Chi non ricorda il monologo da coach raccontato dalla “the daughter”. “La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso.” Da allora però, la comprensione dell’aerodinamica delle ali degli insetti è cresciuta enormemente.
di Antonino Mauro Calabretta
Il calabrone rispetta eccome i principi dell’aerodinamica: genera portanza sfruttando i flussi viscosi instabili e i vortici generati dal rapido battere delle proprie ali.
Tuttavia, nonostante le smentite, l’idea che la scienza abbia dichiarato definitivamente che il calabrone non può volare continua a persistere e mette in luce un equivoco ricorrente: un fenomeno e il suo modello matematico sono due cose distinte ed è il secondo che si deve adattare al primo, non il contrario.
Tanto nel regno di animalia quanto in quello nostrano, l’equivoco è pronto e servito. E colui che venne più volte presentato come l’Ufo del terzo millennio, altro non era che un drone. Sì, trattasi di drone a pilotaggio remoto.
Caratteristiche: assenza di pilota a bordo, controllo affidato a navigatore in altri terreni.
Spettacolarizzato nella sua funzionalità è quasi sempre dotato di doppi obiettivi, capace di raggiungere grandi altezze ma con scarsa durata di percorrenza volo.
Vantaggi: consentire l’esecuzione di missioni “noiose, sporche e pericolose” (dull, dirty and dangerous) spesso con costi economici ed etici minori rispetto a quelli tradizionali.
Svantaggi: se consegnato in mani inesperte la risultante di cotanta potenzialità risiederebbe tra un mancato decollo e l’irrimediabile schianto.
Diario di bordo: (three years later)
Apparente decollo con manifesta avaria alla partenza, schianto avvenuto. Si consiglia agli organi preposti l’analisi della scatola nera.
Tutti i mali della nostra vita derivano dall’eccessivo timore di dispiacere agli altri o dal desiderio disordinato di essere apprezzati da loro.