Maurizio Bolognetti a cinquanta giorni di sciopero della fame. Una voce dal Profondo Sud per difendere storia e futuro di Radio Radicale

14 aprile 2019, 19:40 100inWeb | di Vito Barresi

Lo sa Luigi Di Maio in quale provincia si trova Latronico? Se dovesse non saperlo, Latronico non è in provincia di Matera ma di Potenza. Lì, in un antico paese che è tra i più bei borghi del Mezzogiorno insulare, qui dove si vedono i calanchi dipinti a tratti vibranti di colore e solchi d’arte da Carlo Levi, là dove ancora par di ascoltare le voci d’intricato dialetto arcaico, ‘Latruonicu’ in fonetica locale e ancestrale, le parole e i lampi di cuore e di passione civile, le stesse accarezzate con indagine umanistica e amore filiale per il folklore e per la conoscenza della cultura antropologica da Ernesto De Martino, proprio in questo ‘luogo nascosto’, misteriosa ‘cava di pietra’ posta nel Sinni, tra i folletti misteriosi di sembianza enotria, longobarda, saracena, partenopea, gesuitica che di notte aleggiano nell’aria, c’è un uomo, un amico, un compagno, un fratello, un conterraneo di questo Sud, sempre incompreso e vilipeso, che risponde al nome di Maurizio Bolognetti, radicale, libertario, democratico, militante, da cinquanta giorni impegnato allo stremo nel suo sciopero della fame per difendere il diritto alla vita democratica di Radio Radicale.


di Vito Barresi

Maurizio lo senti in collegamento e lo vedi in diretta con il suo volto sempre più ascetico, più asciutto, più provato ma di giorno in giorno sempre di più col guizzo fiero, lo sguardo autentico di chi sa di battersi nel giusto e con coraggio per la verità e l’amore, contro il ‘nuovo’ e spettrale ‘contesto’ sciasciano che tra bugie, propagandismi, sovranismi e plebei populismi di pezzenti della politica, improvvisamente arricchitosi di lusso istituzionale, nei resoconti ogni notte messi in onda dai canali romani di Radio Radicale e dal suo sito web.

Di volta in volta vestito con il saio dell’umiltà e della francescana povertà che nasce dal potere di chi sa di non voler potere, dall’agape gandhiana per l’impegno civile e le battaglie ideali, limpide, oneste, tutte affrontate con le calorie democratiche dell’esempio e non con gli estrogeni della demagogia populista.

Maurizio Bolognetti è l’immagine migliore, la figura morale di maggior spicco che in questi mesi il Mezzogiorno dona all’Europa, al Paese, alla resistenza di chi ora e sempre si batte per difendere il diritto costituzionale alla libera manifestazione del pensiero, liberale, laico, democratico, antifascista, antiautoritario, antiliberticita come per oltre mezzo secolo ha testimoniato e insegnato agli italiani Marco Pannella.

Proprio dalle frequenze storiche, adesso sotto minaccia di essere chiuse, spente e sigillate dal sottosegretario di stato alla Presidenza del Consiglio, il Cinque Stelle delle prime marce del vaffanculo, Vito Crimi che accusa Radio Radicale di essere nient’altro che una mera testata ‘privata’, dunque affaristica e di mercato, che non dovrebbe avere nè pretendere alcun aiuto di stato, nessun finanziamento pubblico.

A Latronico si sta svolgendo un fatto, un gesto non violento, un atto d’amore, un momento durissimo d’impegno per difendere e tutelare la vita di Radio Radicale, minacciata dal vergognoso diktat del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria Crimi, a cui pure Bolognetti si rivolge con la sua iniziativa, con la sua sofferente testimonianza politica di lotta, affinchè si apra uno spiraglio nella ‘vertenza’ in atto.

L’auspicio di un immediato e proficuo dialogo con le autorità di Governo è piantato non tra le nuvole ma sul terreno concreto di un ragionamento, una riflessione sulle cose che tenga conto del contributo storico dell’archivio democratico di Radio Radicale, una fonte documentale di primissimo livello e qualità internazionale, che si basa sulla raccolta diretta e mai edulcorata nè viziata ideologicamente dei materiali e della documentazione prodotta nel corso della vita democratica, nel dibattito parlamentare e nella polemica nazionale, regionale e locale, nel teatro della politica e nell’agorà del dibattito, ovunque esso si svolga e si dipana, siano le aule parlamentare o i palazzi di giustizia, la sala stampa vaticana o i giardini del Quirinale.

Per Maurizio Bolognetti il rischio della fine delle trasmissioni a Radio Radicale non è la fiction tramutata in sceneggiatura di un incubo notturno, bensì l’inquietante, per non dire mostruosa, minaccia che viene da chi attenta alla conoscenza, alla scienza, alla ragione, al dialogo e del confronto.

Un durissimo attacco che purtroppo si sta materializzando in un diktat di regime, dopo che in pochi anni sono lievitati i batteri di un infezione antidemocratica e qualunquista, l’antipolitica che esercitava la sua più suadente persuasione, manifesta e occulta, nel facile quanto virulento attacco al degrado della partitocrazia, già manifestando pericolosi sintomi linguistici antidemocratici, lemmi di autoritarismo, larvature dittatoriali dentro il solipsismo leaderistico, poi contrattualizzati nelle posizioni politiche dell’attuale governo grillo-leghista.

Per questo Bolognetti non si dichiara un vinto ma un Partigiano di Radio Radicale, uno di quelli che resta sul pezzo in modulazione di frequenza, davanti ai microfoni aperti, ripensando a George Orwell, rileggendo pagine e brani del suo straordinario capolavoro, il sempre attuale long seller “1984”, laddove il potere controllava i cittadini con una “psicopolizia” pronta a reprimere o a convertire chi avesse idee, comportamenti, caratteri devianti rispetto alle false verità imposte dalla nuova casta politica dominante.

L’urlo di Bolognetti va ascoltato più forte, più libero, più chiaro. Nessuno lo può smorzare, nessuno ne può impedire che abbia ovunque eco.

Allora è tempo di sintonizzarci con la sua forza e la sua l’energia, di sostenerla per amplificarne la potenza della sua satyagraha.

Impediamo al neo dominio orwelliano di questi nuovi politicanti al potere di imporci la loro equivoca e malcerta visione del mondo, dello stato e dell'economia, propinandocela in bolletta elettrica e di stato tramite i canali Rai.

Oggi come ieri qualunque versione unificata delle cose, anche quando è il prodotto seducente e industriale di un impressionante revisionismo storico, altro non sarà che un attentato alla Costituzione. Con l’intento brutale di manomettere la storia patria, la memoria democratica, la cultura del parlamentarismo e della rappresentanza.