Roma “capitale” del mercato della droga tra allarme di Gratteri e sbagli del Ministro Salvini

27 luglio 2019, 13:05 100inWeb | di Vito Barresi

Droga e coltelli in una notte d'estate, questa sì davvero bastarda, nella Capitale italiana. Sul selciato della droga di strada è stato ucciso all’arma bianca un ragazzo con la divisa della Benemerita, un giovane servitore dello Stato, un italiano vero, coraggioso, leale che ha amato questa Patria e non altra, con abnegazione e senso del dovere, fino al martirio.


di Vito Barresi

È stato ammazzato a Roma, una delle cento tante città d’Italia che con il calare delle ombre diventano piazze dello spaccio, mercato h24 della droga che dilaga sempre di più, l’unica merce che entra facilmente e senza alcun freno nei porti chiusi di Salvini, senza avvertire segni di recessione, crisi dei punti vendita, stagnazione economica di settore.

È questo lo sfondo reale, sociale, psicologico, criminale, la verità materiale e non l’illusione percepita tramite le manipolazioni dei tanti “docktor spin” che, come apprendisti stregoni, fabbricano la loro percezione della vita, dove si è consumato il delitto clou dell’estate romana.

La quinta capitolina, forse la più suggestiva ma anche tra le più violente, oscure e impressionati, è solo una delle tante scene del crimine dove si svolge senza tregua né sosta alcuna il traffico, lo smercio, la compravendita di droga contro denaro e viceversa, sulle più belle e principali piazze di una nazione sempre più abbandonata e disordinata, esposta allo scacco matto di esponenti e gruppi della ‘Ndrangheta che controllano l’80% del traffico di cocaina in Europa e in Italia.

C'è un giudice in Italia che da oltre un decennio va ripetendo ai quattro venti, ovunque nel mondo, che la minaccia più potente, il nemico numero uno della democrazia e della sicurezza, la “bomba atomica” incivile, crudele, mostruosa che ad ogni ora deflagra nelle teste e nelle vene di tanti giovani, uomini e donne, schiavizzati da una totale dipendenza dalle sostanze psicoattive, ha un solo nome, una sola facciata, un solo canale sempre in trasmissione, da tempo e non da oggi, la diffusione incontrollata della droga, specie della cocaina e della nuova eroina, spesso passando dal consumo 'light' dello spinello.

Quel magistrato che continua a segnalare la portata micidiale di simile pericolo si chiama Nicola Gratteri, il procuratore Antimafia di Catanzaro, che più volte ha evidenziato con libri, conferenze, saggi giuridico sociologici, interviste e persino polemiche, che il mercato della droga genera un profitto immenso e sporco di quarantasei miliardi di euro l’anno, una cifra praticamente pari a una finanziaria di uno Stato europeo di media dimensione.

Più volte ha denunciato che il terminal della cocaina si trova tra i container sul porto di Gioia Tauro, hub dove la droga ha un valore di 30 mila euro al chilo, quotazione che già al primo passaggio raggiunge i 60 mila euro al chilo, nel mentre al dettaglio 100 grammi di coca pura diventano, con l’aggiunta di trecento di mannite, 400 grammi di cocaina da strada.

Per l’eroina, che arriva dall’Afghanistan, attraverso la Turchia e la ex Jugoslavia, passando il Canale di Otranto, i prezzi sono più bassi, più o meno 25 euro, con modalità di uso non solo in siringa ma anche per via nasale.

Allo stesso tempo c’è un ministro a Roma, almeno quando è in sede, che da un anno a questa parte, all’evidenza dei fatti più semplici e banali, un giorno si e un altro ancora, ha esternato con arroganza il pensiero unico della sua politica sbagliata, depistando, allarmando, distraendo e disinformando tutti gli italiani, secondo cui il pericolo numero uno per la convivenza civile sarebbe l’immigrazione clandestina di poveri diseredati che vivono di speranza e muoiono di naufragi.

Un presunto crimine inesistente, strumentalizzato dalla rozza propaganda mediale basata su una falsa percezione, che sbatte il mostro dei migranti in prima pagina, nel mentre si lascia mano libera al mercato della droga e alle scorribande di una delinquenza sempre più brutale, ormai radicata nei centri metropolitani più importanti del Paese.

Salvini, in quanto Ministro degli Interni, nel corso di oltre un anno di Governo, ha completamente sottovalutato questo tragico pericolo e ora, purtroppo, se ne vedono le conseguenze e i risultati.

Se fosse, come va dicendo, un buon politico, dovrebbe non solo aprire gli occhi ma cominciare ad ascoltare gli altri e non solo i suoi fans che lo esaltano fin troppo facilmente sui cosiddetti social.