Una Madonna sotto la Luna. Genetliaco Cinquecentenario di Maria festeggiato sotto il segno astrale del Plenilunio

23 maggio 2019, 19:45 100inWeb | di Vito Barresi

La festa è finita andate in pace? Sarebbe semplice ma certo che no. Un no a motto d'occasione, che non può risolvere 500 anni in un solo momento, tanto c'è da raccontare, da ricostruire, da scoprire in questa straordinaria Archeologia del Sacro e della Fede che si è presentata, puntualmente, ancora una volta nelle sue eclatanti contraddittorietà etnografiche, spirituali, morali, sociologiche, ecclesiali, popolari, censitarie e classiste, persino o documentaristiche e cinematografiche, nelle sfaccettature molteplici di un'enorme rito collettivo e comunitario che sagoma la psicologia della folla locale, la unisce e poi la divide, la ingombra e la imbarazza, per l'esorbitante dell'umano che ne fa da spettacolare corona.


di Vito Barresi

Risolvere cinquecento anni in una sola festa non è cosa neanche per una piccola città del sud Europa che pure è stata patria di uomini illustri tra cui primeggia il 'genio leonardesco' dell'antichità che risponde al nome di Pitagora da Samo.

La festa è stata, come al solito, corale, coinvolgente, straordinaria, ieratica, popolare. In una battuta espressione di quel nesso contraddittorio che lega Sacro e propano e che, oltre questa banalizzante contrapposizione, distingue e intreccia, il senso misterioso, anarchico, tumultuoso e massificante del Sacro con la Ragione non speculare ma tomisticamente organizzatoria della Fede Cattolica, del cattolicesimo e non sempre degli stessi cattolici.

Orbene, l'enorme genetlìaco [genethliăcus, gr. γενεϑλιακός, der. di γενέϑλιος «natalizio»], il compleanno della Grande Madre, la 'cinquecentina' mariana che ancora oggi si può riassumere, racchiudere in una sua peculiare sintesi, dove tutto ciò che sa di antico, tutto ciò che è Sapienza Antica, è riuscito miracolosamente ad aggiustarsi e armonizzarsi in una manifestazione di devozione spirituale, questa volta, come in un vero miracolo, ha saputo trovare, 'sua sponte', senza l'aiuto né del Popolo né della Chiesa Cattolica e Istituzione, la più solenne cornice celebrativa, facendosi scortare in corteo non solo dai tori, simbolo arcaico ed europeo, quanto dagli astri e dall'astrologia, dalle stelle e dai pianeti, connotandosi sorprendentemente come un gigantesco oroscopo della comunità.

Il rientro dell'effige, la processione della vasta folla innumeri, è avvenuta sotto lo sguardo di una luna piena incantevole che ha saputo dare tono di mistero, grandezza, infinitezza alla manifestazione terrena che è pellegrinaggio nelle cose materiali, quest'anno riguardate dalla breve distanza che separa terra e cielo, pianeta e firmamento.

Uno scenario immaginifico, surreale, artistico, filosofico, religioso che richiama e convoca tante suggestioni dal Campanella a Galileo, da Keplero ai pittori, anche uno locale e straordinario.

Ciò perché dal punto di vista simbolico la luna è un elemento astrale imbattibile, tra i più ricchi, ambigui, complessi, evocativi, poetica. Tante sono le divinità lunari e tra queste ovviamente si ricorda Artemide.

Le società antiche hanno sempre coltivato attenzione al legame esistente tra la Luna e le maree, tra il ciclo lunare e il ciclo fisiologico della donna, insomma al ritmo vitale, siderale, che dura da milioni di anni tra la Luna Signora delle Donne e le varie forme delle sua introspezione, la psicologia lunare e 'lunatica' che si avvera attraverso le fasi in perenne e ciclica ripetizione.

Non starò qui ad approfondire i multiformi altri aspetti che riguardano spazio tempo e idea della luna ma soltanto farò riferimento all'opinione di Plutarco secondo cui “le anime dei giusti si purificano nella Luna, mentre il loro corpo ritorna alla Terra e lo spirito al sole”.

Una concezione tripartita e trinitaria che a suo modo ci aiuta a concepire la storia, il sentimento selenico della luna, sempre parallela o equivalente alla condizione umana.

Non è un caso che Mircea Eliade abbia scritto della Madonna rappresentata sopra la luna, per esprimere e sottolineare l'eternità sul mutevole e sul transitorio.

E non sarà, dunque, solo per curiosità che qui giova rammentare che nella cultura ebraica, dove ancora è in vigore il calendario lunare, che in quasi tutte le culture semitiche, che nell'Arabia pre-islamica, ruolo, funzione e credenze della immensa tradizione folklorica lunare, Maometto impose la proibizione di fabbricare amuleti con metalli diversi dalla argento, formano in varie suggestioni e modanature un culto lunare universale, euro-afro-asiatico, che primeggia nelle sue manifestazioni e regole segrete, mai subalterno ai culti solari, spesso 'archimedicamente' speculari nei loro opposti significati e interpretazioni.

La luna è la notte dunque materna occultatrice inconscia protettrice.

Il fatto che i 500 anni della Madonna di Capocolonna siano stati, non a caso, festeggiati proprio in periodo di luna piena, è certamente il primo e non 'irrilevante' tra tanti spunti, tra molte nuove ipotesi possibili, per tanto non una mera suggestione magica, da cui si può riavviare una diversa ricerca laica e scientifica, promuovendo studi attenti e rigorosi da affidare e suggerire a giovani ricercatori, nuovi antropologi preparati e aperti a nuove piste d'indagine, a coraggiosi sociologi che sappiano riprendere le tante piste e le mappe segnate dalla sociologia delle religioni e dagli studi sul sacro nell'epoca della secolarizzazione.

Ai teologi che, spronati dal coraggio di papa Francesco, dovrebbero rivedere alcune loro ormai inadeguate letture della pietà mariana, anche e soprattutto in chiave di studi di genere, rivolgendo un appello ai giovani e tra questi alle tantissime donne, ovunque, oggi in Europa, parte attiva di quella straordinaria spinta, di un poderoso progresso che annuncia l'avventura di un'umanità nuova quanto minacciata e a rischio da sempre più incombenti pericoli e minacce.

La sera della festa, nella ricorrenza settenaria, dovrà, dunque, essere ricordata per questa sua specificità astronomica e astrologica, per la coreografia maestosa, per l'eleganza misterica, per quella Luna Nuova che ne ha fatto una forza dotata di fascino, di argentea energia, proprio come la cornice del quadro stesso, potenza e dinamica di novità e sviluppo per Crotone e la Calabria.

La Luna, i falò pirotecnici hanno fornito una cornice astrale al quadro, presentando la Grande Madre Maria in questa inedita scena davanti a un popolo immenso.

Tanto da sembrare il ritratto smisurato del XVIII Arcano dei Tarocchi: astro notturno che ha illuminato devoti e pellegrini con luce nitida, al suono di un lontano chiaro di luna che si è sciolto in applausi di lacrime e gioia.

Quasi a segnare per Crotone e per la Calabria il tracciato e la proiezione di una 'nuova via lunare', 'la strada di Apollo', l'orbita celesta dell'intuizione, dell'immaginazione e della creatività che si qui si manifesta soltanto in nuce, ancora separata ma affiancata a quella grande strada solare di ragione, riflessione e obiettività.

Gli stessi fattori che troppe volte in questa lunga storia che da Pitagora porta al contemporaneo, hanno tradito questo popolo e la sua terra.