Storie di calcio. Il prof da Crotone all’Europa, Borelli: anima e forza rossoblù al servizio dell’Atalanta da Champions

8 luglio 2019, 13:07 Trasferta Libera

Dietro Juventus e Napoli ecco l’Atalanta, che vuol dire Champions per la squadra di Giampiero Gasperini e Mimmo Borelli, entrambi ex dell’Fc Crotone, il primo da allenatore e l’altro da preparatore tecnico.


di Giuseppe Romano

Gasperini ex calciatore e Borelli docente di educazione fisica: un “binomio” vincente che si ritrova allo Stadio “Ezio Scida” alla festa del Crotone in serie A, campionato 2015-2016, durante la grande parata di tifosi e non, accorsi per osannare un gruppo di ragazzi che, alla guida di Ivan Juric, e Mimmo Borelli, artefice dell’impegno e dello sforzo fisico, erano giunti alle stelle, viaggiando alla velocità della Formula Uno.

Il prof. arriva mentre il mister parla con noi e col suo ex direttore sportivo, Beppe Ursino. Il gesto di Gasperini è spontaneo, abbraccia il suo ex collaboratore e, con un largo sorriso, gli dice: “Prof. Prepari le valige che domani partiamo per Brescia”, per risposta un incredulo scambio di sorriso ed una stretta di mano, calorosa e forte come la stima che li lega e qualche cenno del tempo trascorso insieme col Crotone.

Bei tempi, bei ricordi, grande lavoro: un binomio vincente, che aveva trasformata una squadra di ragazzi in una macchina da formula uno: “…sono imprendibili, corrono come moscerini”, esclamava in continuazione un cronista durante la finale play-off Viterbese-Crotone (0-3).

Un tam-tam senza respiro, che vanta altre due promozioni del Crotone, con Mimmo Borelli, responsabile della preparazione atletica: approdo in C1, 1997-1998, con Juan Carlos Morrone, e in serie B, 2003-2004, allora allenatore Giampiero Gasperini, col quale approderà in Europa (2018-2019), con l’inesorabile cavalcata dell’Atalanta, nella massima serie.

Borelli, laureato in scienze motorie, ha sempre amato il calcio, operando nella preparazione e nella gestione tecnica di una squadra, senza mai cedere alle complessità e difficoltà del ruolo.

Ritmo e cuore d’atleta, un’anima sul campo, fredda, precisa come un computer e serio come vuole lo sport, ha sulle spalle 14 tornei col Crotone di cui tre con Gasperini, col quale ne farà altri tre alla guida dell’Atalanta, dopo l’esperienza di Torino e Lecce con Franco Lerda.

Nella sua migrazione non c’è ragione che va oltre il cuore, è il caso che lo trascina. Resterà a Bergamo con Gasperini, legati da una eterna stima, con l’Atalanta che ha stupito l’Europa col gioco e la velocità. Le sirene di Napoli e Roma non hanno incantato Gasperini ed eccoli di nuovo insieme fino al 2022.

A fine campionato l’aereo lo riporta a Crotone a respirare l’aria del suo mare, rivivere la cultura di Pitagora e, soprattutto, godere dell’affetto e della stima dei suoi amici, fans e parenti. “C’è la casa, la famiglia, le mie radici e le cene con gli amici”.

Prendiamo un caffè insieme e riparliamo del suo “amico” Giampiero Gasperini. Un legame forte e duraturo.

“Ci siamo tenuti in contatto da sempre e vi sono state altre possibilità per lavorare insieme, ma non si sono realizzate, fino a quando è arrivato il momento giusto. Giampiero è una persona eccellente con la quale mi son trovato benissimo su tutti i punti di vista”.

Un atto di stima maturato insieme nel Crotone.

“Tre anni splendidi! Potevo andare a Genoa con lui, ma non sono riuscito a svincolarmi. Sarebbe stato difficile lavorare in serie A con un allenatore che ti conosce poco. Ho preferito restare col Crotone, senza sentimentalismi, ma siamo rimasti sempre in contatto. Rifare gli esami con un nuovo allenatore non mi entusiasmava. Mi sono ritrovato con Ivan Juric, che mi conosceva benissimo, in un campionato carico di incognite, e abbiamo raggiunto la serie in A. Bella esperienza!”

“La sera della festa, ho accettato l’invito di Gasperini. È stato un rapporto di grande stima e condivisione del metodo di lavoro. Nessun calcolo! Non si poteva immaginare che l’Atalanta conquistasse il quarto posto. Non è stata una scelta per intraprendere una carriera diversa di quella già sperimentata”.

La cultura del lavoro fisico, Il prof se l’è formata passo dopo passo, raggiungendo, con l’Fc Crotone, buone prestazioni sportive. Il premio è stato di merito, espressione del suo lavoro. Ma lui resta umile, con i piedi per terra.

“Il preparatore atletico fa il suo lavoro, ma stiamo parlando di situazioni: le cose vanno viste in modo globale, non si può pensare che un solo aspetto possa determinare il risultato di una partita o di un campionato. La corsa e la tenuta fisica sono soltanto due elementi dei mezzi che occorrono per raggiungere un fine. Non ci si allena per correre, si corre per poter arrivare in tempo sulla palla, sempre e in anticipo sugli avversari. Quindi, tutto quello che il preparatore fa è al servizio delle strategie, della tattica e del gioco nella sua globalità”.

Questo binomio Borelli-Gasperini è esploso e il suo boato è arrivato in Europa League

“È chiaro che più si alza il tono, più devi cercare la perfezione. Perché, ad altissimi livelli, gli errori si pagano in modo pesante. Oggettivamente, non mi aspettavo di raggiungere questi risultati con l’Atalanta. Almeno il primo anno. Prendendo consapevolezza di quello che si è fatto ci si rende conto che gli avversari, poi, non sono più forti della squadra che alleni”.

Cosa hai dato a Gasperini e cosa ha dato lui a te.

“Abbiamo diverse cose in comune nello studio della preparazione. Lui ha una spigliata mentalità vincente e la determinazione di imporre il proprio gioco, senza cercare alibi, quando le cose non vanno secondo il suo verso. Giocare di giorno, la sera, pomeriggio, sono cose scontate. Sono gli stessi miei valore e si va a nozze quando un allenatore ragiona così, e c’è lo scambio di idee. Il Confronto continuo fa crescere e completa il quadro dei valori nel gruppo”

Gestire giovani di serie B o uno spogliatoio di serie A, con elementi di spicco, è difficile per un preparatore atletico?

“Cambiano solo i momenti di ironia dei calciatori. I carichi di allenamento tengono conto delle loro individualità, i principi non cambiano. Sarà diverso il volume del lavoro e la qualità. In serie A trovi più figli di buona donna e sono più divertenti”.

Il senso di appartenenza alla maglia è considerato un punto di forza. Quanto c’è di vero?

“Ci sono diversi discorsi comuni sull’appartenenza della maglia. Bisogna essere prima professionisti e poi metti le altre motivazioni, a meno che non sei nato nella stessa città. Nessuno ci sta a perdere. Conta il rispetto verso i tifosi, la società i compagni e l’amor proprio. Cose che si possono toccare con mano sono, scendere in campo consapevoli che gli altri ti seguono e devi dare impegno, energia, fare le cose al massimo delle proprie capacità in campo.”

1200 chilometro Bergamo-Crotone il Crotone, come avverti questa distanza?

“La città mi appartiene in tutto e dappertutto. Il Crotone-squadra l’ho seguito con qualche difficoltà, perché trasmessa su una rete non facile a collegarti. Ha raggiunto una salvezza più che meritata dopo una partenza non del tutto esaltante e con tanti problemi”.

Cosa ti aspetti dall’Europa?

“Siamo in Champions, torneo di club più importante che ci sia. Ci confronteremo con le migliori squadre del mondo. Non so chi incontreremo. Spero le più forti del gruppo. Ci siamo meritati questo traguardo e vogliamo giocarcelo con tutte le nostre energie”.

Quando si è capito che potevate arrivarci, considerata la lotta serrata nel gruppo di testa?

“Quando abbiamo vinto contro il Napoli e pareggiato col Chievo. La vittoria contro Lazio e Napoli ci ha dato la consapevolezza che avremmo potuto raggiungere questo risultato incredibile. Poi, l’ottimo pareggio con la Juve, fra l’addio di Allegri e Barzagli, che non ci stavano a perdere, ci ha fatto capire che eravamo sulla linea di arrivo”.

C’è mancato poco che dal club di provincia, si potesse raggiungere Napoli o la Roma, per il prossimo campionato. Un momento vissuto come?

“Avrebbe dovuto decidere sempre il mister. Ci siamo conquistata la Champions sul campo, con una tifoseria straordinaria, che ci ha seguiti ovunque, mi sarebbe dispiaciuto un po’ andare via. La cosa migliore è stata quella di restare a Bergamo con l’Atalanta, dove ci siamo guadagnati una grande credibilità e al mister, Gasperini, conferiranno la cittadinanza onorario. Manca solo che lo facciano santo. È stata una scelta dovuto”.

Nell’ipotesi che il Crotone possa ritornare in serie A e si prospetti la possibilità di un ritorno allo Scida?

“È un po’ difficile. Non perché il Crotone non meriti la mia attenzione. Ora, non penso più a lungo termine. A sessant’anni, ho raggiunto il massimo degli obiettivi che si possano sognare. Dopo la Champions ci sono solo il campionato del mondo di calcio, e non serve più pensare a lungo termine”.

Il Crotone che ruolo può recitare ancora, secondo le tue analisi, dopo averlo visto in A, retrocedere soffrire, gioire e fare grandi cose conservando la sua dignità?

“Conosce la società. La serie A è stato il premio che, tutti, ci siamo meritati sul campo, in un campionato che non ci vedeva assolutamente favoriti nella griglia di partenza. Un campionato dove i ragazzi hanno fatto valere il loro spirito di rivalsa, del campionato precedente, guidati da un allenatore che li ha motivati e messi in campo in modo eccellente. È stato un evento storico, che insegna quanto non sempre una programmazione forzata dia i suoi frutti. Tant’è che lo scorso anno, nonostante i tanti valori aggiunti, le cose non sono andate bene. Quest’anno, la presidenza, sta portando aventi la politica dell’Atalanta”.

Si mira ai giovani nazionali, che provengono dalla primavera di grandi club. Potrebbe essere questa la chiave di svolta, per recitare un ruolo importante nel prossimo campionato di B e un ritorno in serie A. O pensi che la B sia un campionato complesso e complicato che non si può basare sui calcoli?

“In tutti i campionati fatti dal Crotone in B, ne scaturisce che, non sempre, le squadre ben attrezzate sono riuscite be risalire, qualcuna c’è riuscita, ma con grandi difficoltà. Tento è che, delle squadre retrocesse dalla A, quest’anno è risalito soltanto il Verona, ai play off. Bisogna programmare attentamente ed avere continuità nei risultati, organizzazione di gioco, che è quello che ha portato il Crotone in serie A, e come è stato quest’anno per Lecce e Brescia.

Le condizioni per fare un buon campionato non mancano al Crotone: la società è ambiziosa. Ho sentito il presidente, Gianni Vrenna, e, mi pare, la sua idea è quella di sempre, fare una buona squadra per avere come obiettivo minimo la salvezza, senza mettere limiti. Si vedrà.”

Da quando sei andato via, sono cambiate tante cose nel Crotone calcio: Vi è un centro sportivo, ben attrezzato, lo stadio ha cambiato identità, una tifoseria più presente e responsabile, pensi che queste componenti possano aiutare a fare un passo in più?

“Di sicure è già un buon passo avanti. Ma andrebbe potenziato il settore giovanile, creare una rete su tutto il territorio e, attraverso tecnici di livello, come Moschella Lomonaco, non conosco gli altri, reclutare i migliori giovani. Questo riporterebbe anche altro tifo sugli spalti. Sarebbe bello rivedere gli striscioni di Cutro, Rocca Di Neto, Isola, San Giovanni in Fiore, che vedevo ai tempi di Gasperini. Un territorio che si stringe alla squadra e faccia di richiamo a tutta la Calabria. È questo il mio augurio”.