Papa Francesco battezza a Napoli la nuova “Teologia del Mediterraneo”

21 giugno 2019, 10:45 100inWeb | di Vito Barresi

Nella luce del Mediterraneo, quella che luccica su un mare di miti e di tragedie, spazio odissiaco e biblico, geografia scritturale e monoteista, tra lampi oscuri di guerra, immani naufragi senza spettatore, tra una silenziosa moltitudine di immigrati senza porto in cerca di clandestina speranza, ecco Francesco raggiungere Napoli, nobile città del Golfo, nuova tappa del suo straordinario e ragionato 'pellegrinaggio' in questa terra contemporanea, un viaggio per unire il pianeta intero con l'ombelico spirituale del mondo, rinsaldarlo al cordone genetico delle sue fedi antichissime l'ebraismo, il cristianesimo, l'Islam.


di Vito Barresi

C'è tanto del genio gesuitico in questa stagione, questa estate delle religioni mediterranee, che si apre a Napoli e che sembra annunciare un nuovo inizio per la Chiesa sotto il segno una grande svolta religiosa, quasi una riforma, che vuole far leva sulla riaffermata consapevolezza della inesauribile ricchezza insita nell'eredità culturale dei grandi monoteismi euro afro-asiatici, rileggendoli e rilanciandoli in una prospettiva contemporanea, nelle opere comuni, negli gli indirizzi filosofici, sociali ed economici più avanzati.

Francesco arriva in quel di Posillipo, accolto da Padre Pino di Luccio e dal Metropolita Cardinale Sepe, per parlare dal palco, allestito in stile art design post moderno, della Sezione San Luigi della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale, non solo per concludere, ma tra gli altri relatori, per intervenire con la sua parola al Convegno su "La Teologia dopo Veritatis Gaudium nel contesto del Mediterraneo".

Guardare il Mediterraneo come uno spazio di pace e di progresso per il pianeta è l'intuizione feconda che sta al centro della ricerca e del dibattito che si è aperto, (anche grazie ai contributi di studio e approfondimento racchiusi sia nella serie della rivista Sponde che nell'ultima edizione speciale di Rassegna di Teologia che esce proprio in occasione del convegno partenopeo) nel mondo cattolico, sia europeo che mondiale, sollecitato dal cambiamento globale a realizzare una gigantesca revisione e ridiscussione degli strumenti teologici che hanno contrassegnato il cammino ecumenico e il dialogo interreligioso a partire dal Concilio Vaticano II, fino alle più recenti encicliche dell'attuale Pontefice.

Occorre dunque ritornare alle radici testamentarie, riconquistare tutto il senso del biblico che può produrre la contestuale, ermeneutica e comparata lettura dell' Antico e del Nuovo Testamento, della Torà e del Corano, osare in termini di Genesi, la Creazione di un linguaggio inedito, anzi aprire i cantieri e i laboratori capaci di scoprire una nuova spiegazione che faccia leva sul Mediterraneo non solo come area geopolitica, come spazio vitale delle superpotenze, ma in quanto luogo (e non, non luogo) di una nuova visione dell'umanità e del contesto internazionale che s'intreccia, si meticcia senza confondersi con ben altre, e non più aliene, sensibilità spirituali asiatiche, africane e orientali.

Tra indipendenza teologica e rinnovata tolleranza religiosa, il più efficace antidoto e solido argine contro il dilagare dei fondamentalismo, la pista che dovrebbe portare all'enunciazione di una Nuova Teologia del Mediterraneo, appare a questo papato più che mai suggestiva e stimolante, dunque creazionale, creativa e progettuale.

Specialmente se si getta lo sguardo più lontano, al di là dell'effimero e della contingenza di corto respiro, ai ritmi profondi della storia, alle permanenze e alle variazioni di lunga durata, che sono poi l'asse su cui si installano i mutamenti delle civiltà e con esse delle società che le vivono, le identificano e le rappresentano nel futuro.

Solo in questa prospettiva può essere possibile aprire con squarci di coraggio orizzonti estetici e umani condivisi, un'amicizia dialogica protesa a costruire le basi morali del dialogo e della comprensione, il riconoscimento propulsivo delle diversità.

Obiettivi per altro enunciati nel seminario a inviti promosso da La Civiltà Cattolica 'Essere Mediterranei', con cui si è avviata la riflessione sulla 'Dichiarazione sulla «fratellanza umana»' che porta la firma congiunta di papa Francesco e dell’imam dell’Università islamica di al-Azhar, lo sceicco Ahmad al-Tayyib, un documento che dovrà trovare il proprio contesto attuativo nel confronto e nello scambio non sui fronti di guerra ma nel 'recinto del sacro', in quella straordinaria dotazione di comunità e relazionalità costituita dalle stesse strutture religiose e dai presidi in cui si venera lo spirito di Dio.

Per cui se oggi tutti 'sentono' i rintocchi di una campana che batte forte l'ora di una delicatissima transizione, più potente si fa la spinta ad elaborare qualcosa che non sia un programma di salvezza, una sorta di crociata pluralista, ma neppure un discorso avulso dai reali rapporti di forza, bensì un logos che non può essere né contraddittorio né superficiale, capace di segnare un passaggio coerente, capitalizzando il lascito epocale di esperienze e modelli teologici tipicamente novecenteschi, quali sono state la Teologia della Liberazione e la Teologia del Popolo, tanto cara allo stesso Francesco, portandolo su un piano inedito e prospettico che sta dentro l'orizzonte del Terzo millennio.

In sintesi, una Teologia del Mediterraneo che è contro l'ideologia e il paradigma dello scontro di civiltà, delle guerre di religione, dei fondamentalismi ciechi e assurdi che usano le armi del terrore della violenza è della persecuzione.

Ed è proprio qui che forse questa Teologia del Mediterraneo in nuce confligge con lo 'status quo' dell'attuale Geopolitica, proprio perché non intende inventare nuove linee di demarcazione, nuove forme di propaganda narrativa o di scrittura della divisione del mondo in molteplici microsfere di influenze regionali e particellari.

Nel Mediterraneo c'è da costruire e ricostruire città, riformulare un modo di pensare di ripensare il luogo, il Mare Nostrum, che per le religioni monoteistiche è anche Pater Noster, riprendo anche figure profetiche quali furono Giorgio La Pira e Giuseppe Dossetti con le loro proposte di dialogo che andavano oltre i nazionalismi, per comprendere più appropriatamente cosa genera la guerra che si espande o che si rinfocola continuamente in questo spazio geografico in cui si dovrà avverare la profezia e l'utopia di far viaggiare gli uomini e le donne, i giovani e gli anziani nella dimensione della vita e del futuro.

* speciale ringraziamento Vatican News