchiere di vino verso il tramonto; Giusi Marchetta nella biblioteca e Torino ne ha di bellissime, quelle del Campus Einaudi che si distribuiscono su tre piani e in parte affacciano sulla Dora; Carmen Pellegrino su una vecchia scrivania di legno costruita da un suo zio falegname con legno d’ulivo; Vivian Lamarque nel soggiorno; Barbara Alberti tra colline scoscese di fogli; Maura Chiulli davanti alla finestra, che non chiude mai, nemmeno di notte; Donatella Di Pietrantonio a seconda delle stagioni quando a quell’ora la stanza può essere immersa nel buio completo oppure ci possono essere i primi chiarori dell’alba.
Le fote scattate negli interni di vita quotidiana delle letterate vengono a formare quasi una Casa delle Donne Scrittrici.
Con un imprevedibile e certo non voluto rimando immaginario a quei momenti di sfondo storico e solidaristico che colorarono le cronache letterarie scandinave, i circoli moscoviti delle rivoluzionarie, persino le monolitiche istituzioni del sindacato scrittrici di stampo sovietico, insomma la suggestione con il suo immaginario richiamo agli anni di formazione di molte di queste intellettuali, tutte nate e ampiamente vissute nello scorso secolo, liberamente senza soggezioni nè politiche nè moralistiche e che hanno raggiunto posizioni privilegio di cui vanno orgogliosamente fiere e che con determinazione continuano a difendere.
In questo bel libro le stanze delle scrittrici ritratte sono il luogo dove i ruoli si annullano e si confondono in un solo genere letterario che racconta e descrive la dimensione delle intellettuali, la misura del femminile che si traduce in linguaggio e rappresentazione culturale di ampio respiro moderno, cosmopolita ed europeo.
Sembra così di vedere un lungometraggio, un film della vita italiana in cui la scrittura si forma sentimentalmente e si materializza spazialmente, passando dal mondo interno e privato della scrittrice a quello oceanico e contraddittorio della vita.
Talchè nella stanza, intesa propriamente in quanto voce della metrica elemento della canzone poetica, così chiamata, secondo Dante perché "dimora capace e ricettacolo di tutta l'arte", vi è sempre un viaggio tra la casa e la pagina, un’osmosi tra il racconto e il vissuto contestuale, l’ambiente in cui la protagonista diventa la donna che scrive, che elabora la sua visione del mondo e che produce pura immaginazione.