Giornata Mondiale del Rifugiato 20 giugno 2019 #WithRefugees. A Crotone chi sta dalla loro parte?

12 giugno 2019, 18:16 100inWeb | di Vito Barresi

Se è vero che le opinioni pubbliche in ogni paese ormai funzionano sullo spartito delle suggestioni comunicative e della percezione sfalsante del reale, si capisce bene come sia divenuto abbastanza lineare e facile per i politici di turno giocare sull'ambigua e negativa stigmatizzazione che presenta gli immigrati esclusivamente come clandestini e irregolari. Un onda d'urto proveniente dagli angoli più remoti del mondo pronta a sfondare le barriere di contenimento e a sporcare impunemente il giardino fiorito dele nostre civiltà progredite e opulente.


di Vito Barresi

Il pericolo dei 'fuorilegge senza appello' si autorigenera e si autosmentisce al contempo, evitando di annotare che la prima qualificazione degli immigrati resta principalmente quella di profughi che sfuggono dalle guerre, dalle persecuzioni e dai conflitti etnici, dalla povertà e dalla fame, dalle carestie e dalle siccità, dai disastri ambientali e dalle crisi economiche, oltre che, sofferenza spirituale e materiale principale, perchè incolpati e talvolta martirizzati per la loro fede religiosa.

Ecco perchè il 20 giugno 2019 si celebra "la Giornata Mondiale del Rifugiato, appuntamento annuale voluto dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione di oltre 70 milioni di rifugiati, richiedenti asilo e sfollati nel mondo che, costretti a fuggire da guerre e persecuzioni, lasciano i propri affetti, la propria casa e tutto ciò che un tempo era la loro vita per cercare salvezza in un altro paese.E soprattutto invita a non dimenticare mai che dietro ognuno di loro c’è una storia che merita di essere ascoltata. Storie di sofferenze, di umiliazioni ma anche di chi è riuscito a ricostruire il proprio futuro, offrendo il proprio contributo alla società che lo ha accolto."

Siamo di fronte ai numeri di un fenomeno le cui cause, certamente economiche ma anche politiche ed ambientali, si possono leggere nel Report Statistico "Immigrazione 2018" secondo cui nello scorso anno circa 258 milioni di migranti si sono spostati fuori dai confini del proprio paese è quasi il doppio lo farà nel 2050.

Il mondo è di fronte a un mutamento planetario di gigantesche proporzioni che richiede pertanto scelte condivise e compatibili e non invece posizioni assurde, protezionistiche, ostative e unilaterali.

Essere perseguitati, e dunque profughi, alla ricerca di una nuova patria di libertà, dignità e sicurezza è una condizione umana delle società contemporanee che non ha specifiche ed esclusive geografie, nicchie regionali, che siano solo africane, asiatiche o sud americane, o che sorge da contesti antropologicamente alla grossa classificati etnici o razziali.

Chi è costretto ad abbandonare la propria terra non lo fa certo per turismo ma nella stragrande maggioranza dei casi in quanto vittima di un attacco distruttivo da parte di forze variegate che possono essere ideologiche, politiche, nazionalistiche, etnico razziali o di settarismo e pogrom religioso.

Già di per se qualsiasi movimento geografico di masse umane che preme sui punti 'liminali' e caldi dello scacchiere internazionale, fa scattare l'allarme, attiva l'osservazione e la sorveglianza della macchina messa a punto dall'ordine umanitario internazionale, una rete che si è venuta formando con più precise articolazioni di mezzi e postazioni,appena dopo la fine della Guerra Fredda, da quando cioè si è fatto più ampia la condivisione e il consenso di più stati dentro il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

La giornata internazionale dedicata ai profughi vuole ricordare a tutti proprio la necessità e l'impegno di promuovere e incrementare una sensibilità diffusa su una questione mondiale sempre più forte ed eclatante che è quella dei flussi migratori.

La giornata promossa dall'Unhr offre l'opportunità per discutere e approfondire le questioni poste dal fenomeno migratorio da un punto di vista globale e locale.

Essa offre, anche quest'anno, una traccia di contenuti, storie, racconti, testimonianze, nella forma di una campagna promossa dall’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, diffusa tramite l'hashtag #WithRefugees, per dare visibilità alle espressioni di solidarietà verso i rifugiati, raccogliendo e amplificando la voce di chi accoglie e rafforzando l’incontro tra le comunità locali e i rifugiati ed i richiedenti asilo.

“In un momento in cui prevale una narrazione negativa sui rifugiati e richiedenti asilo, ribadiamo con forza la necessità di vederli innanzitutto come persone, con il loro bagaglio di coraggio e speranze che aspettano solo una giusta accoglienza per potersi realizzare”, evidenzia Carlotta Sami, Portavoce UNHCR, l'obiettivo della giornata celebrativa è quello di rimettere in testa alle agende pubbliche dei vari stati, specialmente in Europa, una questione sempre più al centro di polemiche retoriche ed evidenti manipolazioni politiche.

D'altra parte con i porti chiusi e le mani sulle pistole appare più che mai pericoloso ed errato concentrare tutte le energie degli Stati e dei Governi sulla chiusura e sul contrasto agli spostamenti, praticamente chiudendo le rotte legittime e legali, favorendo in alternativa altri percorsi illeciti e malavitosi, piuttosto che puntare direttamente sull'accoglienza, la protezione, la promozione e l'integrazione dei profughi e degli immigrati in genere.

Ed eccoci giunti al livello comunale, provinciale, territoriale, regionale, dove l'inefficienza e la sottovalutazione dell'immigrazione ha portato risultati nefasti nella vita civica, ha favorito l'illegalità e il crimine attestato dalle inchieste della magistratura, incentiva atteggiamenti di chiusura e talvolta persino di ostilità e aperto razzismo.

La Calabria, le principali città regionali, i piccoli borghi richiedono oggi una diversa politica dell'accoglienza, una in novativa impostazione che faccia chiarezza, riconsegni sicurezza ai cittadini, dia dignità al profugo, agisca per il suo corretto inserimento nel tessuto della cittadinanza rispettata e condivisa.

Non si tratta di un panegirico ma di un enorme lavoro di formazione civica e culturale, che protenda a una immediata maturazione soprattutto a livello locale, territoriale e comunale, di un diverso modo di concepire la solidarietà.

Non più intesa in quanto semplice difesa, tutela e autotutela dei propri diritti e 'privilegi' ma anche come motore di un cambiamento e di uno sviluppo qualitativo centrato sulla solidarietà civica e collettiva.

Un cambio di paradigma che tramuterebbe istantaneamente la prospettiva di crescita e di sviluppo di una piccola città, di una particolare Regione come la Calabria, in cui questo sentimento che ci apre al mondo e non ci imprigiona nel nostro ghetto particolaristico sembra essere non solo osteggiato ma addirittura occultato, per non dire eclissato.