Crotone città senza Guide Morali. Silenzio di Sindaco, Vescovo e parlamentarI sull’omicidio del Moka

11 marzo 2019, 21:15 100inWeb | di Vito Barresi

Quando accade che una comunità è scossa da un evento violento, un fatto criminale, un episodio tragico il cui effetto sconvolge il normale scorrere della vita quotidiana, quando la pace e la serenità di una città, di un piccolo comune, di un paese, persino di un quartiere appare infranta e scombussolata, tutti avvertiamo che la tenuta del tessuto connettivo, il legame sociale che tiene insieme la popolazione rischia di lacerarsi, allora si intuisce che la sicurezza di ognuno è in pericolo, la forza e la credibilità delle stesse istituzioni vacillano.


di Vito Barresi

Proprio in tali situazioni estreme, all’apparire di un improvviso stato di tensione e di stress, quando cioè la coesione rischia di cedere e l’equilibrio della convivenza ondeggia, allora nella comunità, tra il popolo, in mezzo alla gente si deve alzare la voce delle autorità morali.

Se esistono, se agiscono per il bene comune, queste personalità, queste voci sono quelle che sanno trovare le giuste parole per orientare, non temere, avere coraggio, impegnandosi a ripristinare nella realtà vulnerata, l’ordine, la sicurezza e la fiducia.

Se si escludono le parole del Questore di Crotone dott.Gambino nessun'altra autorità civile, politica e spirituale ha espresso il pensiero di tutti sull’orribile vicenda, degenerata in un omicidio, avvenuta sotto gli storici portici di Crotone.

Il Questore, fortemente rattristato, metteva in evidenza che sarebbe bastata soltanto una voce, solo un allarme al 113 per evitare il peggio. Ma la parola, la voce non c’è stata. Similmente si potrebbe dire che quell’assenza, quella mancanza registrata al Pronto Intervento, sembra riflettersi e rimbombare nell’assordante silenzio delle istituzioni, del sindaco, del vescovo, del reverendo, delle due parlamentari a Cinque stelle, dei consiglieri comunali e regionali.

Quella passata non è stata una notte bianca di festa e di allegria ma una sanguinosa nottata che ha suscitato viva apprensione e sconcerto tra i cittadini preoccupati per la sicurezza pubblica sia nei luoghi centrali che periferici della città.

Per cui è desolante constatare che dopo l’amaro sfogo del Questore, non una parola, non una frase, neanche il flebile fiato di una riflessione è stato pronunciato sull’abbrivio di quella prima considerazione, significativamente dettata a caldo.

Al contrario, su quanto accaduto non abbiamo udito la voce del Sindaco Pugliese, del Vescovo Graziani, del reverendo tal dei tali, dalle parlamentari a Cinque stelle Barbuto e Corrado, quest'ultima membra della Commissione Parlamentare antimafia, della maggioranza e dell’opposizione, della Lega di Salvini e del suo esponente locale ormai tanto influente nelle televisioni di mezzo mondo, nonchè di tanti altri, compresi i consiglieri regionali e via di seguito.

In una società libera e democratica i fenomeni della criminalità, la devianza e l’anomia sociale, vale a dire il dissolvimento e la distruzione delle regole della pacifica convivenza che avviene con un delitto, specie se con le armi e la morte, si combattono solo se vi sono valori morali più forti del crimine e dei malviventi.

Solo se non si lascia nemmeno l’ombra del vuoto, del baratro che si apre d’improvviso in simili momenti.

Durante queste impegnative prove, a seguito di tali attacchi distruttivi, devono essere in primo luogo i reggitori della vita pubblica a dare l’esempio, con parole chiare, nette e trasparenti di distinguo, rifiuto del crimine e della violenza, richiesta di sicurezza e di giustizia.

Il silenzio persino ostentato dalle istituzioni, comunali, provinciali, regionali, parlamentari si accompagna purtroppo alla totale mancanza di iniziative pubbliche volte a dire no alla criminalità, al dilagare delle armi illegali e improprie, che si accompagnano a un’impressionante caduta dei limiti di tolleranza e di legalità.

Ancor di più lasciando in dolorosa, quanto impressionante e pericolosa solitudine, gli stessi familiari della vittima che, ai margini della colonna di tufo dove è stato ucciso il parente, alla vivida pietà floreale hanno aggiunto la loro ‘opinione’ con sentimenti, oggettivamente e soggettivamente, comunque, ‘alterati’ dal brutale evento, e dunque significati agli altri con più connotati accenti reattivi, lasciando scritto a mano un ”qui è caduto un grande uomo, un uomo buono, un uomo d'onore, un uomo di valori, grandi valori…”

Frasi in cui si staglia 'eloquentemente' la parola ‘valori’. Valori, quel vocabolo che tra gli altri dovrebbe trovare primato e competenza per contraddistinguere e segnalare la vigilante presenza delle autorità morali pubbliche, civili, spirituali, giuridiche che rappresentano democrazia, responsabilità e società a Crotone come ovunque.

Le stesse espressioni costituite, di cui tanta parte e Stato che in questo frangente sono apparse palesemente assenti dal 'discorso pubblico' delle istituzioni, tanto più urgente e necessario di fronte a un contesto cittadino e territoriale sempre più sconquassato e sconvolto dal dilagare di simili episodi.