La spiaggia “industriale” di Crotone tra amianto, detriti e delle strane pietre blu

1 aprile 2019, 17:03 Imbichi

L’inquinamento ambientale è un tema delicato, spesso affrontato grossolanamente ed in modo irrazionale. Il passato recente della città di Crotone ci dovrebbe obbligare ad avere una maggior attenzione a determinate tematiche, ma ad oggi continua a prevalere l’indifferenza.


di Francesco Placco

Nelle ultime settimane abbiamo parlato molto dell’ambiente. Ci siamo uniti anche noi – fortunatamente – alle proteste globali (LEGGI) per chiedere un netto cambio di rotta con il passato, cercando una revisione delle attuali politiche sulle emissioni e sugli inquinanti, nel tentativo di prendere finalmente atto di quanto sia dannoso ed irreversibile l’inquinamento.

La grande protagonista delle manifestazioni è stata lei, la plastica. Un prodotto che negli ultimi settant’anni ha fortemente inquinato tutto il mondo, non per sua natura ma per il modo scorretto nel quale è stata smaltita.

Oramai c’è plastica ovunque, sia per colpa nostra (sì, nostra) sia per colpa della cronica ed apparentemente irrisolvibile incapacità nel suo riciclo. Nonostante ce ne sia fin troppa, continuiamo a produrla, usarla e gettarla.

La plastica rappresenta un grande problema ambientale anche in una piccola città come la nostra, dove da sempre i gruppi di ambientalisti e volontari - ma anche singoli cittadini - hanno preso parte a numerose raccolte e campagne di sensibilizzazione. Nelle acque e nelle spiagge di Crotone ce n’è veramente troppa, e di certo non finisce lì per magia.

Ma la plastica non è l’unica cosa di cui ci si deve preoccupare. Anzi, forse rappresenta uno degli ultimi problemi.

Le spiagge crotonesi infatti, escludendo il solo tratto cittadino, sono da sempre punto di approdo di rifiuti speciali e pericolosi. Ad esempio, le recenti mareggiate hanno portato alla luce numerosi pezzi di amianto: tantissimi scarti levigati dall’acqua (e quindi, presumibilmente, in mare da molto tempo) si trovano spiaggiati da dopo il Cimitero. Basta farsi una passeggiata per contarne a decine.

Non dovrebbe essere necessario ricordarlo, ma le fibre dell’amianto sono cancerogene (QUI). Lasciare quei pezzi di lastre lì, sulla spiaggia, in attesa che si frantumino completamente per colpa del calore del sole, o nell’attesa che vengano risucchiate nuovamente dalla marea, è un atto criminale.

Ma passeggiando lungo la spiaggia, non troverete solo dei pezzi di lastre di amianto. Tutto il tratto di costa infatti, oltre ad essere notoriamente pieno di detriti ed inerti edili (cemento, mattonelle, mattoni e così via), presenta un altro elemento di allarme: delle strane pietre blu (NELLE FOTO). Alcune sono azzurre, altre di colore indaco, dall’aspetto poroso e decisamente fuori contesto.

C’è chi è pronto a scommettere che si tratti di pietre dell’ex forno fosforo (fosforite), notoriamente di colorazione grigio-azzurra.

Come c’è finita tutta questa roba sulla spiaggia? Una domanda che potrebbe avere molte risposte, ma che sarebbe opportuno approfondire ulteriormente.

L’amianto andrebbe rimosso immediatamente, mentre quelle pietre bisognerebbe capire cosa siano, senza troppi allarmismi. Più che un flash-mob o un’iniziativa, sarebbe opportuno un vero e proprio sopralluogo. Sarà la volta buona?