Riccardo Rao, La fabbrica delle Fake News tra menzogne e paura ne “Il tempo dei lupi”

Il potere del simbolo travalica epoche e confini e rimane scolpito nella nostra mente. ‘Simbolo’ è la parola chiave del saggio “Il tempo dei lupi, storia e luoghi di un animale favoloso”, dedicato per l’appunto al lupo e scritto da Riccardo Rao (UTET, 253 pagine, 18.00 euro), storico medievalista.La storia che ci racconta Rao è quella ‘di una grande paura collettiva’ che è stata abilmente costruita sulla base di quelle che oggi chiameremmo fake news, una storia di stragi tra le più crudeli e che purtroppo prosegue anche nel presente.


di Patrizia Muzzi

Chi si dedica oggi ai lupi? Nella realtà, scrive Rao, ‘solo persone e non istituzioni’, anche se il ministro dell’ambiente Costa ha messo nero su bianco che i lupi non si uccidono e che non serviranno gli abbattimenti che erano stati previsti nel piano precedente.

Con il nuovo ‘Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia’ dovrebbero migliorare i rapporti di convivenza tra uomo e lupo, almeno queste sarebbero le intenzioni. Il ministro afferma che serve un monitoraggio serio sul numero reale dei lupi.

Vero. Si è scoperto, infatti, che quelli che sono scambiati per lupi sono spesso incroci tra cani abbandonati e lupi. Come lo stesso autore del libro ci spiega, i lupi sono difficilissimi da incontrare e questo la dice lunga anche sul fatto che siano così aggressivi nei confronti dell’uomo.

Il ministro punta anche sull’informazione. Giusto anche questo. Il saggio di Rao spiega perfettamente come attraverso i secoli e per demerito della religione, della superstizione, dell’ignoranza in materia e degli errati comportamenti ambientali, il lupo sia diventato il simbolo del diavolo, della ferocia, dell’alter ego dell’uomo, una figura malefica e pericolosa. Ma è davvero così?

Ci sono tre dati importanti di cui tenere conto, racconta Rao: prima di tutto il lupo è diventato nostro nemico quando noi abbiamo iniziato a modificare in modo profondo gli equilibri ambientali. Il secondo punto è prettamente culturale: partendo dal medioevo fino all’età moderna, abbiamo esasperato le nostre ansie, esagerato i nostri timori sulla figura del lupo e questa cosa ci ha resi ciechi sull’importanza che il lupo riveste per l’ecosistema. Il terzo insegnamento della storia è questo: il lupo non è mai stato uguale a se stesso, il lupo è un animale culturale (e credo che sia anche per questo motivo che ci affascina così tanto), si adatta e impara, il suo modo di agire nel passato era consono alle caratteristiche di quelle società.

Licantropi, meta-lupi, lupi assassini, la bestia del Gévaudan, il lupo di Gubbio, quello di Cappuccetto Rosso, invenzioni agiografiche, i lupi delle saghe nordiche, Ysengrin: il lupo è sterminatore, antropofago, corruttore e maligno. L’inizio della sua fine parte nel tardo Medioevo, per il lupo non c’è scampo. Con i disboscamenti e la caccia iniziano le stragi e i lupi si riducono numericamente fino a scomparire, in Irlanda viene ucciso l’ultimo lupo nel 1786. Per fortuna in molti Paesi è divenuta specie protetta e i lupi stanno ripopolando molte zone in Europa che sono state abbandonate dall’uomo, come accade da noi in Appennino.

Alla presentazione del suo libro presso la libreria Coop Zanichelli tra il pubblico si alzano le braccia per avere informazioni sul comportamento del lupo, come se Rao fosse un etologo più che uno storico. Una signora dice di averne avvistato uno da lontano proprio vicino alla sua casa nell’Appennino tosco-emiliano, racconta dei suoi timori, del fatto che stanno ‘invadendo’ i centri abitati, ma per fortuna la maggior parte dei presenti la prende poco sul serio.

I lupi non hanno invaso nulla, risponde Rao, sono poche migliaia di esemplari su tutto il territorio italiano e di sicuro non ci sono casi di aggressioni nei confronti dell’uomo. La curiosità su questo animale è ancora tanta, come se non lo conoscessimo mai abbastanza, e forse è così. Il maestoso lupo si sottrae più che imporsi.

Tempo fa un mio amico ha postato su Facebook una foto di una strage di pecore in montagna che sarebbe stata causata dai lupi. Spero che il nuovo piano di conservazione diventi presto operativo, per evitare inutili stragi di animali da pascolo e soprattutto per portare finalmente alla luce la verità sul lupo, animale pleistocenico, perseguitato o adorato dall’uomo.

Il tempo dei lupi fornisce gli strumenti necessari per comprendere come siamo arrivati a questa visione distorta dell’animale che più di ogni altro sembra sfidarci dalla notte dei tempi.