Patricia Westerford, la dottorata ribelle protagonista del romanzo di Richard Powers Il Sussurro del Mondo


Noi tutti percorriamo assieme la Via Lattea, alberi, e uomini…In ogni passeggiata a contatto con la natura si riceve molto di più di ciò che si cerca. La via più chiara dell’universo è quella che attraversa una foresta selvaggia.


di Patrizia Muzzi

Le più interessanti scoperte scientifiche degli ultimi anni riguardano sicuramente il mondo vegetale. L’attenzione di molti ricercatori si è concentrata sulle foreste come se le vedessimo per la prima volta.

Suzanne Simard, ricercatrice presso la Columbia University, ha dimostrato che nel sottosuolo esiste una sorta di rete internet formata dalle radici e dai funghi, che gli alberi sono delle entità connesse tra loro, che hanno una struttura familiare simile alla nostra, che soffrono, che hanno memoria e che si comportano tutte assieme come un singolo organismo (si veda la presentazione Come gli alberi parlano tra di loro al TEDSummit).

Leggendo la sua biografia in rete, si scopre che Suzanne, nipote di un boscaiolo, presto viene a contatto con il mondo delle radici, dei miceli e dei minerali del sottosuolo, studia Scienze forestali e vive in prima persona la scomparsa delle foreste abbattute per motivi commerciali. Visti i risultati in vitro, Suzanne si convince del fatto che gli alberi possano scambiare sostanze chimiche attraverso le radici.

Il mondo scientifico rigetta la sua ipotesi, nessuno vuole finanziare le ricerche, lei decide di fare da sola e con un semplice esperimento rivela a noi ciechi e ottusi un altro mondo: le betulle parlano con gli abeti, esistono alberi madre che si occupano di tutta la comunità e che privilegiano la prole, che trasmettono loro insegnamenti utili per il futuro.

Credo di non sbagliare dicendo che Patrizia Westerford, la dottorata ribelle in botanica e protagonista del romanzo di Richard Powers (Il Sussurro del Mondo, La Nave di Teseo, 658 pagine, 22 euro, tradotto da Licia Vighi), sia stata ispirata proprio da lei.

Il romanzo di Powers giunge in Italia dopo avere già vinto tutto: Premio Pulitzer 2019, Miglior libro del 2018 per The New York Times, The Washington Post, Time, The Oprah Magazine, Newsweek, Chicago Tribune, Kirkus Reviews, Premio Pulitzer 2019, Gran Prix de Littérature Américaine 2018, finalista al Booker Prize 2019, finalista al PEN/Jean Stein Book Award 2019.

Concordo con la definizione usata dal New York Times: si tratta di un’opera monumentale. Un romanzo che modifica la nostra percezione del mondo vegetale. Quello di Richard Powers è un romanzo corale. Ogni frase contenuta nel libro induce a riflessioni ben più ampie sul ruolo della scienza, del capitalismo, spesso sul nostro senso di esistere come specie.

“Ci sono cose così distanti dall’intelligenza umana che per noi non hanno alcun valore” afferma l’autore riferendosi alla struttura di una colonia di formiche. Ed è un problema che si riversa anche sulla nostra concezione degli alberi, creature a noi invisibili.

«Cos’è più numeroso: le stelle nella via Lattea o i cloroplasti su una foglia di granoturco?» domanda il padre di Patty quando, ancora bambina, la porta con sé nel bosco. «Sono le altre creature - più grandi, più lente, più vecchie, più durature - che decidono, danno origine alle condizioni atmosferiche, nutrono il creato, e creano l’aria stessa.»

In sintesi, citando Stephen King, il tema più evidente di questo libro si potrebbe riassumere così: «Se non impareremo dai nostri sbagli, forse in futuro rischieremo di distruggere ‘sto cazzo di pianeta».

Il problema vero è che “in futuro” dovrebbe sostituito da “ora”. Non c’è più tempo. Qualcosa è in allerta, qualcuno lancia un messaggio nel mondo che solo Patty e pochi altri riescono a cogliere, mentre tutto quello che sentiamo è la saggezza delle folle. Patty cresce e diventa biologa, viene derisa per le sue scoperte e allontanata dall’ambiente scientifico come accadde alla nostra Suzanne. La sua storia si intreccia a quella di altri coprotagonisti, che osserveremo nel corso di una intera vita, quelli che spesso le cronache additano come pazzi, idealisti, rivoluzionari, ribelli, antieroi, sovversivi e ai quali il tempo prima o poi da ragione.

Voi e il vostro albero nel giardino avete un antenato comune. Un miliardo e mezzo di anni fa, voi due vi siete separati. Ma perfino oggi, dopo un viaggio immenso in direzioni diverse, voi e l’albero condividete un quarto dei vostri geni…

«Come hanno fatto tante persone intelligenti a non vedere l’ovvio?» È la domanda che si fa Richard Powers e che molti di noi si fanno ogni giorno davanti ai ripetuti disastri naturali. Questo romanzo è un monito, un atto di amore, un manuale scientifico, un testo sacro per gli ecologisti, è preveggente e catastrofico, è l’epopea di un gruppo di persone dalle quali ci sentiamo nel contempo distanti e rappresentate.

Ascoltando le parole della ricercatrice Suzanne Simard, ci sono poche cose da fare per migliorare la situazione. Per prima cosa, riappropriarci della conoscenza locale delle nostre foreste. Secondo, salvare le Foreste Antiche, depositarie di geni, alberi madre, reti micorriziche. Terzo, tagliare meno salvando gli alberi madre, perno della loro comunità (e anche della nostra). Quarto, rigenerare la biodiversità, poiché Madre Natura ha bisogno degli strumenti giusti per utilizzare la propria intelligenza e le capacità di auto-guarigione.

Continuiamo a ripiantare alberi che generano scarsa complessità, vulnerabili a insetti e infezioni, facilmente incendiabili. Disboscare senza consapevolezza porta a tutto quello che vediamo davanti ai nostri occhi ogni giorno: vengono alterati i cicli idrogeologici, degradati gli habitat della fauna selvatica, aumentano le emissioni di gas serra che a loro volta aumentano il disturbo e la moria di altri alberi.

Non mi stanco di ripeterlo, per fortuna esistono altri portavoce nel mondo che stanno rapidamente modificando il modo di percepire il mondo vegetale, tra questi Stefano Mancuso (Neurobiologia vegetale), Peter Wohlleben (Divulgatore ambientale), Monica Gagliano (Bioacustica delle piante), David George Haskell (Botanica), Robin Wall Kimmerer (Ecologia delle piante, Botanica)) di cui potete leggere ogni pubblicazione per approfondire l’argomento.

Richard Powers, in qualità di grande scrittore, riesce a dare voce alla Natura, alle grandi foreste vergini, a quei pochi umani illuminati non solo dalla ragione ma anche da un sentimento che potremmo definire empatia verso una popolazione fatta di alberi. Al quotidiano The Guardian ha dichiarato: «Quando si guardano le statistiche di ciò che sta accadendo alle specie, alle foreste pluviali, alle foreste di tutti i tipi, è così opprimente che è difficile crederci. È assolutamente scoraggiante. Volevo raccontare una storia sulla gente comune che, per qualsiasi ragione, ha quella consapevolezza della distruzione irreversibile che sta accadendo in questo momento e che si radicalizza di conseguenza. Il libro indaga sulla domanda “fino a che punto saresti disposto a spingerti per difendere questo posto, l'unico dove possiamo costruire una casa”. L'atto di scrivere questo libro mi ha reso più radicale, di sicuro.»

Un albero è una cosa mirabile che ripara, nutre e protegge tutti gli esseri viventi. Offre persino l’ombra ai boscaioli che l’hanno distrutto. (Buddha)