L’algoritmo Definitivo di Pedro Domingos

“Non so come potrò apparire al mondo, ma mi sembra soltanto di essere stato simile a un bambino che gioca sulla spiaggia, e di essermi divertito a trovare di quando in quando un sasso più liscio o una conchiglia più bella del solito, mentre il grande oceano della verità giaceva insondato davanti a me”. (Isaac Newton)


di Patrizia Muzzi

Pedro Domingos, autore del libro l’Algoritmo definitivo (edizioni Bollati Boringhieri, pagine 354, 25 euro), è considerato uno dei massimi esperti al mondo di artificial intelligence, machine learning e data mining. Forse per alcuni di noi queste sono ancora parole dal significato misterioso, ma sarebbe il caso riponessimo su di esse la nostra massima attenzione perché, che ci piaccia o no, la nostra società è dominata dall’uso degli algoritmi e chi li controlla ha in mano le redini della società stessa.

Quando chiedete qualcosa a un motore di ricerca, è il machine learning che decide quali risultati mostrarvi, le mail che leggete sono quelle selezionate rispetto allo spam, quando comprate un libro su Amazon o scegliete un film su Netflix, Facebook, Twitter, ogni volta che usate un pc, molto probabilmente è entrato in gioco il machine learning.

Pandora impara i vostri gusti musicali, il quotidiano che leggete in metrò ha un sistema di stampa calibrato attentamente grazie ad un algoritmo di apprendimento che evita le striature dell’inchiostro, la temperatura perfetta di casa vostra, l’iniezione del carburante e il ricircolo del gas di scarico della vostra auto, il sistema Inrix per evitare in traffico, il vostro word processor che controlla l’ortografia e la grammatica, Bin Travel quando scegliete il biglietto da viaggio meno costoso, i vostri fondi d’investimento, la app Yelp che vi indica il posto migliore per mangiare, i vostri cellulari sono tutti zeppi di algoritmi di apprendimento, i sistemi di sorveglianza dei parcheggi, la disposizione delle merci nei supermercati, la carta di credito che vi hanno proposto in banca, la stessa lettera di un amico in buchetta è stata smistata da un sistema di apprendimento della grafia, la polizia da anni è in grado di prevedere dove sono più probabili certi crimini nella vostra città, il sindaco che avete votato è stato scelto da una maggioranza d’indecisi che hanno ricevuto una chiamata telefonica proprio perché un algoritmo li ha indicati come quelli giusti da convincere all’ultimo momento, la squadra di calcio schierata in campo, la Xbox di vostro figlio, la medicina che prendete prima di addormentarvi, la diagnosi formulata dal vostro medico di famiglia, gli esami di ammissione all’università che trovate online, il vostro curriculum scelto da un’azienda per affidarvi un impiego, la casa che state per acquistare grazie al programma Zillow, il mutuo che vorrete chiedere per averla, i veicoli che si pilotano da soli, potremmo andare avanti per ore e dietro ci sarebbe sempre la stessa ‘regia’, ovvero solo poche decine di algoritmi (con qualche centinaio di varianti).

Il machine learning, spiega Domingos, è lo strumento che consente alla realtà di capire cosa vogliamo e cambiare di conseguenza prima ancora che alziamo il dito. Il machine learning ruota attorno alla capacità di ‘prevedere’. E cosa c’entrano i big data? Sono fondamentali.

A sistemi come Facebook o Instagram, per esempio, forniamo una mole immensa d’informazioni in modo del tutto gratuito che successivamente vengono rivendute a caro prezzo alle companies. I dati che spargiamo in rete sono il pane di cui si nutre il machine learning. Più se ne possiedono, più alta sarà la probabilità che un algoritmo fornisca la ‘risposta giusta’. Se state pensando che persone come Zuckerberg siano i veri ‘padroni’ del mondo beh, allora sì, forse siete vicini al vero.

Ricercatori come Pedro Domingos stanno tentando di formulare l’algoritmo che possa racchiuderli tutti, un algoritmo che in base ai big data possa arrivare all’elaborazione di leggi universali che solo dei geni come Newton sono stati in grado di evincere, un algoritmo che sia per l’appunto definitivo. Ma può davvero esistere un algoritmo così? Il dibattito è aperto e molti sono i detrattori, diversi sono gli approcci, ma la cosa davvero interessante, soprattutto per i giovani, è che questo mondo offre prospettive di lavoro. Non serve essere dei geni della matematica, la qualità fondamentale richiesta è quella di saper comprendere quali siano i veri meccanismi dell’apprendimento.

“L’Algoritmo definitivo, se esiste, è in grado di dedurre dai dati tutto il sapere di questo mondo: passato, presente e futuro. La sua invenzione rappresenterebbe uno dei grandi passi avanti di tutta la storia della scienza.”

Non c’è dubbio quindi che si aprano scenari di vario genere anche per noi comuni cittadini e conoscere questo linguaggio significa non essere esclusi da una società che è già mutata nel momento in cui sto scrivendo il mio articolo. Pensate a un informatico e a un aborigeno ora viventi e a quale abisso culturale li separi. Uno domina la tecnologia, l’altro la subisce. Non sto dicendo che la tecnologia sia per forza buona e vivere in una foresta sia assurdo, anzi. Ma capire il nostro tempo ci rende liberi di prendere decisioni sulla società che vogliamo creare assieme.

Abbastanza inquietante è il capitolo dedicato allo specchio digitale, una vera e propria replica di noi stessi che si potrebbe presentare ai colloqui di lavoro al posto nostro, cercare la fidanzata giusta, interfacciarsi con il medico, evitarci una serie di seccature e perdite di tempo. L’Algoritmo definitivo sarà in grado di generare un altro me caricabile su una chiavetta USB, che a sua volta vivrà in un mondo fatto di altri voi, fantascienza?

Le cose che avete imparato sul machine learning – scrive Domingos nell’epilogo del suo libro – vi mettono in una posizione privilegiata per riflettere su questioni come la privacy e la condivisione dei dati, il futuro del lavoro, la guerra robotica e le promesse e i rischi dell’Intelligenza artificiale; più saremo numerosi a condividere queste conoscenze, più probabilità avremo di evitare le trappole e trovare il cammino giusto. Quella di Domingos è una chiamata alle armi: la nerd o il nerd che troveranno l’algoritmo definitivo potreste essere voi. È tempo di issare le vele per il machine learning.