Giornata Mondiale dell’Ambiente a Crotone. Tra assenze e bugie amministrative, ecco il nuovo sogno di una Città Green

5 giugno 2019, 13:00 100inWeb | di Vito Barresi

Appare evidente che senza una scelta sicura, sincera, convinta rispetto all'ambiente e alla tutela della natura, della biodiversità e della sostenibilità produttiva, per una città come Crotone non ci sarà futuro evolutivo. Non si tratta di una considerazione scontata o di un vuoto slogan ma la questione ambientale, l'allarme climatico, sono aspetti determinanti nel mondo attuale per credere e confermare gli obiettivi di crescita e sviluppo di una città piccola come di una megalopoli, specie se si tratta di luoghi urbani che hanno vissuto un' intensa e secolare esperienza industriale.


di Vito Barresi

Ambiente, clima, sicurezza ecologica, difesa e tutela della biodiversità, trasformazione tecnologica industriale e sostenibilità, sono fortemente legati ad una radicale trasformazione della mentalità pubblica e privata, a una ribaltamento delle classiche issue politiche e istutuzionali rispetto alle risorse naturali e ambientali, il patrimonio unico che abbiamo e che si deve difendere, in cui la geografia ha collocato questa comunità.

Partirei nel ragionamento che qui propongo da due momenti per celebrare ed onorare insieme questa giornata dell'ambiente 2019. Due tagli che si presentano su livelli cronologici apparentemente diversi ma che richiedono, rispetto al passato, una nuova e diversa capacità politica e amministrativa di armonizzazione tra ambiente e società, economia e natura, innovazione e progettualità.

Il primo taglio e quello del breve periodo, la cui dinamica va analizzata a partire in questi ultimi 30 anni che vanno dal 1990 al 2020. Un trentennio in cui le fabbriche sono scomparse, quando dominava quel che ebbi modo di chiamare, riprendendo un immagine di Charles Dickens, guardando lo stato in cui erano ridotte le nostre industrie chimiche e metallurgiche, a quell'epoca in forte ritardo innovativo e tecnologico, come un inferno senza coperchio.

Tutto questo da tempo non c'è più. Una volta messo il coperchio sulla pentola inquinante, spento il fuoco della polluzione industriale, si è superficialmente ritenuto che la città potesse rapidamente trasformarsi in un giardino mediterraneo, quasi una cartolina d'epoca che riprendeva fasti e nefasti ambientali di passati regimi.

L'emblema di questa errata interpretazione del risanamento urbano e della bonifica industriale resta per tutti i crotonesi e per i calabresi della costa ionica l'agghiacciante e lugubre "passeggiata degli innamorati" presentata e strombazzata da Pasquale Senatore su tutti i media e i giornali locali e regionali come una sua grande conquista. Era in realtà soltanto un imbroglio, un gravissimo imbroglio ecologico.

Per cui è mancata la cultura, l'impegno e la preparazione degli amministratori comunali e regionali, provinciali e nazionali, a tal punto che è stato meglio non fare ulteriori danni, lasciare calmare il fuoco inquinante, costringere Crotone ad arretrare e non crescere rispetto ai temi veri che riguardavano una complessiva rimodulazione il reimpostazione ecologica di una città che, nel corso del secondo Novecento, si era urbanisticamente impiantata dentro lo schema lineare della piccola città manifatturiera.

Da qui il fallimento eclatante di ben tre amministrazioni, di cui due della durata di 10 anni ciascuno, guidate da Senatore e Vallone, nonchè ultima quella prodotta dal 'centroide' Sculco che ha trovato come attore e omparsa il sindaco facente funzione Pugliese Ugo.

Il secondo taglio è di lungo periodo. Esso affonda le sue radici nel biotopo territoriale, nell'ecosistema storicamente e naturalmente predominante, quello che ha accolto le varie comunità e durante questi tre millenni (non per chiederne i 'diritti' ma la definizione di "città dei tre millenni" non è di Sculco ma fra le altre del sottoscritto) le varie società e i vari circuiti economici che hanno caratterizzato la nostra storia locale.

Su questo lungo periodo contano le radici, le memorie ambientali, i pilastri sociali, produttivi, ecconomici, cioè le strutture materiali che hanno utilizzato le risorse naturali vere, che poi si sostanziano in assi produttivi, sfruttati da compagnie e da capitali esterni, che sono l'acqua, l'aria, la terra, il fuoco.

Acqua, Aria, Terra e Fuoco sono gli elementi di un ampio, creativo, innovativo e intelligente programma amministrativo e non solo, lo strumento e la carta degli intenti che ci portano non a immaginare ma a generare e costruire, giorno per giorno, nel rispetto dell'ambiente, l'autogoverno del territorio, il futuro della città, la prospettiva che si misura soprattutto in una nuova proposta collettiva condivisa e sostenibile.

Proposta che al momento non c'è ne si intravede nel dibattito politico, amministrativo e pubblico sia della città che del comprensorio.

Puntare sull'acqua significa concretamente ripensare il rapporto con le economie marittime e fluviali. Non mi dilungo parlando di portualità, filiera alimentare ittica, eccetera eccetera che erano stati evocati da Pugliese Ugo parlando agli allocchi di blue economy che nessuno ha più mai sentito né visto.

Riguardare il tema della terra richiede un superamento delle vecchie logiche fondiarie, della speculazione edilizia, del consumo dello spazio urbano, immettendosi in una prospettiva di integrazione e compatibilità con gli usi e i beni comuni che nel territorio si dovrebbero tutelare, difendere, scoprire e utilizzare proficuamente.

Aria significa che la condizione di inquinamento in una città come Crotone è evidente a tutti, a partire dalla constatazione più semplice che è quella della vetustà del parco macchine, di una necessaria riformulazione del concetto di viabilità e mobilità, e con essi la necessità di individuare una formula Smart o Small che sia per quanto riguarda le infrastrutture e i trasporti.

E, infine, il fuoco che significa ripensare gli insediamenti produttivi e con essi le dislocazioni agricole, industriali, urbanistiche, edilizie, ecc.

Ma soprattutto fuoco significa energia, sfruttamento del sottosuolo, con quel che ne consegue per il benessere qualitativo e quantitativo del sistema economico crotonese.

A me pare che il modo migliore per celebrare la Giornata dell'Ambiente sia ripensarla a partire dai piccoli fatti, piccoli grandi fatti, che diventano microstrutturali, che creano, anzi determinano, un potenziale e una capacità stoccata in loco che può permette di agire in una logica di concorrenza e non di assistenzialismo. Crotone può farlo puntando strategicamente sull'ambiente e giocando sul progetto di una straordinaria e attrattiva città Green.Non ci sono vincoli oggettivi ma ostacoli di carattere politico morale culturale e mentale.Sono quelli i veri nemici della comunità crotonese.

Certo bisogna aver paura della minaccia criminale e della 'ndrangheta ma allo stesso tempo bisogna stare attenti ad altre forme di servaggio, schiavitù e illegalità che si annidano nella vita quotidiana di una comunità spesso distratta rispetto ai propri interessi veri e autentici. Che sono poi quelli di tutti.