Il 16 luglio 2019, Ursula Von der Leyen è stata eletta Presidente della Commissione europea, presentando davanti al Parlamento a Strasburgo i suoi orientamenti politici per il mandato della prossima Commissione. Con queste linee guida, l'onorevole Von der Leyen ha definito la sua visione e il piano d'azione per un partenariato politico e un dialogo interistituzionale sulle priorità dell'Unione per i prossimi cinque anni.
di Vito Barresi
Un esordio sulla scena europea di Strasburgo sotto il segno della memoria e dei valori condivisi racchiusi in un incipit che sintetizza scelte e impegno per l'eguaglianza,la giustizia,la parità dignità, la libertà in ogni campo della vita sociale, civile, istituzionale, religiosa e internazionale.
Parole non di circostanza con cui la neo presidente, prima donna che sale a questa carica, ha voluto ricordare l'icona dell'unità europea Simone Veil, la prima presidente dell’Europarlamento (1979-1982), con una frase asciugata e depurata da ogni scoria di enfasi o retorica, ma essenzialmente concentrata in un pensiero di ammirazione e gratitudine, rispetto e ispirazione profonda:
"Signor Presidente, Onorevoli parlamentari, esattamente 40 anni fa, Simone Veil è stata eletta prima donna presidente del Parlamento europeo e ha illustrato la sua visione per un'Europa più giusta e più unita. È grazie a lei e a tutte le altre icone europee che io oggi presento a voi la mia visione dell'Europa. E a 40 anni di distanza, posso dire con orgoglio che finalmente abbiamo una candidata donna alla carica di Presidente della Commissione europea. Sono io quella candidata grazie a tutti gli uomini e le donne che hanno abbattuto le barriere e sfidato le convenzioni. Sono io quella candidata grazie a tutti gli uomini e le donne che hanno costruito un'Europa di pace, un'Europa unita, un'Europa dei valori. È la mia fede nell’Europa che mi ha guidato per tutta la mia vita e la mia carriera - come madre, come medico e come donna politica. È il coraggio e l'audacia di pionieri come Simone Veil che sono al cuore della mia visione per l'Europa. Ed è mia intenzione guidare la Commissione europea nello stesso spirito."
Ouverture di grande respiro europeo e universale, perchè giova sottolineare che non è nè sarà mai inutile, tornare a ribadire che le pietre miliari della vita di Simone Veil sono state l'esperienza della Shoah, l'emancipazione delle donne, il progetto europeo.
Nata il 13 luglio del 1927 a Nizza, apparteneva a una famiglia ebrea non praticante, a soli quindici anni Simone Jacob, era il 13 aprile del 1944, venne imprigionata insieme al padre André, architetto , la mamma Yvonne Steinmetz, il fratello Jean, e le due sorelle Denise e Milou (Madeleine) dai tedeschi.Il padre e il fratello deportati in Estonia, a Tallin, moriranno nel mentre Lei e le due sorelle, caricate sui carri bestiame, entrarono nell'inferno di Auschwitz- Birkenau, il campo di sterminio in Polonia.
Sul suo braccio sinistro, venne tatuato il numero di matricola 78651. Lo stesso numero che nel 2008 la Veil deciderà di far incidere sulla spada che le viene consegnata al momento dell'ingresso tra gli accademici di Francia, gli immortali.
Le tre sorelle riusciranno miracolosamente a sopravvivere al campo, alle marce della morte del gennaio 1945, ai passaggi a Mathausen e a Bergen-Belsen.
L'Unione Europea di Ursula von der Leyen, in un momento quanto mai complesso per l'assetto geopolitico globale, riparte dal patrimonio della memoria, illuminando con un diverso flusso luminoso, uno dei pilastri della coesione continentale che è si sostanzierà in un lungo quanto articolato e pluralista processo di riconciliazione culturale europea, a partire dall'eredità storica del Novecento, altrimenti definito 'il secolo breve'.
Per costruire la nuova Unione Europea dei prossimi decenni non può più bastare associare gli stati membri fra loro ma coltivarne i motivi autentici di pace e fratellanza che si traducono nell'orgoglio e nell'identità di essere cittadini europei sotto il vessillo della nostra comune bandiera.
Occorrerà cominciare ad usare un ben altro tono, a parlare un medesimo linguaggio, cioè a comprendersi, valorizzare la nostra immensa e comune cultura, condividere gli stessi sentimenti, altrimenti ognuno degli stati, parafrasando Paul Nizan, preferirà trovarsi il suo cane da guardia nel mondo, i dominatori esterni attraverseranno il prestigioso suolo con la furia vandalica degli interessi di parte.
L'Europa degli 'Anni Venti' è l'orizzonte più ravvicinato su cui si misureranno sia il Parlamento che la Commissione Europea, a cui bisogna guardare con attenzione critica e fiducia costruttiva, aprendoci al rinnovamentio e alla riconciliazione con la nostra storia, ancor di più nello specifico delle singole realtà regionali, che sono poi ovunque il vero 'limes' delle attività e dei programmi politici che si devono concretizzare, come ha osservato la nuova Presidente, non fosse altro che in ossequio alle generazioni che hanno sognato l'unità del vecchio continente
"I padri e le madri dell'Europa hanno creato una cosa potente dalle macerie e dalle ceneri delle guerre mondiali. La pace. Un forte mercato comune, commercio senza confini, viaggi, ricerca e posti di lavoro. Oggi 500 milioni di europei vivono in libertà e prosperità, da Riga a Limassol e da Atene a Lisbona. La generazione dei miei figli non può concepire una vita senza questo senso dell'Europa come casa. Quando nacque questa fortunata generazione, noi, la vecchia generazione, pensammo che sarebbe sempre stato così."