Madonna di Capocolonna nel mese del Ramadan. Occasione sprecata per dialogo e fratellanza tra fedi mediterranee

7 maggio 2019, 19:10 100inWeb | di Vito Barresi

Sarà certamente uno dei prossimi temi che il nuovo arcivescovo di Crotone (lo stesso che entro il 2019 sarà alla guida della diocesi, prendendo il pastorale al posto dell'attuale presule che lascia per raggiunti limiti d'età) quello del dialogo interreligioso e dell'ecumenismo a dare impulso e slancio alla Festa della Madonna che lungo questo maggio coincide interamente con il mese del digiuno e della preghiera islamica, il Ramadan, evento che coinvolge oltre un miliardo di fedeli in ogni parte del pianeta.


di Vito Barresi

Per cui se quest’anno nella festa settenaria, nel cinquecentesimo anniversario del ritrovamento dell’icona che sta al centro della devozione mariana crotonese, forse, non si è fatto in tempo a pensare a un solenne momento di riconciliazione storica e spirituale tra le tre grandi fedi monoteistiche del Mediterraneo, ebraica, cristiana e musulmana, di cui una quella islamica condivide con la cattolica una forte quando profonda sensibilità mariana, sono in molti fedeli ad auspicare che il prossimo pastore metterà al centro delle sue linee e nel programma pastorale le indicazioni recentemente stabilite nel Documento sulla Fratellanza umana, ad Abu Dhabi, il 4 febbraio 2019, “di adottare la cultura del dialogo come via, la collaborazione comune come condotta, la conoscenza reciproca come metodo e criterio”, verso le nuove popolazioni di migranti, profughi e citttadini per diritto che vivono in Italia.

Ripensare il quadro di una Madonna non più come un'articolazione ma come una espressione unitaria trinitaria significa mettere in primo piano la riscoperta e la costruzione dei quell’essere mediterraneo, recentemente discusso in un convegno de La Civiltà Cattolica.

Apparirebbe per questo eccessivamente anacronistico continuare a raccontare alle nuove generazioni che la Madonna era ‘Negra ma bella”, oppure che è simbolo di conflitto religioso tra i credenti e gli infedeli Turchi non più ben inteso, anzi a rischio di essere strumentalizzato dai soliti noti del più bieco islamofobismo, prima trafugarla e poi bruciare la sacra effige.

Una tela ancora ampiamente sconosciuta e ‘misteriosa’, nera e bella, apparsa sulle rive dello Jonio, proprio nel periodo conclusivo di un "convulso medioevo" che, nella Calabria, più esposta sul versante della storia delle civilizzazioni Mediterranee, cioè il litorale Ionico che da Taranto porta fino alla Sicilia, in qualche modo congiungeva visivamente ciò che geograficamente è il breve percorso tra la Grecia e la Magna Grecia, Oriente e Occidente.

L’esigenza di una profonda rievangelizzazione del culto della Madonna di Capocolonna era stata già avvertita e avviata dall’arcivescovo Giuseppe Agostino che con varie lettere pastorali aveva fornito indicazioni e percorsi per attualizzare la pietà mariana nel crotonese e in Calabria.

Giunge dalla Bulgaria il messaggio di Papa Francesco che esorta i cattolici a “essere una Chiesa dalle porte aperte perché ciò richiede anche di saper essere audaci e creativi per domandarsi come si possa tradurre in modo concreto e comprensibile alle giovani generazioni l'amore che Dio ha per noi. Dobbiamo essere audaci, coraggiosi. Non abbiamo paura di accettare nuove sfide, a condizione che ci sforziamo con ogni mezzo di far sì che la nostra gente non venga privata della luce e della Consolazione che nascono dall'amicizia con Gesù.”

Proprio alla luce delle scelte di questo pontificato di Francesco occorre avviarsi alacremente verso nuove interpretazioni dell’icona di Maria, impostando un ascolto e un dialogo su una diversa e più adeguata narrazione della sua stessa traccia storica.

Riprendere quei temi che mai come in questo mese di festa e di devozione Popolare Mariana si sovrappongono al Ramadan, significherebbe tornare a chiedersi come e perché la festa e la devozione mariana si devono riproporre nella doppia valenza di struttura materiale della vita comunitaria e di scenario mentale immateriale della coscienza civica e spirituale di un popolo, e di una comunità locale.