Intervengo nel dibattito che si sta svolgendo nel Paese sul tema della cittadinanza, altrimenti indicato nei termini, molto fuorvianti anche in rapporto alla storia del diritto romano, di una netta contrapposizione e contrasto tra ius sanguinis e ius soli. Vorrei per questo invitare sia i miei concittadini crotonesi che calabresi a dare insieme e senza polemiche improduttive il proprio contributo e sostegno affinchè il Parlamento approvi al più presto una nuova e più adeguata legge che riconosca a chi nasce sul suolo patrio di godere il diritto di cittadinanza a pieno titolo, cioè essere a tutti gli effetti e sentirsi orgogliosamente parte integrante e attiva di questo Paese.
di Vito Barresi
La questione non è premiare Ramy ma permettere a migliaia di ragazzi e giovani ‘stranieri’ nati in Italia, che frequentano le scuole pubbliche, che si sentono e sono a tutti gli effetti italiani, garantire la certezza e la sicurezza di acquisire la cittadinanza fin dalla nascita, senza attendere di compiere 18 anni, sebbene siano nati e abbiano sempre risieduto in Italia; e se nati all’estero, senza attendere che i genitori ottengano la cittadinanza italiana, dopo dieci anni di residenza regolare, e con un attesa che, eccessivamente, oggi può arrivare a quattro anni dalla domanda.
La cittadinanza è la condizione giuridica (o status) degli appartenenti a una comunità politica nazionale denominata popolo, a cui consegue la titolarità di alcuni specifici diritti – in particolare, i diritti politici – nonché di alcuni specifici doveri, quali, ad esempio, quello di difendere la patria (art. 52, co. 1, Cost.) e di fedeltà (art. 54, co. 1, Cost.).
La Costituzione proclama in capo ai cittadini la titolarità di diritti e doveri, specificando della cittadinanza al solo art. 22, secondo principio per cui non si può essere privati di essa, così come del nome e della capacità giuridica, per motivi politici.
La Carta, dunque, stabilisce che la persona non può essere ‘privata’ per soli motivi politici della cittadinanza, non per altri, in aperta distinzione e discontinuità con il regime fascista che, oltre a privare della cittadinanza italiana tutti gli antifascisti in esilio (l. n. 108/1926), aveva inoltre stabilito (R.d.l. n. 1728/1938) pesanti limitazioni alla cittadinanza e alla capacità giuridica nei confronti dei cittadini di “razza ebraica”.
Per questo occorre far sentire con chiarezza la voce laica, democratica, solidaristica, liberale e progressista del popolo crotonese, schierandoci con il principio dello ius soli.
Il nostro obiettivo, dopo quanto accaduto a Crotone con il caso della dottoressa salvata dal nostro concittadino, il crotonese Mustapha El Aoudi, insignito dal Presidente Mattarella della più alta onorificenza nazionale di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana, deve essere di alta valenza sociale e culturale, di dare la più giusta ed equa applicazione ad un principio di cittadinanza evolutiva, sicura, aperta e positiva che sappia tutelare sempre di più e meglio gli interessi nazionali e internazionali dell’Italia, nel contesto dei grandi cambiamenti geopolitici e culturali intervenuti con l’avvento di una globalizzazione che ha profondamente cambiato la configurazione sociologica e l’essenza identitaria stessa del pianeta e dell’umanità, per come fin qui si erano sviluppati il mondo moderno e quello antico, sia materialmente che mentalmente.
Ritengo pertanto che occorre promuovere il più ampio dibattito sociale, economico, giuridico, storico e geografico soprattutto nelle realtà locali, regionali, provinciali e comunali, per addivenire a una scelta legislativa di avanzamento, anche attraverso l’attenta condivisione e il rispetto dei dubbi, delle perplessità e dei rilievi avversi, senza cadere nella trappola sterile e fuorviante di una falsa guerra di religione, la solita crociata propagandistica, aizzata ad arte da speculatori privi di spessore.