La storia: nei mesi scorsi, presso il Laboratorio di Oculistica dell’Ospedale Civile di Crotone, su Corso Messina, Marito e moglie sono in attesa per una visita oculistica.
Dopo una breve attesa di circa 20 minuti possono entrare. Una dottoressa, senza alcun camice, si accinge a visitare la donna, senza l’uso dei guanti; o, meglio, a guardare soltanto nell’occhio sinistro e a decretare subito il “malanno”: congiuntivite secretiva.
In un batter d’occhio vengono prescritte le medicine. Al seguente rilievo: “Ma con che cosa posso lavare gli occhi?” la risposta è immediata: “è tutto scritto sul foglio”; non certo, però, sul foglio consegnatole.
È la volta dell'uomo, che pensa di dover fare sapere alla dottoressa che la visita è da ascrivere al fatto che, giorni addietro, aveva avuto un occhio molto arrossato e pensava di potersi trattare di una pressione elevata.
La visita inizia e finisce rapidamente diagnosticando una congiuntivite allergica. Né, la professionista, cerca di appurare, a seguito di un nuovo invito, se esista una pressione alta nell’occhio, cavandosela con la seguente risposta: "Non è curabile la pressione alta negli occhi".
Ma il colmo dei colmi è la prescrizione di un collirio da non potere utilizzare per coloro i quali dispongono di una pressione alta negli occhi. Quanto pressapochismo!
Una rapidità mai riscontrata in altre precedenti visite similari, dato che gli occhi venivano attentamente osservati, per poi passare alla misurazione della vista.
Pertanto, nessun colloquio tra la dottoressa e la persona da curare. Qualcuno, addirittura, sostiene che anche il rapporto colloquiale tra medici e pazienti, in alcune circostanze, riesca a curare al pari delle medicine.
Ciò, però, non avviene presso il Laboratorio di Oculistica su Corso Messina, a Crotone. Purtroppo!
Rodolfo Bava