Calabria 2020. Nuova Europa o Vecchia Regione? Cosa vogliamo che sia questa terra negli Anni Venti?

25 luglio 2019, 19:00 Politica.24

Nei prossimi mesi la Calabria ha in agenda l'importante scadenza delle Elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale. Chi vive in questa regione, nei suoi territori rurali, nelle area urbane, lungo le coste, in collina e in montagna, sa bene che la Calabria ha immense risorse naturali, un enorme patrimonio, quasi una banca dati, di nuove idee possibili, intuizioni e genialità, che potrebbero in un sol colpo catalizzarsi e concorrere alla formazione di uno straordinario Progetto per la Calabria del Futuro.


di Vito Barresi *

Qualche anno fa ho scritto la prima Storia organica della Regione Calabria dal 1970 a oggi. Credo che sia giunto il tempo, dopo 50 anni di 'tragico' e amaro regionalismo, di accendere un simbolico falò dei rami secchi e vecchi idoli.

Immaginariamente ma non troppo bruciare nel fuoco del debbio le ristoppie, per rigenerare questa terra, separando il buon grano dal loglio, quasi tutti quei politicanti corrotti che hanno negato e rubato il progresso civile, umano, culturale, economico e sociale della Calabria.

Certo, in vista delle elezioni per l'elezione del nuovo Consiglio Regionale, non basta il bieco populismo, la solita 'trastula' dei finti moralisti che stanno dalla parte della Legge solo per lucrarne quieto vivere e benefici, senza avere una adeguata formazione alla progettualità sistemica, alla visione integrata e connetiva, alla sostenibilità nel quadro della società regionale a rischio e del governo sociale complesso.

Dire il nome di un Presidente sarebbe rimanere ancora gonzi e fessi che si gratificano solo col calcio mercato, lo scambio delle figurine dei brocchi più che dei campioni.

Per la Calabria ci vuole di più. E cioè un piano, un progetto politico regionalista e autonomista capace di reagire alla logica perdente messa in campo dai potentati 'sovranisti' alla Salvini e 'welfaristi' alla Di Maio, che poi sono espressione di interessi camuffati da regionalismi differenziati, quelli che anche la domenica a pallone vorrebbero tutto sottrarre al Mezzogiorno e alla Calabria, anche a danno di intere aree vaste del centro e del nord del Paese.

Talchè sarebbe certamente propedeutico e utile approfondire con urgenza la saggia proposta, lanciata dall'allora vescovo di Crotone Mons. Giuseppe Agostino, di istituire una Costituente dei Cervelli per la Calabria.

Per poi allestire, organizzare in ogni comune, in ogni contrada, villaggio, paese e città della Calabria, i Comitati per una "Grande Piattaforma Civica e Regionalista Calabrese" che possa coraggiosamente presentarsi alle prossime elezioni, segnando una cesura, una frattura, una svolta storica tra ieri e oggi, il passato e il presente, aprendo sulla Calabria la finestra del futuro.

L'appuntamento assume un suo significato particolare anche in rapporto a quanto recentemente emerso nelle ultime elezioni del Parlamento europeo, alla nomina della nuova Presidentessa della Commissione Europea Ursula von der Leyen, che nel suo primo discorso ha ravvisato la nuova urgenza di temi come la pace, le migrazioni e la solidarietà, nel quadro nuovo di uno sviluppo sociale ed economico che dovrà rimodularsi in base non solo al mutamento geopolitico globale ma anche in funzione di una sfida epocale alla crisi climatica e alla tutela ecologica del pianeta.

Senza queste adeguate attenzioni verso le nuove emergenze europee, mediterranee e planetarie, la Calabria non andrà da nessuna parte se non in quella di cadere nelle mani dei soliti banditi, delle arcinote cricche dei fuorilegge della politica, che aspettano di spartirsi la torta, le prebende, i posti di potere, senza salvare questa Regione dalle sua condizione ormai storica di arretratezza.

*storico, autore del libro "Da Guarasci a Scopelliti. Storia della Regione Calabria (1970-2014), Editoriale progetto 2000, Cosenza, 2015