Di Maio: “controlli a negozi cinesi e pakistani". Perché il “no” di alcuni parlamentari?

30 giugno 2019, 10:11 Calabria Domani | di Rodolfo Bava

Ma guarda un po’: su Facebook, nei giorni scorsi, una foto del Ministro Di Maio, con lo sguardo serio, che annuncia: “Controlli anche sui negozi di cinesi e di pakistani”. Si è pensato si trattasse di un fake.

Addirittura, in seguito alla notizia, sono insorti alcuni deputati e senatori del M5S. Un parlamentare ha, addirittura, esclamato: “Quell'immagine è una porcheria” ed un’altra: “Ma chi prende queste decisioni?”. Ed un altro ancora: “Perché non annunciare controlli nei negozi italiani dove si fa il nero?”.

Pensiamo si possa rimanere basiti per questa manifesta “magnanimità” nei confronti dei negozi cinesi e pakistani. Ed essendo stati i primi a scrivere un articolo sull’argomento, inviato ai rappresentanti del Governo, siamo indotti, a tal punto, a non meravigliarci sul misterioso perché vi siano numerosi parlamentari a non volere simili controlli.

Abbiamo scritto e ripetuto che quasi tutti i negozi cinesi non paghino le tasse escogitando quanto segue: a conoscenza (sono, pertanto, più informati di noi italiani) che la Guardia di Finanza non operi alcun controllo nel corso dei primi due anni di attività commerciale, i cinesi, prima della scadenza dei due anni appunto, cambiano il nominativo del titolare del negozio.

Ma il colmo dei colmi è il fatto che non versano neanche l'Iva che viene pagata da ogni cliente. A Prato, da anni, hanno monopolizzato il tessile, estromettendo le aziende italiane. E neanche alcune di queste grosse società pagano le tasse.

Addirittura si è verificato che quando la Finanza ha apposto i sigilli di chiusura, loro durante la notte siano entrati prelevando tutte le macchine. È veramente un assurdo questo agire ma è inqualificabile e da censurare il non agire delle autorità italiane.

I nostri governanti, nonché alcuni “solerti” parlamentari del M5S, dovrebbero pur sapere che, con i prezzi bassi praticati hanno costretto e continuano a far chiudere molti negozi italiani e in numerose città italiane. Non vi è settore merceologico che non venga penalizzato.

Le attività cinesi, alcune volte, sono dei super negozi di alcune migliaia di metri quadri, dove si trova di tutto e di più. Anche oggetti mai visiti per i quali non si conosce l'utilizzo. Ben venga, pertanto, l'iniziativa del Ministro Di Maio per detti controlli.

Bisognerebbe varare un provvedimento secondo il quale i negozi cinesi dovrebbero versare l’Iva incassata settimana dopo settimana. E controllare, assiduamente, anno dopo anno, che la dichiarazione dei redditi venga presentata.

Rodolfo Bava