Più volte il Ministro degli Interni, ma qualcuno dice anche un Ministro degli Insulti, ha ripetutamente paragonato quanto accadeva a Lampedusa a un vero e proprio atto di guerra, un episodio bellico. Certo il suo istinto demagogicamente 'belligerante', da Giurato di Pontida e da Guardia Padana, probabilmente ha anche influito direttamente e indirettamente sui gravi errori di manovra della stessa motovedetta della Guardia di Finanza, mettendo a repentaglio la stessa vita dei militari, che andavano impegnati non ad ostacolare e bloccare la Sea Watch ma a controllarla e sorvegliarla.
di Vito Barresi
Un Ministro umiliato e sconfitto dalla Ong della Sea Watch si presenta debole non solo sullo scenario internazionale ed europeo ma anche al cospetto del Presidente della Russia Vladimir Putin in questi giorni afosi di inizio luglio in visita a Roma.
Salvini avrebbe voluto offrire ben diverso paesaggio del Mediterraneo. Un mare che doveva essere presentato in formato depliant turistico, di fatto totalmente, sotto il suo controllo, con un quadrante innestato al centro del Sud Europa, praticamente tra il Golfo della Sirte e il Golfo di Taranto, in mano alle motovedette delle forze di polizia del Ministro Italiano.
In breve, lo spettacolo in cartolina paramilitare doveva essere quello di un Mediterraneo profondamente mutato rispetto al passato, la fiera esposizione strategica di una convergenza che parte dalla constatazione della fine di un'epoca, la conclusione dell'egemonia atlantista di marca americana.
Con Salvini si lavora per concretizzare evidentemente un progetto ben preciso di presidio e comando del 'Quadrante dei due Grandi Golfi del Mediterraneo', l'appropriazione da parte dell'Italia, ma non si sa se per conto o in collaborazione con altre potenze che sono presenti e agiscono in questo lembo di mare, di un non luogo derelitto sul versante della Riva Sud.
La discutibile 'svolta geopolitica' di Salvini ha posto al proprio centro un Mediterraneo che non è più inteso né collocato come un mare sotto l'egida confusa del diritto internazionale controverso e contestato, perché non più sotto la protezione e nella sfera di influenza anglo-americana.
Tanto più perché la Nato risulta in discussione presso l'amministrazione Trump, fuori scena per via della sua svolta asiatica che ha spostato il baricentro e l'asse del confronto internazionale proprio sotto Pechino e Mosca.
L'obiettivo di Putin e dei russi potrebbe essere quello di trasformare un mare protetto in un mare spazio dei sovranismi e dunque in un mare egemonico spaccato e diviso in singoli segmenti nazionalistici. Riallineamenti che disorienterebbero e spariglierebbero antichi equilibri storici e consolidate sfere di influenza, facendo da apri pista a nuovi corridoi di controllo all'interno del quadrante Ovest del Mediterraneo.
Italia come Turchia d'Europa? Potrebbe essere questa la suggestione (cfr. Claudio Gatti, I Demoni di Salvini, Chiarelettere) che sta dietro l'attivismo quasi frenetico di Salvini che guarda al 'modello Erdogan'.
Una similitudine che sembra ancora più evidente da quando il vice premier italiano ha preso le redini del partito di Bossi e Maroni, un partito storicamente sconfitto sia sul tema della moneta, cioè l'Euro che su quello della bandiera, cioè la Secessione Padana, puntando infine sul potere e la suggestione della Spada, riproponendosi in versione simil sovranista.
Con la Durlindana del Crociato, Salvini avanza un programma coerentemente bellico, tipico di un paese belligerante, contro un nemico che, in questo caso, sarebbero le Ong, fronte e ponte dell'invasione migratoria africana.
Siamo alle Guerre Puniche anche se manca ancora Scipione l'Africano.
C'è dunque in corso una pericolosa mutazione che potrebbe anche sovrapporsi e combaciare con il tentativo di far spostare la pressione degli Stati Uniti in Medio Oriente e nella vicina Asia, dall' Est asiatico verso l'Ovest europeo.
In attesa dell'avvento una nuova fase Atlantica che rivendica, l'Italia è alla ricerca di una nuova collocazione, dopo quanto avvenuto nei Balcani con le guerre etniche e con il bombardamento di Belgrado e la condanna internazionale della Serbia filorussa di Milosevic.
Da questo 'intreccio balcanico' e Mediterraneo nasce il progetto salviniano di una Italia protagonista nel medio Mediterraneo, trascinando inavvertitamente ma astutamente tutto il Governo italiano in questa avventura sul fronte dello scacchiere Sud dell'Unione Europea.