Luigi Sturzo contro Salvini per riportare le pecorelle smarrite nell’ovile cattolico del popolarismo

9 aprile 2019, 17:31 100inWeb | di Vito Barresi

Promuovere e rivalutare lo straordinario filone di ‘ studio e lavoro’ politico avviato da Don Luigi Sturzo, cento anni fa con il famoso Appello ai Liberi e Forti, lanciato agli italiani ed europei dal sacerdote siciliano nel 1919. Questo il ‘focus’ che, in termini di rinnovata ripresa di attenzione verso il pensiero politico e sociale di Sturzo, sarà al centro del Convegno Internazionale, dal 14 al 16 giugno a Caltagirone, con l’intento di rendere ancor più sentita e attuale la questione di un nuovo impegno dei cattolici italiani in politica, anche alla luce delle elezioni europee, ma soprattutto del pesante quanto subdolo attacco ‘teologico’ lanciato contro Papa Francesco dagli ideologi della Lega Nord, i neo sovranisti in odor di eresia che si schierano contro il Vaticano e le sue posizioni a favore della solidarietà e dell’accoglienza dei migranti.


di Vito Barresi

Oltre il tempo della nostalgia del lungo ‘regno’ semisecolare democristiano, i cattolici italiani sono chiamati oggi a fare i conti con il pericoloso disegno di strumentalizzazione della loro fede, sferrato in città e paesi che un tempo furono di Comunione e Liberazione, usando la sirena fideistica in chiave anti migrazione e anti islamica, anti turca e anti femminista, anti gay e anti papista, dal Ministro degli Interni Matteo Salvini, che si erge a paladino e crociato con il rosario in una mano e la croce apostata in un’altra.

Un Salvini particolarmente minaccioso in questa sua felpata veste scismatica, persino fin troppo ‘ortodossa’ per non dire quasi da patriarca moscovita, che interpretando la sua geopolitica in termini di sfere e influenze spirituali si pone il doppio obiettivo di lucrare un cospicuo gruzzoletto di voti in libera uscita, intercettando lo spostamento a destra dell’immenso bacino elettorale cattolico, e in qualità di neo leader di una propria ‘internazionale sovranista’, di consegnare all’Europa che svolta ad Est, una diversa geografia del potere politico-religioso, intaccando esattamente l’enorme eredità di valori, il giacimento di idee, progetti e percorsi custoditi nell’alveo storico del popolarismo sturziano e della dottrina sociale della Chiesa.

Un vero e proprio assalto al patrimonio sturziano che se ci fosse Pasolini, il ‘corsaro’ descriverebbe in termini di una pesante e orribile mutazione antropologica del mondo cattolico e popolare, una feroce conquista di quei territori abbandonati in cui neanche lontanamente avrebbe dovuto e potuto allignare la mala pianta del particolarismo e dell’egoismo sociale ed economico di stampo leghista.

Da qui il riaccendersi dell’interesse per il significato dinamico e il senso contemporaneo del pensiero di Luigi Sturzo, quale barriera e antidoto alle logiche del salvinismo dilagante ormai in pezzi consistenti dello Stato, delle istituzioni e in fasce e detriti di classi sociali che vanno dalla piccola borghesia impiegatizia del nord fino agli estremi del lumpenproletariat delle periferie del sud.

Questo recupero di senso per i cattolici che vogliono tornare a guardare con interesse e nuovi stimoli ad un rinnovato impegno nella politica non può che avvenire secondo lo schema parabolico del Vangelo, vale a dire cercando di trovare la giusta ‘miscela’, il più coerente intreccio tra vino nuovo ed otri vecchie ( “Non si mette vino nuovo in otri vecchi, ma vino nuovo in otri nuovi”, sentenziò Gesù), cercando di travasare l’insegnamento storico di Sturzo nelle limpide affermazioni di Papa Francesco sui muri e sui porti:

“Non avere paura e qui tocco una piaga. Non avere paura dei migranti. Ah...Padre, i migranti... I migranti siamo noi. Gesù è stato un migrante. Non avere paura dei migranti. Ma... sono delinquenti... Anche noi ne abbiamo tanti! La mafia non è stata inventata dai nigeriani, ma è un "valore", tra virgolette, nazionale. La mafia nostra, made in Italy, è nostra. Tutti abbiamo la possibilità di essere delinquenti. I migranti sono coloro che ci portano ricchezze, sempre. Anche l'Europa è stata fatta da migranti, i barbari, i celti, tutti questi che venivano dal Nord ed hanno portato le culture, siamo cresciuti anche così con la contrapposizione delle culture. State attenti a questo. Oggi c'è la tentazione di fare una cultura dei muri, di alzare muri. Muri nel cuore, muri nella terra per impedire questo incontro con le altre culture, con l'altra gente. E chi alza un muro, chi costruisce un muro finirà schiavo dentro i muri che ha costruito. Senza orizzonti." (19 04 06 - Papa No alla paura dei migranti. Migranti siamo noi - Vatican News)

Su questo orizzonte e non su altri, cioè non su strette dispute minoritarie ed escludenti, bisognerà avversare e criticare profondamente l’opzione politica di Salvini, il suo programma come la sua filosofia, solo apparentemente indifferente quanto, al contrario, spietatamente anticattolica e anticristiana.

Ovviamente i nuovi contenuti dell’annuncio sturziano e popolare richiederebbe profonde e strutturali novità nella rappresentanza politica, nelle sue modalità di formazione e di selezione, esigendo concetti conformi, forme e orientamenti in sintonia con esso.

Vani sono stati fin qui i tentativi di recuperare il lascito storico del popolarismo democristiano perchè è mancata l’armonizzazione con nuovi stili di vita cristiana, la combinazione con le diverse istanze sociali dei deboli, poveri, svantaggiati ma anche il punto ottimale di compromesso morale ed etico con i nuovi ricchi della società globalizzata, un contesto socio culturale molto esposto alla secolarizzazione in cui tradizione e innovazione si sono intrecciate senza alcuna guida spirituale di raggio basso e medio, come spesso è accaduto al netto di straordinarie figure di sacerdoti e vescovi persino esposti al sacrificio della vita e del martirio.

Pertanto un nuovo impegno ‘sostenibile’ in politica , proprio ripartendo dalla lezione di Don Sturzo, porrà ai cattolici in tensione dilemmatica tra fautori del partito unico e sostenitori di una trasversalità di schieramento, in modo che nei vari partiti politici ci siano esponenti, comunque collegati da comuni principi su famiglia, scuola, lavoro, autonomie, persona, vita, procreazione, sanità, ecc.

Problemi che si caleranno come carte di tarocchi sul vivo di un tavolo di dialoghi, confronti, persino dialettiche contrapposizioni, proprio a Caltagirone, il paese delle ceramiche naif dell'estremo sud, nel territorio profondo e mitologico di un isola come la Sicilia dove nacque il sogno moderno dei cattolici in politica dopo la breccia di Porta Pia, la fine dello Stato Vaticano e lo storico ‘non expedit’ di Papa Pio IX nel 1874 che impediva ai cristiani di partecipare alla vita politica nazionale.